Di questi tempi sembra quasi che parlare di Donald Trump sia come sparare sulla Croce Rossa. Eccetto che per un dettaglio: Trump non è affatto la Croce Rossa. Non ha, infatti, alcun desiderio di portare soccorso e aiuto nel mondo e lo ha pienamente dimostrato con il suo amore per il calcestruzzo e le sue gaffe internazionali. Eppure un altro elemento altamente disturbante – e forse meno noto – della sua politica potrebbe portarci a pensare che, in realtà, egli non sarà affatto d’aiuto nemmeno per l’America che dice di voler rappresentare, quella bianca, etero, patriarcale, reazionaria, imprenditrice e protezionista.
Ci riferiamo alle recenti decisioni prese dal Presidente USA nei confronti delle politiche ambientali e, in particolar modo, di quelle riguardanti il rischio del surriscaldamento globale. Trump non ha mai fatto mistero del suo scetticismo verso il global warming di origine antropica, arrivando a sostenere che il concetto di surriscaldamento globale fu creato da e per i cinesi al fine di rendere i manufatti americani meno competitivi (The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive), ma forse in pochi si sarebbero aspettati che – una volta al potere – avrebbe mantenuto questa linea così negazionista e lesiva per i suoi stessi cittadini.
Risale, infatti, a pochi giorni fa l’ordine presidenziale di revisionare, attraverso un apposito team governativo, l’intero sito e il corpus di dati dell’EPA, l’Agenzia per la Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency) degli Stati Uniti. Questo controllo prevederà l’oscuramento di alcune parti degli studi in possesso dall’EPA e un veto di divulgazione dei contenuti non conformi alle direttive presidenziali.
Per rafforzare il suo indirizzo in materia, Trump ha inoltre deciso di nominare come amministratore dell’Agenzia il repubblicano Scott Pruitt, anch’egli scettico verso le responsabilità dell’uomo nelle dinamiche ambientali e attualmente in causa contro l’EPA stessa, in quanto sostenitore legale del ricorso di 28 Stati americani contro il Clean Power Plan del governo Obama, volto a diminuire le emissioni di anidride carbonica nel Paese.
Appare ovvio ai più come il Presidente voglia privilegiare, attraverso le sue scelte, le aziende e le industrie operanti nel settore del carbone e del petrolio, credendo così di far rifiorire l’economia americana, senza penalizzare in alcun modo le sue imprese. Queste posizioni in realtà saranno dannose principalmente per il suo popolo: l’ambiente, difatti, è il nostro habitat, la nostra casa. È la fonte del nostro nutrimento e della nostra sopravvivenza, e la sua tutela rispecchia l’amore che abbiamo per le cose che ci appartengono, dimostra una dimensione esistenziale che va oltre il mero consumo utilitaristico. Specularmente, gli abusi che si compiono verso il pianeta trasformano il nostro ecosistema e lo corrodono. Si ritorcono verso i suoi abitanti. Ogni azione nociva, attuata nei confronti dell’ambiente, è un’azione riflessa su ognuno di noi.
La scienza, a sua volta, anche se censurata dalla politica, non smette di essere meno vera e i danni che l’uomo sta provocando al suo pianeta non cesseranno di esistere nel momento in cui non vi porremo più attenzione. L’idea di nascondere la polvere sotto il tappeto deve essere sfuggita di mano all’amministrazione Trump, che ha finito con l’illudersi di poter gestire la verità a suo piacimento. Non è una storia affatto nuova. Da sempre le scoperte scientifiche hanno calpestato gli interessi egoistici di qualcuno e da sempre hanno posto in pericolo la vita degli scienziati non corrotti dalle lusinghe del potere.
Per tale motivo, è necessario porre l’attenzione sull’estremo coraggio che molte agenzie federali stanno dimostrando in questi giorni, creando dei profili alternativi su Twitter, per continuare a diffondere – in modo non ufficiale – i risultati degli studi scientifici e aggirare i divieti presidenziali: una vera e propria Resistenza, per il benessere e la salute del nostro pianeta. E, quindi, di ognuno di noi.
*acquerello in copertina di Miriam Siani©