Un’occasione persa, forse persino di più. Ancora una volta – e in un momento fondamentale per la sopravvivenza dell’Italia – la politica di casa nostra ha gettato a mare la possibilità di mostrarsi coesa negli interessi esclusivamente della nazione, degli operatori sanitari, dei lavoratori e dei cittadini tutti. Ognuno attento al proprio orticello di voti da salvaguardare: la fase 2 è prossima e nessuno vuole perdere tempo e consensi, la campagna elettorale s’ha da ripartire! Così, giovedì scorso, al Parlamento Europeo, i partiti italiani si sono spaccati sul voto relativo all’utilizzo dei fondi per far fronte all’emergenza COVID-19, MES e coronabond.
Nulla di nuovo, dunque, nessun tentativo di salvare la faccia o di fare appello a un briciolo di dignità da parte dei nostri rappresentanti – ammesso che ne si conosca il significato –, ognuno schierato sul fronte più comodo da sbandierare poi in patria, sui social, con i meme creati ad arte, come se oltre 23mila morti con cui fare i conti non fossero uno spettro già troppo ingombrante per provare a dormire la notte. Così, la proposta avanzata dai Verdi di affidarsi ai coronabond in alternativa al MES, per affrontare le spese sanitarie e di aiuto alle imprese dei singoli Stati, è stata bocciata a causa della posizione avversa delle delegazioni di Lega e Forza Italia.
Per preservare la coesione dell’UE e l’integrità della sua unione monetaria, una quota sostanziale del debito che sarà emesso per combattere le conseguenze della crisi del COVID-19 dovrà essere mutualizzato a livello UE, diceva il testo che puntava a condividere a livello europeo il debito futuro degli Stati membri contratto per aiutare sistemi sanitari e ripresa dell’economia. Non certo la migliore delle soluzioni – secondo la nostra opinione – ma la più efficace e concretamente attuabile tra quelle messe sul tavolo comunitario. Invece, i felpati – che stanno piangendo nelle Regioni da loro amministrate il maggior numero di contagi e decessi, e che amano professarsi difensori del tricolore – hanno tradito proprio il popolo di cui millantano di fare gli interessi ai confini del Mediterraneo, lasciando gli italiani in balia della crisi economica che travolgerà il Paese negli anni a venire come un barcone in balia delle onde tra Tripoli e Lampedusa.
Tutto calcolato, certo. Sarà facile, per Salvini e soci – quando l’emergenza economica andrà lentamente a sostituirsi a quella sanitaria – urlare all’inefficienza di uno Stato che, scientemente, avranno contribuito a rendere inattendibile agli occhi dell’UE e facendo, così, un favore a Olanda e Germania che già guardavano con sospetto alla condivisione del debito proprio a causa dell’atteggiamento cicala degli italiani. Gli stessi che osano apostrofare i tedeschi come i nipotini di Hitler, i nemici dell’Europa e delle politiche dell’austerity, dunque, hanno costretto l’Italia a piegarsi a esse, a un futuro di tasse e tagli che il periodo Monti – in comparazione – sembrerà un’allegra passeggiata nei campi.
A dirla tutta, nemmeno la coalizione di maggioranza 5 Stelle-PD ci ha fatto una grande figura. Grillini e democratici, infatti, si sono presentati divisi sul voto relativo all’accesso al MES, bocciato dai pentastellati anche per ciò che riguarda l’emendamento che prevede l’aumento dei contributi nazionali per il bilancio UE necessari per finanziare il fondo per la ripresa. Un autogoal straordinario che rischierà di pesare – e non poco – sulla credibilità dell’intero sistema Italia nel confronto decisivo di giovedì 23 aprile.
C’è da dire – tirando le somme – che la posizione di Di Maio e compagni è sembrata la più coerente con quanto espresso con fermezza dal Premier Giuseppe Conte nel corso dell’ormai celebre conferenza stampa nella quale aveva accusato Salvini e Meloni di indebolire il Paese nelle contrattazioni europee per l’accesso ai fondi con le fake news sul MES (biasimo ben giustificato visto l’egoismo del leader del Carroccio schieratosi sul tavolo comunitario al fianco di gente come Orbán e Rutte). Non si capisce, a maggior ragione, a cosa sia stato dovuto il blackout tra i giallo-rossi, se non a un interesse di sorta nella preparazione di successive offensive con cui vituperare gli attuali alleati, ma futuri avversari alle urne.
I coronabond, è vero, non sono la soluzione più adatta a Stati soffocati dall’emergenza come l’Italia che avrebbe, invece, bisogno di un’azione diretta della BCE, in modo da finanziare l’intervento pubblico con denaro emesso dalla Banca Centrale libero da vincoli di restituzione, sia per i cittadini italiani sia per quelli tedeschi, come proposto dalla Sinistra Europea. Attraverso il ricorso ai bond e, ancora peggio, al MES, l’Italia andrà, piuttosto, a ingigantire il suo deficit e il suo debito, chiedendone conto, poi, ai servizi pubblici – che vedranno stagioni di tagli ingenti – e ai soliti contribuenti, lavoratori già precari e sottopagati che soffriranno lo scotto di nuove tasse.
Per quanto anch’essi uno strumento di prestito, però, gli eurobond sono l’unica soluzione per limitare gli effetti drammatici del quadro appena descritto in caso di ricorso esclusivo al MES, una prova di unità a cui l’Europa è chiamata, dimostrando di essere – davvero! – comunità e non soltanto un gigantesco mercato tutt’altro che libero, una piazza dove i colossi delle multinazionali fagocitano ogni piccolo investitore, una terra di diseguaglianze sociali incrementate proprio da questo sistema di falsa tutela. In caso di fallimento, allora la strada sarà spianata agli irresponsabili e menefreghisti delle destre che mirano a limitarne l’azione e a metterne in dubbio l’efficacia.
Salvini e Berlusconi, bocciando il ricorso ai bond, passerebbero alla storia come coloro che avranno venduto l’Italia, le sue aziende, le sue ricchezze, la sua gente, ai palazzinari delle banche europee. Passerebbero, appunto. In qualsiasi altro Paese del mondo. Non qui, dove ancora governano, dove ancora diffondono incertezza e paura, dove fomentano divisioni e contrasti tra le fasce più povere della popolazione, qui, dove nonostante i rispettivi curricula ancora vengono legittimati dall’elettorato a salvaguardare soltanto i propri consensi e interessi.
La maggioranza, ora, risponda al dovere a cui è obbligata verso il popolo italiano. 5 Stelle e PD approfittino dell’occasione per rendere concreta la coesione improvvisata la scorsa estate in contrasto al ratto del Papeete, e reagiscano nell’unità dello Stato di fronte alla responsabilità che hanno l’onore e l’onere di maneggiare. Il domani di ogni singolo cittadino si definirà nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. A partire da giovedì 23. Ciascuno deve fare la propria parte. Altrimenti, quel tutto andrà bene, che oggi colora inopportunamente balconi e trasmissioni, non avrà più alcun senso di esserci propinato come palliativo al periodo più buio che tante generazioni avranno mai avuto la sfortuna di vivere.