Villa San Marco è una delle due ville romane che sono state interamente riportate alla luce e oggi visitabili. Si trova a Castellammare di Stabia, centro nel napoletano che deve il suo nome a un castello medievale, il Castrum ad mare, a cui fu aggiunto il toponimo dell’antica città di Stabia.
I primi ritrovamenti archeologici, del tutto casuali, avvennero tra il XVI e il XVII secolo nell’area compresa tra San Marco Venere, Carmiano e Varano. Gli scavi furono portati avanti fino al 1782 dove vennero individuati diciannove tra edifici e complessi vari, in parte reinterrati dopo averne asportato i dipinti murali, le sculture e le suppellettili, che si trovano oggi presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tra questi edifici rientrano Villa Anteros e Villa Heracleio. Altri rinvenimenti si ebbero nel XIX secolo e nei primi anni Trenta del XX, ma soltanto nel 1950, su iniziativa di Libero D’Orsi, ricominciarono gli scavi sulla collina di Varano riportando alla luce le ville Arianna e San Marco.
Dalla strada che risale il pianoro di Varano, prendendo un altro viale laterale, si giunge all’ingresso di Villa San Marco. Impostata attorno a due peristili su cui affacciano i quartieri di abitazione, la residenza aveva un proprio impianto termale, più grande rispetto a quelli documentati in altre analoghe dimore, ma organizzato sempre nella canonica ripartizione calidarium, tepidarium e frigidarium. L’intera struttura, però, ha subito danni gravissimi durante il terremoto del 1980.
Villa San Marco vantava alcuni ambienti affrescati tra cui la stanza di soggiorno in fondo all’ambulacro destro, la cosiddetta stanza della Fortuna alata, la stanza di Perseo al termine del secondo ambulacro e la stanza di Europa a sinistra. Il peristilio superiore ha visto distrutte le colonne decorate alla base e con scanalature spiraliformi nella parte superiore mentre dei muri, oggi, restano soltanto le fondazioni. Una rampa scende al peristilio inferiore, con al centro una vasca.
Villa San Marco prende il nome da una chiesa ormai scomparsa che sorgeva nei suoi pressi nel 1700 e si estende nell’area nord-orientale della collina di Varano a circa cinquanta metri sul livello del mare. È stata la prima villa a essere esplorata in età borbonica, tra il 1750 e il 1754, e rientra nella categoria delle ville urbane residenziali in quanto in essa si fondono le caratteristiche della domus di città e dell’abitazione di villeggiatura. In effetti, gli scavi archeologici iniziarono ufficialmente il 7 giugno del 1749, per volontà di re Carlo di Borbone, e a capo della spedizione vi erano l’ingegnere spagnolo Roque Joaquín de Alcubierre e l’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber.
Il complesso è articolato in cinque nuclei: il quartiere del vestibolo e dell’atrio con il quartiere di servizio annesso, il quartiere termale, area del peristilio, l’area del loggiato superiore e l’ingresso monumentale sul decumano, che però è attualmente interrato. La parte che può essere a tutti gli effetti considerata la più spettacolare di Villa San Marco è sicuramente il giardino porticato che presenta quattro file di platani – che ripetono la posizione di originari platani antichi – e una piscina centrale. Sui tre lati del giardino vi è un portico colonnato, le cui pareti sono decorate da un alto zoccolo nero con al di sopra piccoli riquadri di ville marittime e scene di giardini segreti, molti dei quali sono stati staccati nel XVIII secolo dai Borbone.
Quello di Stabia è un patrimonio troppo spesso sottovalutato e messo in ombra dalla ben più famosa e amata Pompei, tuttavia sembra che pian piano le cose stiano cambiando. Lo scorso 24 settembre, ad esempio, presso la Reggia di Quisisana, è stato inaugurato il Museo Archeologico di Stabiae – museo dedicato proprio al grande Libero D’Orsi – che ospita, tra i tantissimi capolavori, decorazioni del portico superiore di Villa San Marco. Un traguardo importante per Stabia e per la sua ricchissima storia che, dopo tante travagliate vicende, inizia a godere di piccole, grandi vittorie.