Le riflessioni di Yuval Noah Harari contenute nel saggio 21 lezioni per il XXI secolo (Bompiani, 2018), il testo più recente della trilogia che lo storico israeliano ha dedicato alla storia del cammino sulla Terra della specie Homo Sapiens, ritornano alla mente al tempo del coronavirus che sta determinando lo spazio, il tempo e soprattutto la qualità della nostra vita. Da animali insignificanti, gli esseri umani sono diventati divinità, i signori del pianeta, ma usano i propri poteri in maniera tale da rischiare di rendere superflui loro stessi, al servizio ormai di un sistema globale dove vengono inondati da un flusso di informazioni che non riescono a elaborare, mentre in loro assenza, si decidono le sorti dell’umanità.
Yuval Noah Harari è un quarantaquattrenne storico e scrittore israeliano, laureatosi in Storia all’Università di Oxford. Da diversi anni, insegna Storia del mondo e processi macrostorici all’Università Ebraica di Gerusalemme ed è membro dell’Accademia israeliana delle Scienze e delle Lettere. Nel 2011, fu pubblicato il suo saggio From Animals into Gods: A Brief History of Humankind (Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia del genere umano, Bompiani, 2014) che in poco tempo è diventato un best seller, tradotto in più di 30 lingue e con più di 5 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
La scrittura coinvolgente – con momenti di humor negli aforismi sintetici con cui descrive passaggi storici importanti – fanno di questo testo un vero gioiello della divulgazione storica e scientifica. Il rigoroso apparato critico, inoltre, è testimone della ricchezza delle fonti e dell’approccio multidisciplinare da cui provengono le sue argomentazioni. Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia del genere umano ci narra lo sviluppo della storia umana, dall’evoluzione dell’Homo Sapiens nell’età della pietra fino alla rivoluzione socio-politica e a quella tecnologica del XXI secolo. Il successo dell’Homo Sapiens è dovuto all’immaginazione, perché gli esseri umani sono gli unici animali, ci spiega Harari, capaci di parlare di cose che esistono solo nelle nostre fantasie: come le divinità, le nazioni, le leggi e i soldi. È così che la nostra specie ha edificato città, regni e imperi.
Eppure, soprattutto in tempi storici recenti, ci siamo ritrovati nella condizione di schiavitù di fronte all’apparato burocratico, ai dispositivi tecnologici e a una ricerca del benessere materiale che rende la stessa rappresentazione della felicità come una merce da consumare. Nel saggio Homo deus. Breve storia del futuro (Bompiani, 2016), infatti, Harari ci descrive i possibili incubi che si realizzeranno nel XXI secolo: il genere umano rischia di rendere se stesso superfluo, se non sarà capace di difendere il pianeta dai suoi nuovi poteri divini, quando questi riusciranno, forse, a sconfiggere la morte e a creare la vita artificiale.
Il libro più recente 21 lezioni per il XXI secolo, che Yuval Noah Harari ha dedicato a suo marito Itzik Yahav, sembra tirare le somme e indicarci i pericoli che l’umanità deve affrontare, qui e ora, nel sistema-mondo globalizzato, nel quale la censura consiste proprio nell’eccesso incontrollato di dati e informazioni che finiscono per disinformare gli individui, impedendo loro la reale partecipazione ai processi decisionali che vengono formulati e applicati nella società contemporanea.
Dalla crisi della democrazia liberale alla conquista del potere da parte di Donald Trump fino all’epidemia delle notizie false che corrono libere sulla rete globale e allo spettro di una possibile guerra mondiale, Harari ci intrattiene, in effetti, sull’impotenza della maggioranza della popolazione mondiale nel decidere sulle sorti della vita umana e sul futuro dell’intero pianeta. Cosa bisogna insegnare alle nuove generazioni dinanzi alla società minacciata dal terrorismo e dai nuovi nazionalismi, dalla disuguaglianza presente nelle comunità e dai disastrosi effetti del cambiamento climatico?
In alcuni passaggi della narrazione storica, il XXI secolo viene descritto come l’epoca in cui il mondo si è liberato dalle epidemie ed è diventato così economicamente forte da poter vivere in pace, ma l’Homo Sapiens continua a rafforzare il suo enorme apparato razionale-strumentale per diventare homo deus. Qualcosa non ha funzionato, tuttavia, nel progetto di dominio e gli strumenti con cui gli esseri umani hanno cercato di dominare la natura e la vita sociale rischiano di prendere il sopravvento, al tempo del coronavirus che evoca momenti storici antichi e fa riflettere sulla strutturale, naturale debolezza della specie umana.