Il Parlamento Europeo ha finalmente concluso un processo legislativo, iniziato nel 2016, approvando le nuove norme sul copyright. Nel settembre scorso la legge non aveva ancora preso una forma definitiva, ma il 26 marzo i deputati hanno approvato la direttiva: 348 sono stati i voti favorevoli, 274 i contrari.
Lo scopo è semplice: cercare di garantire che i diritti e gli obblighi del diritto d’autore vengano applicati anche al mondo del web mettendo in difficoltà colossi quali YouTube, Google News e Facebook che saranno particolarmente colpiti dalla legge. Il vecchio articolo 13 è diventato, nel nuovo testo, articolo 17 e prevede che le piattaforme online in generale debbano esercitare un certo controllo sui contenuti che vengono pubblicati dai loro utenti. Tutto questo per far sì che si possa escludere qualsiasi materiale protetto dal copyright.
Probabilmente, si darà vita a un far west vero e proprio nel disperato tentativo di fermare l’oceano di elementi che ogni giorno viene reso pubblico e, quindi, iniziare a rimuovere tutto quello che è diventato, di conseguenza, illecito. Si parla di filtri da applicare anche se nel testo della nuova direttiva, in realtà, si fa riferimento al massimo impegno nell’eliminare ciò che viene erroneamente condiviso. Una frase che addolcisce la pena in modo fittizio perché, considerando il numero di utenti che ogni giorno è online, l’unica maniera per eliminare il rischio di andare contro la direttiva è semplicemente una: censurare tutto.
Sembra sia passata inosservata la volontà di tantissimi cittadini europei che hanno manifestato contro questa legge, pubblicando addirittura una lettera firmata dagli accademici di diversi Paesi che si occupano di proprietà intellettuale, ma anche di diritto informatico, così come a nulla sono servite le oltre cinque milioni di firme raccolte su change.org. Ignorare la volontà di così tanti cittadini, che saranno colpiti per primi da una riforma che minaccia seriamente la libertà di espressione e la partecipazione online, fa riflettere molto. La necessità di frenare la grande corsa dei colossi del web, infatti, è stata completamente tramutata dal Parlamento Europeo. Non a caso, in un apparente semplice cambio di direzione, lo scettro del potere è passato dai giganti di internet ai giganti dell’editoria i quali avranno piena libertà di fare causa ai vari Google, Facebook e simili per le infrazioni compiute dai loro utenti.
Un ulteriore controllo sui contenuti online, quindi, che ha visto parecchi malumori in Europa soprattutto tra i socialisti tedeschi e i moderati svedesi che si sono assolutamente schierati contro. Ma niente di tutto ciò è servito: la legge è stata approvata e tra non molto, dopo le consuete formalità legate a questi processi, sarà trasmessa ai parlamenti degli Stati UE che, a loro volta, dovranno elaborare delle norme sulla base della nuova riforma. Tutto ciò porterà verso una conclusione diretta e senza mezzi termini, in quanto è difficile che le direttive sul copyright funzionino in modo diverso da nazione a nazione. Il rischio, dunque, è che la censura si estenderà a macchia d’olio, in tutta Europa. Esattamente al passo con i tempi.