In occasione dei suoi cinquant’anni, è stato annunciato da pochi giorni il ritorno del Festival di Woodstock. Il più famoso raduno di musica rock di tutti i tempi, infatti, avrà luogo dal 16 al 18 agosto 2019 sullo stesso territorio che lo ospitò cinque decenni or sono, a Bethel, organizzato dall’organizzazione no profit Bethel Woods Center for the Arts, da Live Nation e dalla società multinazionale di comunicazione INVNT.
Il Festival di Woodstock si tenne, per la prima volta, tra il 15 e il 18 agosto del 1969 proprio nella piccola città rurale della contea del Sullivan, nello stato di New York. A organizzarlo furono Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld. In particolare, Roberts e Rosenman misero un annuncio sul New York Times e il Wall Street Journal che recitava: Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d’affari. Al comunicato risposero Lang e Kornfeld che proposero ai due ragazzi di aprire uno studio di registrazione a Woodstock. Ben presto tale progetto mutò nell’idea di tenere un festival musicale nella contea dell’Ulster. L’organizzazione del raduno ebbe così inizio: si cominciò a stampare biglietti e a trattare con numerosi artisti per convincerli a esibirsi. Tuttavia, non pochi furono gli ostacoli che la pianificazione del concerto incontrò: i cittadini di Woodstock, infatti, rifiutarono di accogliere nella loro cittadina orde di drogati. Per questo, i coordinatori spostarono il festival a Bethel, a 69 km dalla venue originaria.
An Aquarian Exposition, così venne anche denominato l’evento, doveva essere un festival di provincia, ma sin da subito si comprese che sarebbe stato qualcosa di molto più grande: mercoledì 13 agosto, due giorni prima dell’ufficiale inizio, circa 50mila persone si accamparono nell’area adiacente al palco. Il numero degli spettatori crebbe a dismisura nelle ore successive, tanto che le barriere che delimitavano la zona dedicata all’iniziativa furono rimosse e, da spettacolo a pagamento, Woodstock si trasformò in un concerto aperto a tutti in cui si celebrava la cultura hippy, ma anche il Free Speech Movement. Nell’atmosfera di tensione che si respirava in quegli stessi anni negli Stati Uniti e non solo a causa delle contestazioni giovanili contro la società del benessere e industrializzata di cui erano figli, la manifestazione divenne il simbolo di una ribellione ai dettami imposti e della creazione di una cultura alternativa, in cui confluivano pratica della non-violenza e religiosità orientale, consumo di droghe leggere e messaggi della nuova musica.
Così, il 15 agosto 1969 alle 17:00, il festival ebbe inizio quando Richie Havens salì sul palco intonando il suo brano High Flyin’ Bird. La sua performance si concluse con un’improvvisazione divenuta Freedom, l’inno dell’evento. A quella di Havens seguirono le esibizioni di tanti altri artisti, come Santana, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin, The Who e Joe Cocker, ma soprattutto Jimi Hendrix, che suonò per oltre due ore e reinterpretò l’inno americano a modo suo in The Star-Spangled Banner, dove con la chitarra ricreò il frastuono delle bombe che stavano distruggendo il Vietnam e contro cui lui e gli spettatori protestavano. In tutto furono 32 i solisti e le band che si alternarono sul palco. Tuttavia, sullo stage ci furono anche grandi assenti come Bob Dylan, che affrontava gravi problemi familiari, i Rolling Stones, che sembra non riuscirono ad arrivare a un accordo con gli organizzatori per quanto riguarda il cachet, i Doors, forse a causa dei dubbi di Jim Morrison sull’acustica, e i Beatles, che rifiutarono la partecipazione poiché la band di Yoko Ono, la Plastic Ono Band, non era stata invitata a calcare la scena.
Nonostante le grandi assenze, Three Days of Peace and Music (perifrasi per designare la manifestazione) riscosse un successo inaudito, prolungandosi addirittura per un giorno in più del previsto. Nonostante la pioggia, il fango e le pessime condizioni igieniche, più di 400mila giovani si incontrarono a Bethel mettendo in atto quel principio di non-violenza che predicavano: a Woodstock non ci fu una rissa o un qualsiasi atto di abuso, le uniche due morti furono dovute a un’overdose (l’uso di LSD e marijuana fu diffusissimo durante il festival) e a un trattore, che travolse un ragazzo mentre dormiva nel suo sacco a pelo.
Oggigiorno Woodstock viene considerato il più grande festival rock di tutti i tempi, una leggenda vera e propria che si spera rivivrà nel 2019, a cinquant’anni dal suo avvento, riproponendo quegli stessi principi di pace e rifiuto del consumismo che ancora la società non riesce ad abbracciare.