A rendere perfettamente l’idea della frammentazione interna del Partito Democratico ci ha pensato quel genio di Makkox lo scorso venerdì sera a Propaganda Live, quando ha mostrato le circa dieci correnti – con annessi simboli di fantasia – che attanagliano e logorano il Nazareno fin dalla sua nascita e che, andando a peggiorare, potrebbero comportarne anche la morte politica: a vederle in quel modo, da quella degli ex (?) renziani di Base Riformista sino a quella dei sempreverde franceschiniani, viene quasi da pensare che l’essere divisi sia uno status quo, un elemento essenziale per i dirigenti che guidano i dem. Ci fosse almeno qualcuno che spiegasse cosa divida le correnti le une dalle altre, quali siano le differenze di veduta e le sfumature. Invece, niente di tutto questo.
L’arduo compito che Enrico Letta dovrà affrontare, tuttavia, non riguarda solo il piano interno («Non funzionano le correnti in questo modo», ha dichiarato in occasione della sua elezione a segretario), ma soprattutto l’assetto esterno, cercando di capire con chi fare le alleanze, secondo quali modalità e all’interno di quale perimetro. Intanto, un dubbio sembra averlo già sciolto: il neo Segretario è intenzionato a costruire intese al di fuori del PD. Potrebbe sembrare scontato ma non lo è, visto che il Partito Democratico delle elezioni politiche del 2018, quello che Renzi aveva portato dal 40% al 18%, si era chiuso in se stesso e aveva allontanato persino la sinistra tradizionale.
L’ex Presidente del Consiglio ha dichiarato che intende parlare con tutti, senza alcun tipo di pregiudizio, e infatti, dopo aver affermato, nel corso della Direzione del 14 marzo scorso, che avrebbe incontrato il MoVimento 5 Stelle con rispetto e attenzione, ha già parlato con Conte – due ex fatti fuori dalla stessa mano –, il quale ha definito il PD un interlocutore privilegiato. Lo stesso Letta ha mandato messaggi di stima a Bersani, ha visto Speranza e non si è posto nessun problema nel dire che è andato a trovare Calenda e che vedrà Renzi.
Ora, comprendiamo pienamente che sia dovere di un leader quello di incontrare chi negli ultimi anni è stato – davvero o per caso – all’interno della sua area di riferimento e immaginiamo anche che non voglia assumersi la responsabilità di escludere nessuno a priori, sebbene non gli manchi più di qualche motivo personale. Tuttavia, come può immaginare di mettere nello stesso contenitore tutti i soggetti politici citati, che tra di loro hanno delle contraddizioni profonde?
Si pensi, ad esempio, a Calenda, che di recente ha contestato un possibile ingresso del M5S all’interno del gruppo dei Socialisti nel Parlamento Europeo e che, ai tempi in cui si formò il Conte bis, uscì dal Partito Democratico, cosa che aveva promesso che avrebbe fatto in caso di alleanza di governo con i grillini. Oppure proviamo a immaginare come possano coesistere Italia Viva e lo stesso M5S, dopo che Renzi ha fatto cadere l’esecutivo trainato dall’attuale guida dei pentastellati e dopo aver impedito un Conte ter sul quale gli altri partiti della coalizione erano concordi.
Si dirà che la politica ci abbia abituato a ben di peggio e che il Governo Draghi ne sia la concreta plastificazione, avendo al proprio interno tutto e il contrario di tutto, ma lo stesso Letta ha dichiarato di non avere intenzione di vivacchiare e di essere consapevole che non serve un nuovo segretario ma un nuovo PD. Ecco, proprio per questo, è necessario decidere da che parte stare: se continuare sempre di più a spostarsi verso il centro, perdere i pezzi sociali storici propri della sinistra, lasciare che la destra divaghi con ricette improntate alla chiusura, oppure recuperare lo spazio perso a sinistra, migliorare e potenziare quelle misure – reddito di cittadinanza e cassa integrazione – che in questi tredici mesi hanno attutito i colpi subiti dal ceto medio-basso della società.
Insomma, il vero dilemma che Letta dovrà risolvere è sempre lo stesso, cioè se rendere il Partito Democratico trainante e in grado di rappresentare un punto di riferimento per i progressisti oppure essere trascinato dalle correnti – in tutti i sensi – e mettere insieme cocci (espressione a lui cara) troppo diversi per coesistere. Dunque, per usare le parole del poeta, chiediamo al PD: continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?