È capitato a chiunque di vedere un film poliziesco, magari americano, e trovarsi di fronte la scena di un malvivente immobilizzato con le scariche elettriche di un taser in modo che i poliziotti potessero arrestarlo. Nulla di nuovo né di strano. A breve, però, non si tratterà più di un film, ma di una scena che potrà osservare un qualsiasi cittadino italiano, mentre va a lavoro o esce dall’università.
Il 17 gennaio, infatti, su proposta del Premier Giuseppe Conte e del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in via preliminare, il regolamento che modifica le norme sull’armamento e le munizioni in dotazione alle Forze dell’Ordine (d.p.r. 5/10/1991 n. 359), prevedendo che il taser, dal prossimo anno, farà parte dell’equipaggiamento ordinario della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, oltre che degli altri corpi appositamente autorizzati dopo una breve formazione.
Il lungo periodo di sperimentazione che ha coinvolto ben dodici città italiane – Napoli compresa – si è concluso nel giugno dello scorso anno ed era iniziato per volere dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si vantava di essere passato dalle parole ai fatti e di aver così assicurato più protezione e sicurezza alla divisa grazie al suo terrificante decreto sicurezza. Eppure, l’approvazione di qualche giorno fa proviene dal governo Conte bis, frutto dell’alleanza tra PD e MoVimento 5 Stelle, che avevano promesso solennemente di lavorare nel nome della discontinuità ma che non hanno mostrato dubbi nel loro voto. Se supererà il vaglio del Consiglio di Stato e sarà approvato con votazione definitiva, quindi, il taser finirà dritto nelle fondine delle Forze dell’Ordine italiane e, se i Comuni lo autorizzeranno, addirittura nell’equipaggiamento della Polizia Municipale.
TASER è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle: Jack Cover, il fondatore della Taser International Inc., azienda produttrice dell’arma oggi diventata Axon, ha infatti voluto rendere omaggio a un importante libro per ragazzi pubblicato nel 1911 il cui protagonista, Thomas Swift, inventa un fucile elettrico con cui in un’Africa mitologica fa strage di elefanti, rinoceronti e bufali. Si tratta, infatti, di una pistola che spara per circa cinque secondi scariche elettriche in grado di immobilizzare il “malintenzionato”, provocandogli contrazioni muscolari e sovraccarico del sistema nervoso, facendolo così cadere a terra.
A oggi, è in dotazione alle Forze dell’Ordine già in 107 Paesi nel mondo, nonostante non siano pochi i dati preoccupanti divulgati in merito al suo utilizzo. Il modello usato in Italia per la sperimentazione è stato l’X2 della Axon, un’evoluzione del modello x26, che le Nazioni Unite avevano ritenuto equiparabile a uno strumento di tortura già nel 2007.
Il provvedimento in questione si inserisce in una più ampia modifica riguardante l’equipaggiamento delle Forze dell’Ordine e – si legge in una nota che accompagna il regolamento – finalizzata al generale ammodernamento dell’armamento e del munizionamento in dotazione alla Polizia di Stato, in modo da adeguarlo alle attuali esigenze operative. Tra le tante, anche disposizioni che precisano le caratteristiche che deve avere uno sfollagente o altre armi da fuoco. Insomma, fa capolino nuovamente l’idea tutta americana che un maggior numero di armi ben utilizzate significhi maggiore sicurezza per i cittadini, idea già emersa con la modifica riguardante la legittima difesa. Dunque, pur trattandosi di forze politiche diverse e, in questo momento, avversarie, il tutto si pone in un evidente solco di continuità, in una realtà in cui la repressione si sta insinuando in ogni singolo aspetto della vita.
Nulla si è saputo riguardo alla sperimentazione e ai suoi esiti, né se la pistola a impulsi elettrici ha permesso una diminuzione del numero di incidenti legati alle armi da fuoco né se abbia mai messo a rischio l’incolumità delle persone su cui è stata usata, tantomeno se ci siano stati incidenti. Da varie parti è stato espresso un generico parere positivo, dovuto ai buoni risultati cui la prova ha condotto ma, ripetiamo, nessun dato è stato reso pubblico.
Nel 2017, Reuters riportava che nei soli Stati Uniti l’arma in questione avesse provocato mille morti dal suo utilizzo, Amnesty International parla di 500 decessi nel mondo dal 2001 al 2012, per la maggior parte in California e Florida. L’azienda produttrice, interrogata sulla sua pericolosità, parla invece di una percentuale dello 0.25% di possibilità che il taser si riveli mortale, dunque c’è il rischio che una persona per ogni quattrocento su cui la pistola viene utilizzata muoia. Le percentuali, inoltre, salgono se si tratta di soggetti affetti da patologie cardiache, neurologiche o epilessia, o il cui cuore sia sottoposto a particolare sforzo in quel momento, situazione che può facilmente verificarsi e che non è riconoscibile dall’esterno o con un rapido sguardo. I medici legali, talvolta, hanno parlato anche di concausa o causa indiretta poiché la morte può essere provocata dalla caduta al suolo conseguente alla scarica.
Pur avendo raccomandato che l’utilizzo del taser debba avvenire nel rispetto delle necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e secondo principi di precauzione condivisi con il Ministro della Salute, si tratta realmente di condizioni che un operatore di polizia può valutare nel momento in cui agisce? Secondo i dati forniti da Reuters, nel 90% dei casi il dissuasore elettrico è stato utilizzato contro persone disarmate, dunque non realmente pericolose. Il rischio, denunciato tra i tanti anche dal Comitato ONU per la prevenzione della tortura e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è che ci siano abusi. Si tratta, infatti, di cogliere il labile confine tra la discrezionalità di cui l’agente gode e il mero arbitrio che può portare all’utilizzo dello storditore anche in situazioni che potrebbero essere risolte in altri modi.
Mentre si estende il grido di allarme proveniente da medici, associazioni per i diritti umani e garanti dei detenuti, gli unici dati rassicuranti sono quelli divulgati dalla stessa azienda produttrice, che al numero di morti registrate oppone un generico numero di vite salvate grazie al taser senza che si sappia in che modo sia stato possibile ottenere tali risultati. Numerosi, invece, sono i casi di cronaca internazionale in cui l’utilizzo dell’arma è stato eccessivo e ha condotto a conseguenze indesiderate.
Ricordiamo Robert Dziekanski, uomo polacco deceduto in seguito alle scariche multiple rilasciate dalla pistola con cui era stato colpito all’aeroporto di Vancouver per non aver obbedito agli ordini degli agenti. In realtà, non capiva l’inglese. Il taser, infatti, può rilasciare scariche elettriche multiple che possono danneggiare in maniera irreversibile il cuore o il sistema respiratorio, conducendo alla morte. La polizia canadese aveva utilizzato l’arma incautamente, non essendo, a suo dire, stata informata sui rischi. Ma nell’occasione, uno studio della Canadian Broadcasting Corporation (il servizio pubblico canadese) rivelò che alcune pistole scaricavano più corrente elettrica di quanta dichiarata dal produttore. Le polemiche, però, non hanno riguardato soltanto quest’episodio.
Nell’agosto 2016, Dalian Aktinson, ex calciatore dell’Aston Villa, squadra di Birmingham, morì per un arresto cardiaco dopo che su di lui era stato utilizzato un taser da parte di alcuni agenti che avevano fatto irruzione nel suo appartamento in seguito a una segnalazione. Il suo caso fu seguito dall’Indipendent Police Complaints, una sorta di autorità garante del funzionamento delle Forze dell’Ordine, e alcuni testimoni oculari riportarono che probabilmente Aktinson si fosse avvicinato troppo prima che la scarica lo colpisse. Il taser, infatti, può essere utilizzato soltanto a una distanza di almeno tre metri, diversamente è molto pericoloso. Dunque, si trattò anche in quel caso di un utilizzo incauto dell’arma?
Ancora più grave, l’episodio che a maggio 2017 coinvolse Yosio Lopez, un bambino di sette anni affetto da ADHD (una sindrome di iperattività e deficit di attenzione) su cui fu utilizzato il taser dal personale di sorveglianza del distretto scolastico di Dallas, intervenuto poiché il bimbo era in preda a una crisi e sbatteva la testa contro il muro della classe. Fortunatamente, il piccolo non morì, ma in quell’occasione e nelle precedenti Axon ribadì che non c’è alcuna prova scientifica del rapporto di causa effetto tra l’utilizzo del taser e il successivo decesso della persona. Eppure, numerosi studi affermano il contrario.
Il governo giallorosso sembra, dunque, non porsi queste domande e la risposta repressiva e violenta rischia di divenire nel nostro Paese la normalità, mentre la corsa alle armi come sintomo di sicurezza è confermata da un video su YouTube e altri siti internet che mostrano addirittura come costruire una pistola elettrica artigianale, con milioni di visualizzazioni. La trasformazione in un’Italia mitologica in cui non sono gli elefanti ma le persone a essere colpite con pistole elettriche come nei racconti di Swift è dietro l’angolo e tutti dovremo pagarne le conseguenze.