«It’s me, Mario!». Impossibile pronunciare questa frase senza la voce squillante e con accento italoamericano del paffuto idraulico più famoso del mondo videoludico e del mondo e basta. Salopette, berretto rosso e baffi inconfondibili: è Mario, anzi Super Mario, personaggio iconico con circa quarant’anni di storia che viaggia in tubature e labirinti sotterranei cercando di salvare la principessa Peach. Nato come videogioco arcane (il titolo era Mario Bros.) prodotto dalla Nintendo nel 1983, in realtà si trattava di uno spin-off del celebre Donkey Kong, gioco nel quale Mario comparve per la prima volta sottoforma di carpentiere e dal nome di Jumpman. Solo successivamente divenne un idraulico e fece la sua comparsa anche Luigi, il fratello gemello, simile ma più magro e vestito di verde. Da allora fu un successo senza fine.
Oggi non potevamo assolutamente perderci il nuovo omaggio cinematografico da parte di Nintendo, assieme alla Illumination Entertainment, Super Mario Bros. – Il Film, per la regia di Aaron Horvath e Michael Jelenic. In sala da pochi giorni, il lungometraggio animato ha già riscontrato numerosissime critiche contrastanti ma perlopiù in positivo, specialmente dopo il disastro del live action del 1993 diretto da Rocky Morton e Annabel Jankel, con Bob Hoskins (Mario) e John Leguizamo (Luigi).
Abbiamo un film divertentissimo e colorato, con animazioni e concept design davvero ben fatti e una trama molto semplice – troppo a detta di svariati critici che la considerano il punto debole della pellicola – che sicuramente non è il fulcro su cui hanno voluto puntare i registi. Il motivo è senz’altro il target di riferimento: bambini, giovani, famiglie e, forse anche più di tutti, gli adulti nostalgici, quelli che con i giochi di Super Mario Bros. ci sono cresciuti e hanno sognato.
Ecco perché, ammettiamolo, più che una trama articolata a noi estimatori del brand interessava un sano, sensazionale fan service. La pellicola è chiaramente infarcita di citazioni, riferimenti ed easter egg di quasi tutti i giochi più noti, da Mario Kart a Super Mario Galaxy, ed era esattamente ciò che ci aspettavamo e volevamo.
Non troverete la profondità, spesso anche molto adulta, tipica di un Soul, di un Inside Out o comunque della maggioranza dei film Disney Pixar. Qui abbiamo poche pretese in favore di messaggi semplici, tanto citazionismo, intrattenimento e un’atmosfera visiva mozzafiato. La perfetta fusione tra le diverse esigenze di Illumination e Nintendo: una verso la realizzazione di un film semplice per un vasto pubblico, l’altra verso il titillamento dello spettatore e giocatore.
Facciamo da subito la conoscenza dei fratelli Mario e Luigi, due idraulici di Brooklyn i quali, durante la riparazione di alcune fognature, vengono risucchiati da un grosso tubo verde per ritrovarsi in una dimensione alternativa e assurda. Se Mario è ottimista e laborioso, Luigi si mostra più fifone, risultando due personaggi estremamente diversi ma dal feeling incredibile.
Chi presta la voce originale a Mario è l’attore Chris Pratt, mentre in italiano risalta un ottimo Claudio Santamaria, già doppiatore ne Il mostro dei mari e nella saga di Batman. Troviamo inoltre Charlie Day che doppia Luigi (in italiano Emiliano Coltorti) e Anya Taylor-Joy come Principessa Peach (voce italiana di Valentina Favazza), la sovrana del Regno dei Funghi, personaggio qui meglio caratterizzato rispetto ai giochi, dove al contrario è più passiva e ingenua.
Potrebbe poi spiccare un personaggio, che non sveliamo, con una voce molto particolare: è Charles Martinet, attore e doppiatore statunitense noto per prestare la voce al Mario dei videogiochi Nintendo. Emblematica dunque la sua partecipazione ma soprattutto la scelta del personaggio da doppiare. E se avete visto il film, sapete di certo il perché.
Inevitabile la presenza del gorilla con la cravatta rossa Donkey Kong (doppiato da Seth Rogen e da Paolo Vivio), dello strambo fungo Toad (doppiato da Keegan-Michael Key e da Nanni Baldini) e del celebre villain Bowser, tartaruga antropomorfa e re dei Koopa che vuole dominare il Regno dei Funghi. Un antagonista piuttosto macchiettistico ma ottimo per lo stile della pellicola, la cui voce in inglese è nientemeno che di Jack Black e in italiano di Fabrizio Vidale.
Verrete trascinati dalle acrobazie di Mario e dei suoi amici in un viaggio frenetico e spassoso, dove è possibile ritrovare lo spirito del videogioco, le atmosfere fantastiche, i luoghi che hanno caratterizzato i vari quadri Nintendo, resi brillantemente grazie a un ottimo world building. Non sono da meno le musiche, in un’alternanza di brani popolari, piazzati a pennello, di riferimenti musicali opportunamente riarrangiati, e di iconici temi del videogioco che la lacrimuccia ve la faranno scendere, eccome. Probabilmente, la troppa fretta ha rischiato di compromettere un tantino il ritmo del film ma dobbiamo asserire che non era affatto facile realizzare (bene) un lungometraggio su un personaggio come Super Mario la cui storia è lunga e rilevante proprio in termini culturali.
Consigliamo perciò a tutti, ma proprio a tutti, di mettere da parte per un attimo pastiere e casatielli e correre in sala a ridere a crepapelle per circa un’ora e mezza. Specie in un momento storico così prolifico per le trasposizioni dei videogiochi (ultima fra tutti la serie The Last of Us, ma anche in precedenza Arcane o i film di Sonic). Non è il miglior lungometraggio d’animazione degli ultimi tempi, sia chiaro, ma non voleva neanche esserlo. Tutto ciò che vuole è omaggiare Super Mario e il suo mondo, mostrarsi come film allegro, scanzonato e in grado di attirare un vasto pubblico in sala, anche chi del gioco non conosce granché (sebbene, bisogna dirlo, non ne godrà allo stesso modo).
La presenza di due scene post-credit, tra cui l’ultima come trampolino di lancio per un ipotetico seguito, ci fanno riflettere sulla possibilità di un vero e proprio franchise se il film dovesse andare bene. E ci auguriamo che sia così.