Se dovessi morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia,
per vendere le mie cose,
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche stringa.
(rendilo bianco con una lunga coda)
cosicché un bambino, da qualche parte a Gaza
guardando il cielo negli occhi
in attesa di suo padre che se ne andò in una fiamma –
e non diede l’addio a nessuno
nemmeno alla sua stessa carne
nemmeno a se stesso –
veda l’aquilone, il mio aquilone che tu hai fatto,
volare là sopra
e pensi per un momento
che un angelo sia lì
a riportare indietro amore.
Se dovessi morire
fa’ che porti speranza,
fa’ che sia un racconto.
Nella follia criminale di un genocidio che si sta consumando a opera del Primo Ministro israeliano Netanyahu, i versi del poeta, scrittore e docente presso la Islamic University di Gaza Refaat Alareer, assassinato nel corso di un bombardamento insieme alla sua famiglia, parlano del tragico presente guardando al futuro, un presente catastrofico che dopo circa due mesi conta circa 18mila morti tra cui 5mila bambini, cifre che non giustificano in alcun modo l’attacco del 7 ottobre.
Un massacro che continua nel silenzio generale e, peggio, con inqualificabili atti ufficiali come il voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco di 153 Paesi su 183. Voto negato, oltre che dagli Stati Uniti, anche dalla nostra amata Italia, astenutasi coerentemente alla linea guerrafondaia già espressa nell’altro conflitto a noi più vicino. Un silenzio generale che attraversa le maggiori piazze, con qualche sporadica mobilitazione che non giustifica tanta indifferenza e tanta ipocrisia sulla strage degli innocenti, delle migliaia di bambini che sembra non inteneriscano la maggior parte di quanti quotidianamente, tra foto e video di piccoli fortunati, di cani e gatti, inondano i social indossando i paraocchi per ciò che non si vuol vedere, per ciò che si fa finta di non sapere, per ciò che riguarda non solo le nostre coscienze, ma un coinvolgimento ratificato da alcuni governi tra i quali il nostro, a nome di tutto il Paese.
Una follia quella del Primo Ministro Netanyahu, dal quale perfino un sempre più incomprensibile e perdente Joe Biden cerca di prendere le distanze, dopo lunghi anni di totale coinvolgimento e appoggio e il voto negato per il cessate il fuoco. Ma questo, è fin troppo chiaro, riguarda soprattutto il riflesso interno, le prossime elezioni presidenziali americane che l’anziano inquilino della Casa Bianca ancora aspira a vincere, nonostante faccia inconsapevolmente di tutto per la rielezione del suo avversario ispiratore del vergognoso assalto a Capitol Hill.
Una popolazione, quella palestinese, allo stremo, tendopoli di fortuna con teli in plastica, mancanza di cibo, di acqua potabile sostituita da quella piovana raccolta in recipienti di fortuna, mancanza di medicine e interventi chirurgici eseguiti senza anestesia. Uno sforzo enorme dei medici che non hanno mai abbandonato le loro postazioni nonostante i raid negli ospedali; bambini colpiti dai cecchini israeliani, come Adam Samer al-Ghoul di 8 anni e Basil Suleiman Abu al-Wafa di 15 anni, tiratori scelti che li hanno volontariamente colpito per strada, assassinati perché avrebbero potuto essere in possesso di ordigni. Un massacro ripreso da alcune telecamere i cui video visibili in rete andrebbero mostrati senza sosta in quelle piazze dove in questi giorni il luccichio delle luci e degli alberi di Natale la fanno da padrone.
Sì, ma Hamas il 7 ottobre… e prima? E ora che Netanyahu, contro la maggior parte della comunità internazionale – ma, soprattutto, contro i palestinesi – dice no alla formazione dei due Stati, è fin troppo chiaro il disegno stragista per l’annientamento di un popolo che sta distruggendo negando un tetto, cibo, acqua, farmaci ma soprattutto una terra in cui far crescere i propri figli e una vita dignitosa?
Non essere a favore del cessate il fuoco significa prendere a schiaffi il principio d’umanità: così Medici senza Frontiere in un appello alla Presidente del Consiglio. Astenersi è già stato uno sforzo enorme, l’allineamento alla posizione americana era il più prevedibile, ma quel non voto, proprio per quel principio di umanità cui fa riferimento MSF, andava contrastato in tutti i modi nel Paese dei grandi valori e della tradizione cristiana tanto sbandierati proprio da questa destra al governo e, particolarmente, dal madonnaro Matteo Salvini, sensibile non solo al bene dei siciliani e calabresi con il ponte, ma anche ai simboli-amuleti della cristianità dell’Italia e dell’Europa.
L’Italia si è astenuta, noi non ci asteniamo, STOP ai bombardamenti su Gaza. Ci uniamo al grido di Piero e di tanti amici, con l’auspicio di un cessate il fuoco in Medio Oriente, come in Ucraina e in tutte le guerre in atto nel mondo. La pace e il disarmo le uniche armi necessarie che non riempiranno di certo gli arsenali e le tasche di alcuni, ma daranno dignità e giustizia ai popoli.