Supponete di avere una cassetta delle lettere a cui tenete davvero molto. Magari color arancio sgargiante. È fuori casa vostra da anni, resiste bene a tutto, l’ha comprata vostro nonno e vi ricorda lui che oramai non c’è più. Un giorno però qualcuno – qualcuno che conta – decide che le cassette per le lettere arancio sgargiante non sono a norma. Anzi, a essere precisi, sono contro natura.
La macchina giudiziaria si mette in moto, efficiente come ha dimostrato di essere soprattutto – per non dire solo – in situazioni del genere, e in poco tempo la vostra cassetta delle lettere diventa improvvisamente illegale, immorale e potremmo utilizzare ancora tutta una serie di aggettivi che permettono alle persone di schierarsi in modo netto da una o dall’altra parte.
Tutte le altre cassette colorate continueranno a fare il loro mestiere e la vostra – se vi andrà bene – verrà multata. La situazione vi sembrerà incredibile. Cosa direste, però, se a essere ritenuto immorale fosse qualcosa di molto più profondo, di estremamente più importante e di notevolmente più difficile da trovare? Immaginate se a essere considerato illegale fosse il vostro amore o meglio, la vostra libertà di scegliere chi amare, con chi instaurare relazioni e – per estensione – essere chi siete.
In Inghilterra, l’omosessualità e la bisessualità sono state considerate crimini perseguibili – oltre che con la reclusione, anche con pene disumane come la castrazione chimica ? fino alla promulgazione del Sexual Offences Act del 1967, che le ha decriminalizzate.
Oggi, a distanza di cinquant’anni da quella prima legge, è stata promulgata ? all’interno del Policing and Crime Act 2017 del governo guidato da Theresa May ? la Turing Law, un provvedimento che prevede la concessione di amnistia e indulto a tutti gli accusati e i condannati per atti omosessuali fuorilegge (outlawed homosexual acts), per i quali attualmente non sussiste più alcun reato.
Le persone raggiunte da questo provvedimento – quindi, precedentemente condannate – sono stimate tra le cinquantamila e le settantacinquemila, di cui circa quindicimila ancora in vita. Tra i nomi di migliaia di persone, famose e meno, assieme a quello celebre di Oscar Wilde, spicca tristemente anche quello di Alan Turing al quale la legge è intitolata.
Matematico e crittografo, indispensabile per il deciframento dei codici utilizzati dai Tedeschi nelle loro comunicazioni durante la Seconda Guerra Mondiale, Turing è considerato uno dei padri dell’informatica, grazie alle sue macchine e innovazioni nel campo del calcolo con algoritmi complessi.
La cosiddetta “legge Turing” è ammirevole, commovente e obiettivamente sensata. Tuttavia, riflettendo sul perché essa si sia resa necessaria e sia stata promulgata – neanche troppo tempestivamente – la prospettiva cambia e la bilancia pende vistosamente da un lato. Chiedere scusa va più che bene, ma è tristemente vero che prevenire è sempre meglio che curare.
Le scuse non cancellano le infelicità forzate, la paura, le ingiustizie, le persecuzioni e le vite spezzate, come quella di Turing stesso che morì nel 1954 ? quasi certamente suicida, a causa di un avvelenamento da cianuro di potassio riscontrato su una mela adagiata sul suo comodino ? due anni dopo la sua condanna, a seguito della quale dovette accettare i farmaci per la castrazione chimica come alternativa alla prigione.
La legge è stata approvata con consenso della regina il 31 gennaio del 2017, seppur non senza dissensi e rallentamenti parlamentari, dal momento che alcune proposte sono state spesso rimandate o bocciate nel corso dell’ultimo quinquennio. Uno dei capi di discussione più noto ha riguardato il rischio che si sarebbe corso, fornendo la grazia a tutti gli uomini accusati, di non discriminare tra gli atti condannati quelli consensuali da potenziali stupri o dal coinvolgimento di giovani minorenni. Le varie polemiche su questo punto, per via della loro intricata problematicità, hanno addirittura portato James Chalmers, professore all’Università di Glasgow, a definire la grazia concessa come perdono di Schrödinger.
Tutto ciò è avvenuto, nonostante il supporto che l’iniziativa ha ricevuto da parte di personalità politiche, attivisti e celebrità. Benedict Cumberbatch, che interpreta Turing nel film premio Oscar The Imitation Game (2014), è – assieme ad altri personaggi di spicco e ai parenti del suo personaggio – tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul Guardian e rivolta alla famiglia reale, affinché il perdono concesso al matematico nel 2013 fosse esteso al più presto a tutti coloro – viventi e non – che avevano subito le medesime accuse e condanne per disgustosa indecenza (gross indecency).
Anche l’annuncio dell’approvazione, per quanto accolto calorosamente, ha portato con sé dei pareri contrastanti, come quello dell’attivista George Montague, il quale ha dichiarato che avrebbe preferito delle scuse da parte del governo, dal momento che ricevere il perdono è un atto che di solito ci si aspetta quando si è compiuto effettivamente un crimine. Turing stesso, al momento del suo arresto nel 1952, non ebbe problemi a confermare con coraggio i sospetti sulla propria omosessualità, poiché semplicemente – e giustamente – non la concepiva come un reato o una colpa.
Definire Alan Turing, Oscar Wilde, o qualunque persona con il solo appellativo di omosessuale, equivarrebbe a definire, ad esempio, Mary Shelley solo come consorte di Percy Bysshe Shelley o, in generale, una donna solo in qualità di moglie di. L’orientamento sessuale, come tante altre cose, non definisce di per sé una persona né dà il diritto di etichettarla, stereotiparla, tantomeno giudicarla. È necessario apprendere di nuovo – o, forse, per la prima volta – e per davvero, che la vita umana ha un valore e, per questo, richiede rispetto. Gli individui sono esseri umani, prima che soggetti dotati di un’identità sessuale. Soprattutto, per quanto ci piaccia giocare ad avere tutte le risposte e a sapere sempre con precisione cosa sia giusto e sbagliato, sarebbe necessario ammettere con umiltà che il più delle volte non è così. Davanti a due persone che si amano e che vengono condannate per questo, non è così.
Alan Turing era una persona, un genio che ha messo la propria intelligenza al servizio della sua patria e dell’Europa tutta. Alan Turing amava, uomini e non donne, non era una macchina analitica e senza sentimento come quelle che, invece, costruiva. Si può dire lo stesso di chi ha promulgato le leggi che lo hanno condannato?
*Illustrazione in copertina di Maria Crisafulli©