Sulla Riviera di Chiaia, esattamente al numero 200, di fronte alla Villa Comunale, si trova una delle poche case-museo di Napoli, Villa Pignatelli.
Esempio dell’architettura neoclassica del capoluogo campano, la villa si presenta come una domus pompeiana a pianta quadrata, formata da due rettangoli perfettamente uguali, di cui uno si sviluppa su due piani. L’edificio fu costruito nel 1826 su commissione dell’ammiraglio Ferdinando Acton, il quale affidò il lavoro all’architetto napoletano Pietro Valente. Il giovane costruttore si occupò, quindi, di progettare e fare erigere tuttavia, a causa delle divergenze con il suo proprietario, non curò la decorazione degli interni e i lavori del giardino all’inglese, i quali furono, invece, assegnati al toscano Guglielmo Buschi.
Nel 1841 la famiglia Acton vendette la proprietà al banchiere ebreo tedesco Carl Mayer von Rothschild, che si occupò di continuare ad ampliarla e decorarla. In particolare, al periodo in cui la nota famiglia fu padrona della casa, risale l’edificazione nel lato settentrionale del parco dell’edificio a tre piani noto proprio come Palazzina Rothschild. È, quindi, al suo piano terra che dal 1975 è ospitato il Museo delle Carrozze, voluto dall’allora sovrintendente alle Gallerie della Campania Bruno Molajoli che scelse di acquisire la ricca collezione di carrozze, calessi e finimenti donati dal marchese di Civitanova Mario D’Alessandro. Un museo che, chiuso per diversi anni e riaperto nel 2014, ospita oggi trentaquattro carrozze e calessi di produzione italiana, inglese e francese della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento.
Con l’Unità nazionale, la caduta dei Borboni a Napoli e il loro conseguente allontanamento dalla città, i Rothschild, banchieri della ex famiglia reale, cedettero la proprietà al principe Aragona Pignatelli Cortés, che continuò ad arricchire la struttura e il suo giardino. Fu proprio grazie a lui che la casa acquisì l’aspetto che mantiene tuttora. La residenza divenne nei primi del Novecento uno dei poli culturali e sociali della Belle Époque napoletana. In particolare, a curare la fioritura di Villa Pignatelli come luogo di incontri artistici e intellettuale fu Rosa Fici dei duchi di Amalfi, anche conosciuta come Rosina Pignatelli, la quale fu la moglie del nipote del principe Diego (che portava lo stesso nome) e ultima proprietaria della tenuta.
Appassionata di musica e di lettere, Rosina aveva una cultura non comune per l’epoca ed era una delle dame di palazzo della regina Margherita. Si occupò di rendere Villa Pignatelli una dimora e un punto d’incontro all’avanguardia e si curò di raccogliere libri e musica da conservare nelle sue sale. È proprio grazie a questa donna straordinaria che lo Stato italiano possiede la preziosa Villa Pignatelli poiché alla sua morte la donna, in accordo con la figlia Annamaria, decise di lasciare la sontuosa dimora al Paese con l’unica clausola che nessun oggetto potesse essere distratto a far parte di altre collezioni.
Oggi, Villa Pignatelli è un piccolo gioiello nel cuore della metropoli partenopea e ospita il Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortés. Il visitatore può visitare alcune delle sale della dimora: vedere la biblioteca, passeggiare nella sala da ballo e ammirare le collezioni di porcellane, maioliche e bronzi. In più, al piano superiore può scoprire l’esposizione pittorica del Banco di Napoli e anche essere spettatore delle numerose mostre fotografiche che spesso vengono ospitate nella villa, odiernamente detta anche Casa della Fotografia.