La singolare personalità del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è resa ormai famosa dall’eco dei suoi monologhi in video conditi da espressioni oggetto di vignette che hanno inondato social e telefonini, rallegrando le tristi giornate del lockdown con i vecchi cinghialoni con tute alla zuava e i carabinieri con i lanciafiamme. Il tutto tra eccitazione e gradimento di una consistente parte di cittadini campani che nella recente consultazione elettorale ha consentito la rielezione dello Sceriffo con quasi il 70%, un successo personale, supportato da oltre dieci liste di dubbia formazione, che a più di qualche riflessione dovrebbe indurre il suo partito di riferimento. Almeno sul piano formale.
Settantuno ordinanze da marzo a settembre, sette mesi di una strategia mediatica che ha consentito lo svolgimento di una campagna elettorale a costo zero fatta di autoesaltazione, primati, azioni tempestive e provvidenziali provvedimenti, le cui conseguenze, però, stanno venendo a galla in maniera macroscopica in queste settimane in cui la curva dei contagi sta posizionando la Campania ai primi posti, con la minaccia di chiusura totale di qualche giorno fa improvvisamente ritenuta da evitare all’annuncio delle sole ipotesi del Governo.
Come se non bastasse, la settimana scorsa il Presidente De Luca, nella foga delle sue parole dagli abituali toni minacciosi, ha inveito contro giornalisti, sindaci, bambini e mamme facendo saltare dalla sedia perfino il leghista Roberto Calderoli che opportunamente si è chiesto perché il PD continuasse a tacere, domanda che condividiamo e che consigliamo allo stesso di formulare anche al suo partito nei confronti del cane sciolto al comando della Lega. Silenzio anche dai 5 Stelle, ancora nella fase di ubriacatura post nomina alla Vicepresidenza della Regione, anche in vista di un dialogo per le prossime Comunali. Il nuovo che si adegua, il nuovo che tace per opportunismo politico: dialogo, ma con quale PD? Quello di De Luca o quello ufficiale?
Ha sparato a zero, il Presidente campano, contro i giornalisti, categoria ignorata, ritenuta utile unicamente ad annotare quanto dice, mai un confronto pubblico davanti alle telecamere fatto di domande e risposte. Ha inveito contro i sindaci, autentiche nullità, hanno parlato per fare polemiche, è incredibile. Gente che in qualunque altro paese del mondo sarebbe stata affidata ai servizi sociali già da anni. Frase senza alcun dubbio volta all’indirizzo del Primo Cittadino di Napoli, tenuto ai margini di qualsiasi tavolo istituzionale evidentemente per quel complesso di inferiorità secondario mai superato, come definito dallo psicologo Alfred Adler.
Frasi deliranti, gravi e irricevibili da parte un uomo delle istituzioni, eppure il Partito Democratico tace, acconsente alla sua totale autonomia assistendo impassibile agli attacchi indirizzati ai danni di altri rappresentanti istituzionali, a iniziative, come riferisce la stampa locale, di possibili accordi personali per liste civiche in vista delle prossime Amministrative di Napoli. Nessun appello da firmare degli intellettuali e pseudo tali di casa nostra, dei no albero, no corno, della rinascita, dei ritorni e delle minestre riscaldate, tutti in rispettoso silenzio, dai responsabili locali a quelli nazionali del Partito Democratico.
Un delirio perfetto, impreziosito dalla derisione di una mamma che nei giorni scorsi, intervistata, ha manifestato il dispiacere della sua bambina nel non poter andare a scuola e, quindi, giù con la derisione anche della figlia: «Credo che sia l’unica d’Italia che piange per andare a scuola e che dà pure la motivazione, mi mancano gli endecasillabi, è un OGM cresciuta dalla mamma con latte al plutonio, l’unica al mondo è stata trovata da questo intervistatore». Vergognoso. È il caso di rimandare al mittente il suo in qualunque altro paese del mondo sarebbe stato affidato ai servizi sociali già da anni. Inutile sottolineare che le scuse alla signora, non ai sindaci, non ai giornalisti, sono arrivate puntuali come prevedibile. E il Partito Democratico? Tace.
Ospedali al collasso, mancanza di personale, criticità ovunque, eppure lo sport preferito è l’attacco ai cittadini, ai bambini, ai giornalisti, soli responsabili del primato che la regione sta per conquistare in quanto a contagiati e mancanza di posti nelle strutture ospedaliere, oltre a una sanità attualmente a spese dei contribuenti costretti ad analisi ed esami di diagnostica, oltre all’impossibilità, come noto, di accedere agli ambulatori per visite e controlli specialistici.
Nei prossimi mesi, il partito di Nicola Zingaretti dovrà pur rompere il silenzio e attivarsi per individuare una figura quanto più rappresentativa dell’inevitabile accordo con i pentastellati al fine di non cadere per la terza volta nella brace dopo le due ultime plateali sconfitte. Il PD dovrà pur chiarirsi con il partito di De Luca e, magari, sondare anche le reali intenzioni dell’ex Sindaco Bassolino. Il partito, uno e trino, sarà costretto a non continuare a nascondersi, a non pronunciarsi su una realtà davvero imbarazzante per quella parte di militanti sempre più smarriti, anch’essi passivamente taciturni. Il PD batta un colpo ed eviti di adeguarsi alla linea deluchiana che, come più di qualche militante mi ha spessp ripetuto, nulla ha a che fare con i fondamentali del partito e con la sinistra.
Per il M5S campano, ormai completamente ammorbidito dalle recenti gratificazioni, potrebbe non costituire motivo di scandalo una disponibilità a trattare con il PD del Presidente della Regione fino ad appena pochi mesi fa tenuto a debita distanza, in mancanza di un accordo complessivo a livello nazionale, ragionevolmente da escludere anche per altre realtà interessate alle prossime Amministrative.
In attesa che i misteriosi silenzi dei vertici del Partito Democratico si tramutino in chiarimenti – ma non ricorrendo a compromessi indecenti come di recente avvenuto, con l’ausilio di ammucchiate che potrebbero riservare amare sorprese come in film già visti – ci auguriamo che i prossimi monologhi in video del Presidente Vincenzo De Luca oltre a comunicare i dati, che speriamo sempre meno allarmanti e non in costante aumento, diano un segnale di novità, di rispetto delle istituzioni, dei giornalisti uditori e non parlanti, di quanti gli hanno dato fiducia e di quanti l’hanno negata che, parimenti, hanno diritto a una sanità efficiente e a una comunicazione seria, rispettosa e adeguata nei confronti di cittadini e non di sudditi.