Reagisce di fisico, Milano, alla spallata torinese che soltanto un anno fa l’aveva costretta rovinosamente al tappeto, tiene botta con i muscoli dei suoi grattacieli d’acciaio mettendo da parte – ma non troppo – l’ormai comprovata vena raffinata ed elegante.
Quella sua aria un po’ snob, infatti, si conserva nell’andatura dei quasi centomila paganti, uomini in giacca, mamme di fretta e bambini in divisa che premiano il mea culpa degli organizzatori, bravi ad ammettere il flop dell’anno precedente e pronti a spostare la sede dell’evento dalla lontana Rho alla centralissima – e più intima – Fieramilanocity. Definirlo un successo sarebbe prematuro e non veritiero, tuttavia, non si può non tener conto dell’importante salto in avanti nel numero di biglietti staccati all’ingresso, con i registratori di cassa felici di riportare un rincuorante +60% nel report finale rispetto al 2017.
Molti pregi, quindi, ma altrettanti difetti, disagi da limare per competere con le altre principali fiere letterarie del Paese e non solo. Torino, però, è ancora molto lontana e difficilmente raggiungibile. Il punto principale, forse, sta proprio lì, nell’abbandonare la lotta al capoluogo piemontese e nello sfruttare l’appeal della capitale economica italiana per tentare, con gli anni e l’esperienza, di metter su una Francoforte tutta tricolore, un polo di incontri tra operatori del mestiere di diverse nazionalità sfruttabile anche per affari e vendite a beneficio dei cataloghi.
Bella, a ogni modo, l’idea di dedicare ognuna delle giornate a un tema diverso. Tanti sono stati gli editori che hanno tratto spunto dal programma variopinto per alternare i propri titoli in prima fila a seconda dell’argomento proposto per la data specifica, con la donna (in occasione dell’otto marzo) assoluta protagonista dei romanzi proposti e dei dibattiti innescati nelle tante – troppe – aree di dibattito.
Già, perché se è da segnalare positivamente la presenza di 425 espositori, non si può dire altrettanto di un’agenda eccessivamente fitta di impegni che, inevitabilmente, hanno finito per sovrapporsi l’un l’altro, mortificando autori validissimi a discapito di chef e star della tv che hanno registrato il sold-out alla porta di fan in cerca di una foto o un autografo. In tal senso, ancor più che a Torino, Tempo di Libri farebbe bene a guardare alla capitale, completamente priva di youtuber, calciatori e personaggi mainstream a favore, soltanto, dei veri e unici protagonisti delle pagine che danno un senso a tanto sbattersi: gli scrittori.
E se è vero che da lì a due settimane le sale dell’esposizione meneghina si riempiranno nuovamente dei volumi degli editori indipendenti con il Book Pride, è altrettanto fuori discussione la bruttezza dei “castelli” eretti dai colossi Mondadori, Giunti, Rizzoli, Einaudi e simili a mortificare tante piccole, e spesso belle e meritevoli delle principali attenzioni, realtà giovani, costrette a banchetti e stand degni del più improvvisato mercato delle pulci di provincia, con la creatività come unica arma a disposizione degli standisti per non restare al buio delle mura che i palazzi citati hanno eretto proprio di fronte ai loro occhi, e rispondere agli sconti – ci consentiranno – quasi immorali di Libraccio con i suoi tantissimi titoli (quasi nuovi) offerti al 50% rispetto al prezzo di copertina.
Molto apprezzati, invece, gli spazi di confronto interattivi come quello di IBS – Bar Sport, con incontri innovativi e accattivanti che hanno avvicinato agli stand anche un pubblico solitamente poco incline alla lettura d’autore, incuriosito e spronato dal clima promosso dalla saletta messa su dalla celebre libreria online.
Discreto successo anche per Amazon, presente con la sua roccaforte multimediale, Rai, presa d’assalto dalle scolaresche, e i quotidiani Corriere della Sera e Repubblica.
Il nostro interesse per l’intera durata della manifestazione che ci ha visti protagonisti tra le vie del regno, però, si è concentrato sulle piccole realtà messe, magari, ai margini dai colossi, ma non per questo meno combattive o promotrici di libri, saggi o cartonati di assoluta qualità. Citare la Marotta&Cafiero editori di Scampia risulterebbe scontato a chi, normalmente, frequenta le pagine del nostro giornale, tuttavia, i napoletani guidati da Rosario Esposito La Rossa hanno animato, come al solito, i corridoi della fiera, spinti dalla forza di un Vesuvio stilizzato che sovrastava la loro consueta Piazza di spaccio di libri eruttando storie di carta che raccontano il riscatto di un quartiere in costante crescita sociale e culturale. Accanto a loro, come in un sodalizio tutto meridionale, la piccola casa editrice Glifo ha attirato l’attenzione di tanti lettori con il suo L’illegalità protetta di Rocco Chinnici, forte anche del recente passaggio in tv della serie ispirata al magistrato siciliano, mentre mamme e nonni trovavano un nuovo posto incantato presso i banchi di Picarona, giovanissima realtà bolognese che annovera, nel proprio catalogo, alcuni tra i libri per bambini più belli dell’intera manifestazione letteraria, nonostante l’importante presenza, alle proprie spalle, del fiabesco catalogo di Lavieri edizioni.
Una menzione – tutta personale – la merita anche il delicato e tenero volume Azzurro ben disteso (ITI edizioni) di Patrizia Rita Pinoli che, con dolcezza e professionalità, mescola il carattere materno dell’autrice alla sua professionalità formatasi in anni di insegnamento e un percorso da naturopata esperta in tecniche bioenergetiche, corporee e di movimento. Un risultato che ha dato alla luce un piccolo libro di poesie per i più piccini che insegna ad apprezzare la lettura e un ritmo più lento rispetto al moderno, spesso troppo veloce e distratto, mondo iper-tecnologico.
Esperimento, quello di Tempo di Libri 2018, dunque, che scongiura l’ipotesi di una rovinosa cancellazione dell’evento dall’agenda degli editori dopo soli due anni e che ben si prepara a un prossimo periodo di seria programmazione verso i traguardi a cui ambisce. Come sottolineato, le falle da ripristinare sono ancora tante, le diversità da appianare un’opportunità da cogliere, i presupposti da leggere con fiducia e convinzione. Il futuro dei libri in Italia non prescinderà mai da Torino e Roma, tuttavia, Milano non resterà a guardare e dirà a voce limpida la sua se saprà trovare la propria strada su rotte diverse da quelle già percorse da manifestazioni con esperienza tutta da costruire.