Quattro giorni. È quanto si è reso necessario all’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia) per rettificare, finalmente in maniera corretta, i dati relativi al terremoto che ha colpito l’isola di Ischia lo scorso 21 agosto. Il sisma, dapprima stimato in una magnitudo di 3.6 a dieci chilometri di profondità, poi elevato a 4 gradi della scala Richter con una profondità di cinque chilometri registrata a largo della costa, è stato correttamente associato a una forza di 4.0, ma a soli due chilometri di profondità, con epicentro nel cuore del comune di Casamicciola, già in passato protagonista di eventi simili. Un accaduto assolutamente da non sottovalutare.
L’errore dell’osservatorio, infatti, ha causato non pochi danni alle strutture turistiche ischitane, con gli ospiti scappati in preda al panico, e ha gettato ombre sulla corretta gestione dell’organo stesso. Basti considerare, poi, l’importanza che ricopre, in un Paese ad alto rischio terremoti come l’Italia, un ufficio come il sopracitato che il danno assume proporzioni ancora più grandi. L’assurdità a cui si è assistiti, inoltre, va condannata con ancor maggiore asprezza dal momento in cui, due esperti del settore, il sismologo Enzo Boschi e il professore emerito di Geofisica della Terra dell’Università Federico II, Giuseppe Luongo, avevano prontamente invitato l’istituto a rettificare le prime misurazioni.
Il docente, ai colleghi de Il Mattino, ha spiegato: Non discuto la magnitudo, 4.0. Contesto, invece, un ipocentro a cinque chilometri di profondità e l’epicentro a tre chilometri di distanza dalla costa Nord. […] Mi baso sui dati numerici forniti. Che ci sia una stranezza è evidente da quanto sia variato il dato preliminare dell’INGV. Passare da Ovest a Nord e da dieci chilometri a cinque chilometri è un errore che pagheremo nel tempo. Se l’epicentro fosse davvero in mare dovrebbe produrre danni anche sulla costa. Studio l’isola di Ischia da oltre trent’anni e quel terremoto è avvenuto esattamente dove doveva accadere e dove sono sempre accaduti storicamente: la sorgente che ha generato i terremoti ischitani è localizzata al bordo settentrionale del monte Epomeo, ovvero proprio nella zona dei danni osservati in questo ultimo terremoto.
Dello stesso avviso è, come descritto, l’ex Presidente dell’INGV, Enzo Boschi: Errori di calcolo inammissibili e assenza di trasparenza. È evidente che da qualche tempo nell’istituto qualcosa non funziona più a dovere. Chi ha un minimo di competenza sulla sismicità dell’isola, sa bene che lì si sono verificati in passato terremoti poco profondi a breve distanza da Casamicciola. Evidentemente, chi quella notte nell’istituto si è occupato delle rilevazioni, non era in possesso di nozioni e competenza sufficiente. È solo una questione di stupidità e ignoranza.
A questa tragicomica vicenda, va ad aggiungersi – e a gravare sull’immagine di Ischia – il disgustoso sciacallaggio mediatico che, rapidamente, tv e giornali hanno messo in atto in nome di quel gioco che non abbiamo mai assecondato, ma che neanche possiamo tacere quando, come in questo caso, si manifesta in tutta la sua violenza: lo sputtanapoli.
Già, perché d’un tratto, dai principali canali, alle televisioni private, ai quotidiani di distribuzione nazionale anche casa di pregevoli firme, si è scatenata una quantomai aggressiva ricerca e denuncia delle attività di abusivismo, quindi di infiltrazione mafiosa nelle costruzioni edilizie dell’isola, quasi scaricando a queste pratiche assolutamente condannabili – ci mancherebbe altro! – l’unica colpa dei crolli, dei feriti, persino delle vittime. Nessuna gara di solidarietà, nessun numero verde in aiuto delle popolazioni colpite, nessuna pietà.
È bastato piantare microfoni e telecamere sul suolo di Casamicciola per spolverare il triste binomio razzista, qualunquista e stereotipato per cui napoletano uguale colluso, dunque mafioso, con gli abitanti del luogo dipinti quasi come complici dei costruttori senza scrupoli. Ci mancava soltanto un ben’ gli sta!, subitamente giunto da qualche becera pagina dei vomitoi dei social network.
Soltanto un anno fa, in centro Italia, nel 70% delle costruzioni crollate si accertò la mano delle mafie. Eppure – chi scrive va a memoria –, non si ricordano processi contro le vittime, altrimenti ammazzate due volte, ma una sacrosanta ricerca e condanna dei responsabili, e tanta, incondizionata solidarietà. Ma Ischia e Napoli sono figli della parte sbagliata di un Paese sempre più difficile da comprendere e seguire con orgoglio e appartenenza.
Secondo Il Sole 24 Ore, millecentosettantasette sono le persone rimaste senza una casa dove tornare a dormire, ed è forse questo il dato su cui più attentamente bisogna fermarsi a riflettere, tutti, compresi gli ischitani. Perché per un accanimento mediatico che si è scatenato contro vittime e colpevoli, senza fare distinzioni, c’è, appunto, un responsabile che va identificato e, nel modo più aspro, condannato. Dalle rilevazioni delle forze dell’ordine, infatti, tante sono state, negli anni, le domande di condono corredate da foto false, immagini di case che non erano quelle irregolari, altrettante le dichiarazioni di colpevolezza di costruttori che hanno tentato l’azzardo per una stanza in più o una terrazza vista mare su un terreno non edificabile.
Per evitare che chi ha dimostrato di non aspettare altro si scateni contro chiunque, senza differenze tra i meravigliosi germogli della ricca vegetazione isolana e le erbacce da estirpare a ogni costo, c’è bisogno di una presa di coscienza che preveda l’allontanamento di soggetti mafiosi e senza scrupoli dalla società e dalla politica locale spesso troppo vulnerabile, soprattutto nei piccoli centri. Difendere a spada tratta equivale al cieco gioco di accusa, butta tutto e tutti nello stesso calderone, non distingue gli offesi da chi ha armato le mani, da chi sferra il colpo. Una presa di coscienza è necessaria nella stampa quanto nella gente, nella politica quanto nella comunità. Solo l’unione di tutte queste forze potrà restituire la dignità lesa di una terra meravigliosa e ricca di ogni bellezza. Solo la sinergia di buoni intenti potrà riportare il Sud Italia nella posizione che gli compete.