Nelle ultime settimane, i contagi da coronavirus sono cresciuti vertiginosamente in tutta Italia, complici l’allentamento delle misure restrittive e precauzionali, le centinaia di turisti che attraversano le nostre regioni ogni giorno e i tanti che, inconsapevoli di aver contratto il virus nei loro viaggi oltre confine, una volta rientrati hanno coinvolto famiglia e amici. La Campania non è da meno, ma l’allarmismo e la preoccupazione non sono una buona compagnia in tempo di campagna elettorale, così il clima resta piuttosto sereno grazie agli stratagemmi di cui si serve il Presidente Vincenzo De Luca, mentre manifesti elettorali in suo sostegno si diffondono in tutte le città e i paesi della provincia.
De Luca, infatti, continua a elogiare l’efficienza della sanità locale ma, a parte le solite minacce rivolte ai cittadini irresponsabili che rischiano multe salatissime pur viaggiando in treni che somigliano molto più a carri bestiame e alla recente stretta su chi arriva dall’estero, riduce quotidianamente il numero dei test effettuati sul territorio, rendendo così la Campania l’ultima tra le regioni per quantità di tamponi. Sembra, dunque, che il Presidente salernitano aspiri all’astutissima strategia pensata da Trump: per ridurre il numero dei contagiati basta semplicemente non fare controlli e il gioco è fatto. In base ai dati forniti dalla fondazione indipendente Gimbe – che si serve delle informazioni diffuse quotidianamente dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile e valuta l’incremento dei positivi e la velocità dello stesso sui vari territori – la Campania avrebbe effettuato nello scorso mese circa 220 tamponi al giorno a fronte di una media nazionale di 570. E, nonostante ciò, la nostra regione è risultata settima in Italia per nuovi positivi, ma prima tra le regioni del Sud, anche per i casi di COVID-19 attualmente attivi.
La spesa sanitaria è coordinata dalle singole amministrazioni regionali e molto spesso mette in luce le fortissime sperequazioni esistenti tra le varie realtà, che sono costrette a procurarsi in modi diversissimi le risorse per migliorare i servizi. Durante la fase acuta della pandemia, il Governatore ha avuto molto da ridire sulla gestione altrui e sulle misure messe in campo per contenere i contagi, elogiando invece la sanità campana come modello di efficienza e trasparenza. Tuttavia, tale trasparenza è stata di recente messa in discussione con l’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Napoli riguardante gli appalti per l’emergenza COVID in Campania. Due in particolare le problematiche emerse: la decisione di affidare le analisi dei tamponi a laboratori privati e la costruzione degli ospedali modulari di Salerno e Caserta. Per quanto riguarda il primo punto, tra gli indagati compare Antonio Limone, presidente dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, che ha lavorato sia insieme all’amministrazione Caldoro che a quella De Luca ed è indagato per turbativa d’asta perché avrebbe affidato le analisi al laboratorio AMES di Casalnuovo servendosi di soldi pubblici – ben 750mila euro – pur essendo disponibili numerosissime strutture pubbliche e addirittura universitarie che possedevano tutte le attrezzature necessarie per svolgere il lavoro.
Per quanto riguarda i COVID center, invece, quelli che De Luca difende come strutture simbolo di efficienza e trasparenza per le quali sono state utilizzate procedure ordinarie anziché eccezionali e sulle quali è stato costruito un tentativo – a suo dire mal riuscito – di speculazione politica e aggressione mediatica, si tratta di due ospedali la cui costruzione è stata affidata all’azienda Med, che attualmente porta avanti un contenzioso con la Regione Campania. La gara d’appalto è stata bandita il 17 marzo: l’azienda vincitrice avrebbe dovuto consegnare i moduli di terapia intensiva entro diciotto giorni, tuttavia solo successivamente all’assegnazione è stato rivelato che i terreni su cui svolgere i lavori per l’ospedale modulare di Caserta appartengono a privati. Il 9 aprile, dunque, quando oramai i diciotto giorni erano trascorsi, sono stati requisiti e a quel punto la Regione, all’incapacità di mettere Med nelle condizioni di ultimare l’impianto nei tempi prestabiliti, ha preteso modifiche progettuali che trasformassero l’ospedale non più in un COVID center, ma in una struttura in grado di accogliere malati che avessero problemi di deambulazione. Modifiche non solo non attuabili in tempi rapidi ma per le quali Med ha richiesto delle somme ulteriori. Inoltre, di fronte al rifiuto della Regione Campania, l’azienda ha negato il collaudo per entrambe le strutture fino alla fine del pagamento.
Ciononostante, il Presidente De Luca, omettendo tutti questi particolari in sede di inaugurazione, si è vantato dell’ennesimo miracolo amministrativo campano, promettendo che l’ospedale modulare di Caserta rimarrà in pianta stabile su quei terreni in affiancamento all’ospedale di Maddaloni. Una promessa praticamente impossibile, essendo stati i terreni requisiti e non espropriati e dovendo quindi essere restituiti ai legittimi proprietari nelle condizioni originarie: allo stato attuale, ai 18 milioni investiti per ospedali fantasma andranno quindi aggiunti i soldi necessari al loro smantellamento. Intanto, il COVID center di Salerno è stato definito da più addetti ai lavori, tra cui il Sottosegretario dello Sviluppo Economico Andrea Cioffi, insicuro e irrispettoso delle norme di sicurezza antisismiche.
Ciò che resta tra questo rimpallo di responsabilità è l’ennesimo sperpero di risorse pubbliche, in una regione già martoriata abbastanza dalla povertà e dalla disoccupazione e che oggi deve fare i conti con promesse e parole vuote da propaganda elettorale. Le uniche risposte che il Presidente è in grado di fornire sono il pugno duro, le minacce e la richiesta incessante di più forze dell’ordine, richiamate a gran voce soprattutto di recente, per imporre il rispetto di quelle misure precauzionali e di controllo oseremmo dire con un imperdonabile ritardo. Altro stratagemma è quello di alimentare il timore nei confronti del diverso, puntualizzando in ogni occasione possibile i contagi provenienti da immigrati. Eppure, soltanto pochi giorni fa prometteva una medicina territoriale d’eccellenza vicina ai cittadini e alla povera gente. Quella che lo acclama e andrà alle urne per condannare la Campania a un nuovo quinquennio di abisso. Intanto, le corsie degli ospedali si riempiono, le strutture passano dall’essere COVID hospital all’accogliere tutti coloro che in questi mesi non hanno potuto ricevere cure adeguate poiché le loro prestazioni erano ritenute non essenziali. Una sanità allo sbando, che di efficiente e trasparente non ha proprio nulla.
C’è una parte dell’Italia che non sopporta che la Campania e Napoli non siano solo camorra e caos, e tenta di infangarci e compiere speculazioni politiche: caro Presidente, noi siamo convinti che le nostre città non siano delinquenza e caos ed è proprio per questo che aspiriamo a una rappresentanza che sia reale portatrice di onestà e correttezza e che non le estragga dal cilindro solo all’occorrenza, quando sono più gradite al proprio pubblico.