Se vi chiedessi di parlare di Alba de Céspedes, cosa sapreste dirmi su di lei? E su Rosalba Carriera? E se parlassimo di Elisabetta Sirani o di Sofonisba Anguissola? Molti di voi dovrebbero tristemente ammettere di non conoscere – o perlomeno di non aver incontrato nei propri testi scolastici – ciascuna delle italiane summenzionate, non quanto italiani come Giuseppe Verdi, Alberto Moravia o Giuseppe Mazzini.
Eppure, quelli in apertura sono solo alcuni dei nomi citati nel sagace dialogo introduttivo alla presentazione casertana dei nuovi volumi che vanno ad arricchire Italiane, la neonata collana edita da Maria Pacini Fazzi Editore e diretta dalla professoressa e giornalista Nadia Verdile, che si propone di illuminare la metà della storia, della letteratura e della civiltà nazionale che – in modo allarmante – va ancora definita come la meno conosciuta e meno studiata: quella femminile.
La forma narrativa ed editoriale scelta per questo tanto emozionante quanto necessario progetto è quella di monografie sintetiche, che il formato tascabile non intacca nella loro autorevolezza e che invece rende letteralmente delle stille di sapere: interessanti, utili, accessibili in termini di prezzo e di facile consultazione.
Inaugurata lo scorso anno con tre volumi – Cristina Trivulzio (a cura di Nadia Verdile), Grazia Deledda (a cura di Neria De Giovanni) e Nilde Iotti (a cura di Luisa Cavaliere) – presentati in anteprima alla Camera dei Deputati il 1 marzo 2016, Italiane è all’attivo composta da sette numeri, sette vite di donne che in modi e ambiti diversi hanno contributo a fare la storia del nostro Paese.
Le quattro nuove proposte, presentate per la prima volta a Lucca lo scorso 4 marzo, sono Gianna Manzini (a cura di Nadia Verdile), Lina Merlin (a cura di Laura Cesarano Jouakim), Sara Simeoni (a cura di Sarina Biraghi) e Maria Eletta Martini (a cura di Rosa Jervolino Russo).
Tuttavia la lista di esistenze da documentare è ancora infinitamente lunga, come ha assicurato la direttrice Verdile che, durante l’incontro casertano, tenutosi lo scorso 17 marzo nella Biblioteca del Seminario, ha posto l’attenzione su un’allarmante verità, quella della quasi totale assenza di nomi femminili nei manuali scolastici italiani, siano essi di storia e letteratura o di materie scientifiche.
Alla presentazione, moderata dalla scrittrice Lidia Luberto, hanno preso parte come relatori, oltre alla professoressa Verdile, le due autrici Laura Cesarano Jouakim e Sarina Biraghi, nonché il responsabile della redazione de Il Mattino di Caserta, Lorenzo Calò.
Ciascuna delle scrittrici intervenute ha presentato appassionatamente la propria italiana – talvolta con aneddoti e curiosità che lasceremo scoprire ai lettori ? non mancando di sottolineare anche come spesso sia amaramente più semplice che le figure femminili vengano ricordate per qualche specifico particolare oppure per un singolo evento, magari privato, più che per le loro azioni, le loro carriere e i loro meriti. Esemplare il caso dell’artista Artemisia Gentileschi, troppo spesso meno nota per i propri capolavori pittorici che per la denuncia di stupro da lei mossa ufficialmente contro il pittore Agostino Tassi, per la quale questi fu giudicato colpevole e condannato nel 1612.
Per statuire l’importanza di una collana come Italiane e ringraziare per i vuoti che una pubblicazione del genere colmerà, è necessario prendere, ancora una volta, in prestito le parole della professoressa Verdile, la quale ha ricordato come oggi, piuttosto che “ancora scrivere” si debba “cominciare a scrivere” – e, noi aggiungiamo, finalmente a leggere ? di donne italiane.