Si è appena conclusa l’ottantesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica, tenutasi come di consueto al Lido di Venezia, dal 30 agosto al 9 settembre, e che ha visto come film d’apertura Challengers di Luca Guadagnino.
Il miglior film nel concorso principale è Povere creature! (Poor Things), del regista greco Yorgos Lanthimos. La giuria, presieduta da Damien Chazelle e composta da Saleh Bakri, Jane Campion, Mia Hansen-Løve, Gabriele Mainetti, Martin McDonagh, Santiago Mitre, Laura Poitras e Shu Qi, dopo aver visionato le ventitré opere in gara ha scelto di assegnare il Leone d’oro alla pellicola, ultima fatica di un cineasta assurdo, controverso e decisamente unico nel suo genere.
Dopo il successo nel cinema indipendente con lo scioccante e grottesco Dogtooth (2009) – oggi un cult –Lanthimos ha continuato a far parlare di sé in un’escalation di successo dirigendo The Lobster (2015), Il sacrificio del cervo sacro (2017) e La favorita (2018) che ha ricevuto ben dieci candidature Oscar. Protagonisti Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef e Jerrod Carmichael, Povere creature! è l’adattamento dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray. Narra le vicende di una giovane donna riportata in vita tramite l’esperimento di uno scienziato, la quale è incuriosita dalla nuova esperienza vitale e desiderosa di scoprire un mondo molto diverso da quello della sua esistenza precedente. La pellicola sarà nelle sale italiane da gennaio 2024.
«Grazie al Festival di Venezia che ha accettato questo film» ha detto Lanthimos. «Per realizzarlo ci sono voluti un po’ di anni e abbiamo atteso che l’industria cinematografica fosse pronta per accoglierlo. Il cast non può festeggiare ora il premio e speriamo di poterlo fare il prima possibile tutti insieme. Il mio augurio è che presto si risolva lo sciopero di Hollywood, è nell’interesse di tutti».
Ma di cosa sta parlando il regista? Ovviamente dello sciopero che sta riguardando il mondo hollywoodiano e che inevitabilmente ha coinvolto anche il Festival di Venezia (molte le star che hanno scelto di non attraversare il red carpet). Le proteste, contro gli studios, sono iniziate a maggio con gli sceneggiatori, mentre dal 13 luglio si sono uniti anche gli attori. L’obiettivo è porre l’attenzione su quelli che sono i riconoscimenti che spettano loro e che stanno venendo oltremodo calpestati dalle major, chiedendo ai servizi di streaming un aumento dei diritti residuali e di calcolarli in base ai dati di ascolto. I contratti, ormai scaduti, sono diventati obsoleti e non includono le piattaforme streaming che invece fanno sempre più da padrone. Si tratta dello sciopero di Hollywood più grande e compatto almeno dal 1960.
Leader del sindacato Sag-Aftra, di cui fanno parte oltre 160mila attori statunitensi, è Fran Drescher (l’iconica Francesca della serie televisiva anni Novanta La tata) ma nei giorni si sono uniti anche numerosi big a supporto dei colleghi. Nomi quali Meryl Streep, Jennifer Lawrence, Joaquin Phoenix, Bryan Cranston, Olivia Wilde, Charlize Theron, Jamie Lee Curtis, Ewan McGregor e molti altri, desiderosi di mostrare solidarietà verso la fetta non milionaria di professionisti del cinema, che ovviamente è quella maggiore.
Peter Sarsgaard, protagonista del film Memory di Michel Franco, si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile del concorso principale, mentre quella per la migliore interpretazione femminile è andata all’attrice e cantante statunitense Cailee Spaeny per il film Priscilla, regia di Sofia Coppola.
Ryusuke Hamaguchi e il suo Aku wa sonzai shinai (Il diavolo non esiste) ottengono il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria. Un successo straordinario per un regista estremamente promettente, il quale aveva già dato prova del suo talento con il precedente Drive My Car, del 2021, vincitore del Premio Oscar come miglior film internazionale. Ci si aspetta dunque molto da questo Aku wa sonzai shinai. È la storia di un umile boscaiolo e di sua figlia alle prese con una proposta di costruzione di un glamping a pochi passi da casa loro, che altererebbe drasticamente il clima idilliaco e incontaminato nel quale i due vivono.
Inutile girarci intorno. Non possiamo non ostentare il nostro orgoglio patriottico per Matteo Garrone e il suo Io Capitano, che incassa due ottime vittorie: Leone d’argento per la regia e Premio Marcello Mastroianni a Seydou Sarr. Il film, in sala già dal 7 settembre, denuncia il viaggio di due giovani senegalesi intenzionati a raggiungere l’Europa. Tra le insidie del deserto, del mare e l’orrore dei centri di detenzione in Libia, i due protagonisti compiranno una vera e propria odissea moderna. Peccato per Comandante di Edoardo De Angelis, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, Adagio di Stefano Sollima ed Enea di Pietro Castellitto.
La miglior sceneggiatura è andata a Guillermo Calderón e Pablo Larraín per El Conde, seguito dal Premio speciale della giuria a Green Border della regista polacca Agnieszka Holland, altra storia di migranti, forte ed emozionante. Interessante anche l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti con Felicità, vincitrice del Premio degli Spettatori – Armani Beauty nella sezione Orizzonti Extra.
Nota di merito anche per Invelle, diretto da Simone Massi e prodotto da Daniele Di Gennaro e Salvatore Pecoraro per Minimum Fax Media, che vince il Premio Carlo Lizzani (ANAC) con la seguente motivazione: Per aver raccontato con passione e sensibilità la Storia d’Italia, dall’avvento del fascismo agli anni di piombo, con lo sguardo di tre bimbi testimoni della cultura contadina. Per aver narrato una storia di ricordi, affetto e empatia, con circa 40.000 disegni animati a passo uno, che colpiscono e commuovono per originalità e forza espressiva. Per aver saputo, tramite le qualità artigianali e il talento del suo autore, elevare ad opera universale la quotidianità di un territorio ristretto nelle Marche.
Insomma, come ogni anno Venezia apre le porte a un mondo cinematografico sempre rinnovato e poliedrico, lasciandoci con l’acquolina in bocca nell’attesa delle uscite in sala. Uscite destinate a tardare o comunque a subire intoppi a causa degli scioperi ma per una giusta e sacrosanta causa. venezia