La riapertura dei musei è un argomento di cui si è parlato spesso in questi mesi. Eppure, nonostante in molti si siano espressi a riguardo, il silenzio che ha seguito la discussione è sempre stato assordante. A rompere la quiete ha pensato, quindi, More Museum: il futuro dei musei tra crisi e rinascita, cambiamenti e nuovi scenari, il convegno tenutosi online il 14 gennaio, con la partecipazione di oltre quaranta ospiti tra cui direttori di musei, rappresentanti e istituzioni culturali, intervenuti per pensare, insieme, al futuro del settore in Italia. È la prima volta, da quando è scoppiata la pandemia, che concretamente si apre una simile discussione, ma quella sui musei – al netto delle tante riaperture di queste settimane – sembra non poter essere più rimandata.
More Museum è stato organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze insieme al MUSE e al Museo Novecento in diretta streaming, dalle 9:30 alle 19, con l’intervento – tra i tanti – anche del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: «Il mondo della cultura sta attraversando un deserto complicato, che porta sacrifici enormi per istituzioni e lavoratori del settore che ci fanno capire come sono brutte le nostre città con i luoghi della cultura chiusi. Anche coloro che hanno frequentato poco questi luoghi ora hanno capito che vivono nella bellezza e quanto l’identità italiana sia fondata su questa bellezza. Non solo un attrattore turistico, ma un pezzo di identità di tutta la comunità. Abbiamo il dovere, come governo italiano, di aiutare le imprese, le istituzioni, i musei, i lavoratori del settore ad attraversare questo deserto, e lo abbiamo fatto. Abbiamo preso misure molto forti, abbiamo esteso il sistema degli ammortizzatori sociali a lavoratori che non l’avevano mai avuto, abbiamo esteso un sistema di aiuto anche ai lavoratori non dipendenti. Continueremo a farlo fino a quando ci saranno misure restrittive, che si potranno allentare mano a mano soltanto quando l’ondata epidemiologica diminuirà».
I problemi legati all’ambito museale, però, non sono legati soltanto alla pandemia. Come ha spiegato Massimo Osanna, direttore generale dei Musei Italiani, infatti, lo scopo del convegno è stato anche quello di riflettere sulla ridefinizione delle strutture museali che, alle tradizionali funzioni di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, devono rafforzare le nuove forme di mediazione culturale, comunicazione e diffusione della conoscenza attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative. Una vera e propria necessità che diventa sempre più importante in un periodo in cui la presenza fisica dei visitatori è praticamente azzerata.
«Vogliamo trasformare questa crisi epocale in una spinta al cambiamento e partiamo dalla condivisione di idee, progetti ed esperienze per migliorare. […] Il convegno sarà dedicato alla figura di una storica dell’arte e profonda innovatrice come Lara Vinca Masini, scomparsa pochi giorni fa. Ci faremo guidare dalla lucidità della sua visione e ritengo fondamentale il decisivo apporto che i suoi studi critici, il lavoro di organizzazione culturale e la valorizzazione delle arti contemporanee hanno dato alla cultura, e a quella italiana in particolare», ha dichiarato Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Firenze.
Dopo tanta attesa, dunque, si è tornato seriamente a parlare dei musei, e questa volta sembrerebbe in maniera concreta. Il Ministro Franceschini ha permesso che il settore si arrestasse completamente, senza soluzioni che potessero effettivamente essere prese in considerazione ma, finalmente, ieri, è stata pronunciata la parola riapertura. Come infatti viene riportato anche sul sito ufficiale del MiBACT, il governo sta valutando la possibilità di riaprire i musei e le mostre dal 18 gennaio nelle regioni gialle e durante i giorni feriali. «Naturalmente tutto dovrà avvenire in modalità di sicurezza, come quest’estate, con gli obblighi di indossare le mascherine, mantenere il distanziamento, il contingentamento e con prenotazioni e bigliettazione elettronica per evitare le file. È un primo passo, un piccolo passo verso la ripartenza», ha precisato Franceschini.
Questa soluzione potrebbe significare, infatti, un po’ di respiro per tanti degli operatori che lavorano nel settore, permettendo ai cittadini di riappropriarsi non soltanto dell’arte e della cultura della propria città/regione, ma anche di vivere di quello svago e della bellezza di cui si ha bisogno per affrontare il quotidiano e assaporare la vita. Si spera che quella preannunciata come proposta possa davvero prendere forma e diventare realtà perché, per troppo tempo, il sapere e la cultura tutta sono stati volutamente messi da parte.