Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
È così che il meteorologo statunitense Edward Lorenz instaura il suo approccio allo studio del Caos. Tutto ciò che accade è, quindi, frutto di piccoli e – apparentemente – banali avvenimenti. Questi modificano di volta in volta il mondo che ci circonda e, di conseguenza, la nostra vita.
L’espressione “effetto farfalla” si ispira a un racconto fantascientifico di Ray Bradbury, Rumore di tuono (1952), in cui gli uomini possono viaggiare nel tempo. Nella narrazione, un “turista del tempo” calpesta una farfalla preistorica durante il suo viaggio nel passato, dando origine, così, a una catena di eventi che modifica il futuro ineluttabilmente.
Sul web si pubblicano quotidianamente notizie, opinioni e parole che si diffondono in un batter d’occhio o, in tal caso, in un battito d’ali. Nel mondo accade qualcosa che viene considerato interessante per l’opinione pubblica e parte una corsa alla diffusione della notizia, lasciando largo spazio al parere dei lettori e, anche, degli stessi autori. Nella maggior parte dei casi, questa diventa l’occasione ideale per dare il via a commenti carichi di odio, astio e violenza, mentre coloro che tentano di contrastare tanta negatività con parole di amore e pace sono accusati di buonismo, finto moralismo e simili.
In tal senso, è stata emblematica la notizia diffusasi alla velocità della luce di una ragazza sedicenne che lo scorso 8 maggio, a Trieste, ha partorito una bambina per poi abbandonarla al suo destino. Secondo la cronaca, la giovane, ignara di essere incinta, avrebbe partorito da sola in bagno e, convinta che la neonata fosse già morta, l’avrebbe calata con una corda, nuda, affamata e infreddolita, su dei calcinacci nel giardino sottostante la sua abitazione, mentre i genitori hanno dichiarato di non essere a conoscenza della gravidanza.
Ancora ignoti i dettagli di un evento così agghiacciante, a poche ore dalla notizia, autori e lettori del web non hanno perso un solo secondo per scagliarsi contro la sedicenne che, tra le lacrime, avrebbe ammesso di essere responsabile dell’accaduto. Nonostante ci sia ancora tanto da chiarire, pseudo-giornalisti e giudici-lettori si sono sentiti all’altezza di emettere una sentenza e condannare, intransigenti, la ragazzina, favorendo il generarsi e proliferarsi di parole e offese crudeli che, a leggerle, lasciano senza fiato e fanno anche un po’ paura.
Assassina. Che paghi per il resto della sua miserabile e disgraziata vita… Spero venga fuori il nome e cognome!
Un’assassina è un’assassina punto e basta… A prescindere dall’età, dalla razza, dalla religione…
Sei un essere indescrivibile… Ti auguro che il rimorso per quello che hai fatto accompagni ogni attimo della tua miserabile esistenza fino a farti desiderare la morte.
Innumerevoli sono i commenti di questo tipo che dilagano in rete. Nessuna pietà, nessun attenuante per una ragazza di cui non si sa ancora nulla, perché se lì fuori ci sono gli assassini, qui alla portata di un click ci sono i giudici del web. Eppure c’è anche chi tenta di diffondere un messaggio di comprensione, riflessione e, soprattutto, silenzio.
È una storia così tanto violenta, assurda e degradante che credo meriti solo che ognuno di noi (giornalista, sedicenne, madre, ostetrica o assassino) abbassi lo sguardo e rifletta su ciò che il nostro mondo sta producendo.
C’è già stata una crudeltà, potevate risparmiarci quella, gratuita, della giornalista che ha scritto questo articolo. Solo il silenzio rispettoso per quell’anima può giudicare una vicenda così.
In che modo questo articolo può essere di monito e di informazione? In che modo può aiutare le giovani in crisi? In quale modo? Non nel vostro. Fatevi un esame di coscienza, sempre che vi interessi.
Fosse qui, la mamma, davanti a me la prenderei tra le braccia e piangerei tutto il giorno insieme a lei. Ormai per la sua piccola non c’è più nulla da fare… ma per lei no… Se mi leggi puoi regalare la tua vita agli altri. Puoi fare tanto per tutta la tua vita. Voglio pensare che tu abbia la forza di trasformare questo orrore che hai dentro in un sole splendente.
Coloro che si sono limitati ad accusare e insultare ferocemente la protagonista di questa vicenda non si sono fermati neanche un attimo a chiedersi cosa le sia potuto accadere, quali siano i suoi rapporti con i genitori – all’oscuro della gravidanza della loro stessa figlia –, quale trauma, problematica o paura possa averla spinta a un’azione simile, cosa si potrebbe fare affinché tragedie simili si possano in futuro evitare.
Nonostante la morte di una creatura innocente e così ingiustamente strappata alla vita, ci sono momenti in cui bisognerebbe porsi delle domande, piuttosto che arrogarsi la facoltà di emettere sentenze. Ci sono momenti in cui la sola, vera, espressione del dolore è il silenzio, anziché parole di odio.
I giudici del web sono gli escursionisti del tempo del racconto di Bradbury, eppure schiacciate sotto i loro piedi non ci sono farfalle, bensì persone.