Il PD ha scelto il suo nuovo segretario, Nicola Zingaretti, romano, 53 anni. Quasi due milioni di cittadini italiani – iscritti al partito e non – hanno decretato la vittoria dell’attuale Presidente della Regione Lazio sugli sfidanti Maurizio Martina e Roberto Giachetti, come da pronostico. Si apre, dunque, sotto i migliori auspici, la stagione del neo-eletto, forte di un consenso popolare, di una partecipazione spontanea che i dem non registravano da molto tempo.
Un entusiasmo, quello abbracciato dal Segretario, che ha scosso anche il quartier generale del principale antagonista del partito figlio de L’Ulivo, il MoVimento 5 Stelle. Il tentativo dei grillini di minimizzare i risultati invece incoraggianti ispirati da Zingaretti, infatti, rende la misura del successo dell’iniziativa. Seguendo la logica pentastellata – se 50mila votanti virtuali hanno diritto a rappresentare la democrazia e il popolo che è titolato a esercitarla, addirittura per una scelta spettante al Senato della Repubblica – i numeri registrati ai gazebo delle primarie giustificano, eccome, l’ottimismo del Partito Democratico.
I voti raccolti dal Presidente della Regione Lazio certificano la delusione dell’elettorato del MoVimento e la conseguente richiesta di un porto d’approdo. Sfiduciati dalla gestione Renzi-Gentiloni, infatti, i nostalgici del PCI, appena un anno fa, virarono su Luigi Di Maio e compagni per rincorrere quelle politiche del lavoro promesse dai 5 Stelle, quel cambio di rotta rispetto al fare della vecchia politica che il popolo dei Vaffa invocava a ogni pubblica uscita. I NO alleanze, NO ai privilegi della casta, suonavano come un risarcimento danni, invece, i loro paladini della giustizia hanno presto gettato la maschera, alleandosi con la Lega di Salvini e sbugiardando ogni promessa di cambiamento.
Zingaretti, pertanto, raccoglie un’eredità, sì, scomoda, ma nel momento migliore possibile per un partito che ha tutto da (ri)guadagnare e poco altro da perdere. Stando ai sondaggi concomitanti le primarie, infatti, il PD sarebbe distante, a oggi, soltanto 2 punti percentuale da quel M5S in caduta libera. Considerato il candidato più a sinistra dei tre in lizza, il fratello del celebre attore conosciuto da tutti come Montalbano ha già richiamato all’ovile diverse pecorelle smarrite e con un ritrovato entusiasmo prepara la corsa alle Elezioni Europee di maggio. Obiettivo: il sorpasso.
Ben visto dai vertici di tutte le forze di centro-sinistra, da sempre sostenitore della necessità di unire le varie facce progressiste sotto un’unica bandiera, e dunque in contrasto con Matteo Renzi – fautore degli addii di D’Alema e Bersani –, Zingaretti era il candidato favorito alla successione sin dalla sconfitta dell’ex Sindaco di Firenze al Referendum Costituzionale che gli costò le dimissioni dal ruolo di Primo Ministro. Lo scopo del neo-Segretario sarà, dunque, ritrovare l’intesa con Articolo 1-MDP, SI e Possibile, e i messaggi di congratulazioni diramati via social dai vertici delle forze citate fanno presagire a una buona riuscita della pace.
D’altronde, Nicola Zingaretti ben conosce il partito sin dalla sua fondazione. Già ex Segretario dei DS del Lazio, appena eletto ha prontamente teso una mano all’elettorato che ha abbandonato il PD Renzi-centrico, facendo intendere di avere a cuore il dialogo con le minoranze: «Nel no al Referendum c’era un grido d’allarme che non siamo riusciti a raccogliere». Da dove ripartirà?
Fondamentale, per il Segretario dei dem, sarà proporre un’opposizione dura e netta alle forze di maggioranza dell’attuale governo, azione non riuscita al suo predecessore, Martina, lasciando perdere le logiche dei voti da raccogliere sulla pelle degli immigrati, degli ultimi, rifiutando i consensi dei separatisti del Nord, e lanciando la sfida a Salvini e Di Maio attraverso i temi dell’integrazione, dei diritti civili e sociali, delle politiche per il lavoro, contro il razzismo, e la preoccupante deriva sovranista che mina anche la stabilità dell’Unione Europea. «Non credo nell’autonomia che distrugge l’Italia e offende i diritti costituzionali».
Partirà dal basso? Offrirà ascolto ai lavoratori, agli insegnanti, alle piccole realtà locali del suo stesso gruppo che contestavano la concentrazione del potere a esclusivo appannaggio della sede romana? È ciò che tutti auspicano ma che le sue recenti dichiarazioni non lasciano intendere, anzi, suggeriscono un’intenzione di continuità rispetto a ciò che è stato il PD di Matteo Renzi. Il NO alla reintroduzione dell’articolo 18, così come alla possibilità di una tassa patrimoniale che miri alla redistribuzione della ricchezza, il SI a tutti i costi alla TAV non sono provvedimenti che quello stesso elettorato, che ora gli dà fiducia, potrebbe perdonargli semmai avrà occasione di muovere i fili delle Camere in un prossimo futuro.
Ha dedicato la vittoria a Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che si batte contro i cambiamenti climatici e a salvaguardia del pianeta. Si ispiri, per davvero, alla sedicenne dagli occhi chiari e le treccine che commuove e sprona il mondo all’azione, si lasci influenzare dalla sua tenacia, dall’empatia che è in grado di generare nella gente. Perché se c’è un segreto nel successo della ragazza, questo risiede nella sua capacità di focalizzare la propria attenzione e la propria azione su un problema e farne la sua ragione di vita. Chiede questo la gente di sinistra, non sa che farsene del progresso che il PD che strizza l’occhio ai potenti promuove, se poi non sa – e non vuole – tornare nelle strade, nelle fabbriche, nei cantieri, negli ospedali senza posti letto. Di un treno che raggiunge, carico di merci, Lione in un’ora non importa a nessun abitante del Mezzogiorno se poi non ha modo di tornare in Calabria o in Sicilia a meno che non si imbarchi su mezzi fatiscenti che percorrono ancora linee desuete.
Ascolti, Zingaretti. Non si faccia prendere dalla frenesia, non ragioni solo in base al momento, non corra sui primi scranni che Le metteranno a disposizione nelle principali città. Si fermi e ascolti. Dia voce a chi ha cancellato il menefreghismo di quello che oggi è il Suo partito con una X sui simboli del populismo e del qualunquismo, offra ospitalità a chi ha preferito l’azione sovranista alla svolta europea che in Europa non ci ha mai portati davvero. Abbiamo tutti bisogno del PD, anche chi come noi sarà sempre critico nel giudicarne l’azione. Ma è da correnti come la nostra che bisogna prendere vento… e ripartire nella giusta direzione: a sinistra.