Anche quest’anno le vacanze pasquali e il weekend del 25 aprile ci hanno lasciato per fare spazio al prossimo ponte del primo maggio. Sul piano del turismo, dunque, questi giorni si stanno rivelando particolarmente proficui in tutto lo Stivale. Iniziando a fare i primi bilanci, sorprende sicuramente come – a dire il vero già da qualche tempo – i dati che in questo settore arrivano da Napoli e dal suo circondario siano estremamente positivi. La meraviglia risiede nel fatto che una tale ventata di nuovi arrivi è sicuramente una bella novità rispetto alle difficoltà del passato. Solo nel fine settimana di Pasqua, infatti, hanno raggiunto il capoluogo campano più di duecentomila visitatori e si è registrato il tutto esaurito anche per i giorni successivi.
Al di là, quindi, degli slogan elettorali, delle faziosità e dei soliti attacchi, a parlare oggi sono i numeri. I musei della città, ad esempio, riscontrano sempre più ingressi e prenotazioni. Basti pensare che il Museo Cappella di San Severo, che è di competenza privatistica, è stato inserito dal Financial Times nella hit delle società con il più alto tasso di crescita in Europa. Detto ciò, è da segnalare anche il consequenziale incremento negli ultimi anni dei B&B e delle strutture ricettive, come sintomo evidente di una maggiore richiesta, soprattutto dall’estero. Un’ulteriore riprova del fatto che investire sul turismo, sull’arte e sulla cultura può rivelarsi una fonte utile di ricchezza, soprattutto in un Paese come il nostro.
Va da sé che quanto sopra descritto non può essere bollato come il frutto di un caso o di una serie di congiunture positive. A Napoli, evidentemente, è in corso un cambiamento, una certa forma di “desiderata rivoluzione”, che sta portando inconfutabilmente a dei risultati evidenti. Alle foto dei rifiuti che risalgono fino al 2011 – ancora dolorose come lame negli occhi – si sono sostituite le immagini delle vie della città gremite di gente proveniente da tutto il mondo e pregne di colori ancor più vivaci di quelli che i vicoli da sempre hanno regalato ai passanti. Senza trascurare le problematiche, anche molto serie, che ancora investono la metropoli, è da riconoscere, allora, che c’è qualcosa che sta davvero funzionando.
Orbene, chi scrive non è un appassionato di politica nei suoi termini tecnici, burocratici e strategici, la ama piuttosto nella sua accezione ampia, quale dimensione culturale, espressione di umanità e di un modus vivendi collettivo. Ed è proprio in questi aspetti che la rappresentanza dirigenziale napoletana sta riuscendo a essere vincente. Che si sia favorevoli o meno a de Magistris, la sua giunta – già al secondo mandato – ha avuto l’indiscutibile merito di favorire una marcata riscoperta dell’orgoglio partenopeo e dell’attaccamento alla città, considerata come bene comune, quindi di tutti e da tutti meritevole di tutela e sostegno. Si sta contribuendo, in tal modo, a una maggiore partecipazione alla cosa pubblica, mirando sempre più al coinvolgimento di realtà attive sul territorio. Inevitabilmente, dunque, questa riscoperta di Napoli da parte dei suoi stessi cittadini non può che portare, di riflesso, a invogliare e invitare a venire anche chi vive fuori.
Proprio per ragioni e per meriti così evidenti, è risultata poco condivisibile la polemica aperta negli scorsi mesi da Roberto Saviano contro il Sindaco. Di certo, chi sogna un giorno di intraprendere la professione del giornalista ha davvero tanto da imparare dallo scrittore – il cui lavoro è nel complesso degno di ammirazione e stima – dispiace, però, il suo abituale disfattismo e pessimismo ogniqualvolta si parli del capoluogo campano. Palesare il male è, senza nessuna ombra di dubbio, di importanza vitale, poiché la denuncia mediatica è quanto mai necessaria per far aprire gli occhi su ciò che di sbagliato ci circonda, ma essa da sola non basta. Per risollevarsi dal fondo, occorre anche concentrarsi sul buono, su ciò che di nuovo, di diverso e di bello sta avvenendo. Forse – e lo si sostiene con estrema umiltà – il compito del bravo giornalista dovrebbe essere anche quello di raccontare e, quindi, dare spazio e forza a tutti coloro i quali lottano per far emergere e riscattare un territorio. Non esiste solo la camorra, esiste anche chi, con impegno e dedizione, sta credendo in un’alternativa. Questi ultimi meritano e necessitano di ricevere attenzione per continuare a operare e costruire.
Tali nascenti realtà, movimenti e associazioni, potrebbero, se vogliamo, essere equiparate a dei fanciulli in crescita. Come è noto in pedagogia, infatti, per lo sviluppo e la formazione di un giovane, non è utile solo e unicamente il rimprovero, ma sono necessari anche il supporto, lo sprono e i complimenti, quando meritati.
Ecco, proseguendo su questo accostamento, dopo i disastri del passato che l’hanno umiliata e martoriata, ora è bello poter immaginare Napoli come una bambina in rinascita. A questa giovane anima va regalata una speranza, una progettualità futura. In tal senso, tra la gente napoletana sta prendendo forma il sogno collettivo di tornare a essere una capitale culturale e morale, al centro del Mediterraneo. Non tanto nel senso tecnico o geografico – che sarebbe alquanto anacronistico – piuttosto nella misura di un polo urbano nuovamente capace di esprimere, come nel suo glorioso passato, Arte, Musica, Teatro e Letteratura ai massimi livelli. Insomma, un centro capace di portare un esempio di umanità e una politica di rottura rispetto alle pieghe che si stanno prendendo nel resto del Paese e del continente.
L’obiettivo è fare di Napoli una città-rifugio, ospitale, plurale, aperta e multiculturale da cui potrebbe nascere un progetto di caratura mediterranea – tanto è vero che sono arrivati gli endorsement della Sindaca di Barcellona, Ada Colau, e del greco Yanis Varoufakis – per ripartire dai popoli e dalle persone, in grado di riportare al centro l’essere e non più l’avere.
Ingrao diceva che il compito della Politica è pensare all’impossibile. Solo se si pensa all’impossibile si ha la misura di ciò che si può cambiare. A Napoli, la Politica, intesa come partecipazione di tutti, sta sognando l’impossibile e forse solo schierandosi dalla sua parte e narrandola quotidianamente – contro quanti continuano a gettare fango o persistono nell’essere scettici – l’impossibile può diventare finalmente e veramente possibile.
Caro Saviano, a Napoli si sta sognando un cambiamento che ha bisogno di essere raccontato. Raccontiamolo insieme.