Distribuito in sala da Midnight Factory il 14 luglio, X: A Sexy Horror Story aveva cominciato a far parlare di sé già da diverso tempo. Almeno dalla sua presentazione in anteprima al Festival South by Southwest nel marzo scorso, dove aveva riscosso un gran bel successo di critica.
Titolo originale è X per la regia Ti West che dell’horror ha fatto il genere prediletto della sua filmografia con pellicole quali The ABCs of Death (2012), The Sacrament (2013) o Nella valle della violenza (2016), senza dubbio progetti interessanti e audaci. Ma è forse con questo X: A Sexy Horror Story che West ha dato dimostrazione di essere un regista che può dare davvero tanto nel panorama horror e rientrare nella schiera di quei film-maker di un genere nuovo, assolutamente più sperimentale e impegnato. Un genere da sempre sottovalutato, quasi di serie B.
X: A Sexy Horror Story ci suggerisce fin da subito cosa troveremo all’interno di questo prodotto: sesso e orrore. Ambientato non a caso nel 1979, West decide di rifarsi al sottogenere cinematografico dell’exploitation (o di sfruttamento), molto in voga tra gli anni Settanta e Ottanta, un periodo in cui si andava scardinando sempre più la censura nel cinema europeo e statunitense. Erano essenzialmente dei B-movie e il punto focale era la ricerca di una violenza molto esagerata, anche con effetti speciali low cost, coadiuvata da riferimenti sessuali o scene erotiche. Perché, si sa, il sesso è sempre una garanzia di successo.
Sono moltissime, infatti, le citazioni sia horror che porno all’interno della pellicola, come Psycho, Non aprite quella porta, Halloween, Shining, Alligator, Blue Movie, Giochi maliziosi o Boogie Nights – L’altra Hollywood. Un altro filone è quello del cosiddetto psycho-biddy, fondato su una rappresentazione parecchio grottesca di personaggi femminili anziani. Niente minori di 18 anni (non accompagnati), dunque, e preparatevi per un’incredibile dose di violenza, erotismo, uso di armi e droga. E tanto, tanto sangue.
Ma veniamo alla trama. Protagonista è una troupe di giovani ragazzi intenzionati a girare un film adult only in una fattoria nelle zone rurali del Texas. La coppia di anziani che ospita i giovani, però, sembra avere dei comportamenti piuttosto strani e inquietanti. E più cala la notte, più cresce l’ossessione.
West non si risparmia e si avvale di un cast di tutto rispetto. In primis la straordinaria e singolare Mia Goth, il cui volto sa essere inspiegabilmente innocente e inquietante allo stesso tempo. Attrice ambita per film indipendenti e spesso estremi, l’abbiamo vista ad esempio nel controverso Nymphomaniac (2013) di Lars von Trier, in La cura dal benessere (2016) di Gore Verbinski e nel remake di Suspiria (2018) di Luca Guadagnino. Qui interpreta l’aspirante e intraprendente attrice porno Maxine e non solo: sotto un trucco prostetico della durata di circa dieci ore per il ruolo dell’anziana Pearl c’è sempre la stessa Goth, scelta curiosa ma non propriamente a caso. Vi sono poi la giovanissima Jenna Ortega – il volto protagonista della nuova serie di Tim Burton Wednesday, incentrata sulla figura di Mercoledì Addams –, Brittany Snow, il cantante e rapper Scott Mescudi, Martin Henderson e Owen Campbell.
La scelta dei personaggi evidenzia un’emblematica dicotomia tra giovinezza, quindi bellezza, forza, sicurezza, e vecchiaia, quindi fragilità, decadimento, perdita. Ed è questo parallelismo il tema cardine della pellicola, con personaggi molto ben caratterizzati che fanno quasi il verso ai classici stereotipi da B-movie dell’orrore, rivelando un certo spessore.
Il film riesce a coniugare egregiamente più elementi, omaggiando i classici dello slasher e i grandi maestri del genere, soprattutto attraverso una regia molto interessante e articolata (decisamente non da B-movie) e una fotografia intensa, dove i toni del rosso risaltano in camera quasi a schizzare sul volto dello spettatore. Pochi e ben utilizzati sono, invece, gli jumpscare per lasciare spazio alla tensione e all’azione. Il risultato è una pellicola citazionista al punto giusto eppure dignitosamente nuova, fresca, che sa prendersi il suo tempo nella prima parte, più pacata ed erotica, per poi esplodere senza remore nella seconda. Non mancheranno i momenti grotteschi e il divertimento, così come non mancherà nemmeno una neppure troppo velata critica sociale: tematiche quali il razzismo (il personaggio di Scott Mescudi), l’ipocrisia del sistema, il bigottismo, la censura. E, come abbiamo già detto, la correlazione giovane-anziano.
Interessante sapere che, contemporaneamente alle riprese di X, è stato girato anche un prequel dal titolo Pearl, diretto e sceneggiato di nuovo da Ti West che è, appunto, la storia dell’anziana donna. Il film dovrebbe uscire quest’anno. Un bel rischio, considerato di non poter prevedere l’accoglienza di X, ma per il quale pare abbiano osato bene. Cosa c’è, dunque, da aspettarsi? Senza dubbio un film di intrattenimento, ma di quello sapiente, che sconvolge e ti resta dentro anche dopo. Un film libero, eccessivo, visivamente e psicologicamente intenso.
Certo siamo in estate, certo ci sono gli aperitivi, ma non dimenticate la sala. Oltre a essere un posto fresco, carico di emozioni e bisognoso di supporto, è anche quel luogo che ospita, durante la bella stagione, nuove uscite che meriterebbero grande rispetto e invece finiscono per essere bypassate. E quando il cinema è un buon cinema è sempre un peccato.