Ci risiamo. A ondate cicliche, mai casuali, torna lo sputtanapoli, termine decisamente poco grazioso ma efficace per meglio comprendere quella serie di azioni volte a denigrare la città partenopea e i suoi abitanti da parte – ma non solo – dei soliti killer della comunicazione. In particolare, protagonista è spesso una certa carta stampata, notoriamente specializzata in crociate antimeridionali vicine ad ambienti che ancora riescono a fare proseliti nella destra sempre più estrema, di stampo razzista e marcatamente fascista.
Costantemente sotto esame, qualsiasi cosa accada di negativo persino a 50 chilometri e oltre, Napoli è al centro di qualunque servizio televisivo. Basti pensare all’ossessiva continuità con cui, nei giorni del tutti a casa, è stata mostrata l’antica e popolare via Pignasecca, strada angusta con decine di botteghe di generi alimentari e un’utenza di migliaia di abitanti, per parlare dell’inosservanza dei divieti nel resto di Italia. Servizi a opera non solo di quelle tre TV trash che da tempo e in più programmi praticano lo sputtanapoli come appuntamento serale, ma persino della TV di Stato, oggi capitanata da soggetti di riferimento della politica piccina e meno che mediocre. Evidentemente, parlare di Napoli fa audience, occorre parlarne. Così, ciascuno lo fa a seconda delle proprie conoscenze o del sentito dire: non si può pretendere che siano tutti Alberto Angela con la sua cultura e preparazione, per talune emittenti funziona meglio un collegamento volgare tra Barbara D’Urso e un neomelodico, ovviamente tra una preghiera e l’altra con l’onnipresente Matteo figlio di Maria.
Non nuove, le recenti uscite del mancato erede di Indro Montanelli attraverso il suo foglio e le becere dichiarazioni sulle quali non vale la pena neanche soffermarsi hanno provocato la reazione del Comune di Napoli, che ha preannunciato un’azione giudiziaria molto dura, e del Senatore Sandro Ruotolo con lo scrittore Maurizio de Giovanni, che hanno querelato Vittorio Feltri, già collezionista di decine di denunce. Dal solo Antonio Di Pietro ne ha ricevute ben 35. La replica più efficace e sbrigativa, però, è stata la dedica del Sindaco Luigi de Magistris che ha richiamato la parte finale di una nota canzone di Pino Daniele: Je so’ pazzo, je so’ pazzo. Nun ce scassate ‘o cazzo!. Non ci rompete le scatole.
La domanda, tuttavia, sorge spontanea: gli epiteti all’indirizzo dei meridionali e dei napoletani rientrano in quei fenomeni tipici della terza età di perdita di qualsiasi inibizione e del controllo del rapporto cervello-parola – oltre che l’appartenenza a una subcultura tipica in certi strati di popolazione dell’entroterra padano – o appartengono al piano di assist a Matteo Salvini che in un recente editoriale era stato invitato a riprendere quella strategia della paura che tanto ha fruttato in termini di consenso? Reagisci da par tuo come se ti trovassi al cospetto di una nave piena di africani clandestini. In tal modo riconquisterai la tua posizione apicale. Non c’è che dire, un capolavoro di giornalismo per pochi intimi rimasti fedeli al giornale e ai suoi titoloni a otto colonne.
Appena pochi giorni fa, l’ex Vicepresidente del Consiglio ed ex Ministro dell’Interno ha fatto illazioni sulla veridicità dei dati sull’andamento epidemico nella nostra regione. Contestualmente, ha espresso parole di apprezzamento per la gestione dell’emergenza nella Lombardia a guida leghista che, invece, sembra aver compiuto una vera e propria strage in termini di vite umane. A tal proposito, ci auguriamo che non solo la magistratura accerti responsabilità ma che la politica sappia trarre le conseguenze di un’incapacità più che certificata.
Nel clima di sputtanapoli non poteva mancare, poi, il direttore del TG di La7, capace di peggiorare con la sua reazione scomposta a quelle dei partenopei l’ormai celebre a Napoli c’è anche un’eccellenza. Anche un altro dell’informazione allineatosi nella campagna difendi il Nord prima che crolli il castello di sabbia della regione a trazione Lega. Senza dimenticare, inoltre, la ridicolizzazione, nel programma serale di Mediaset Striscia la notizia, della polemica tra il Prof. Galli, virologo in televisione h24, e il Prof. Ascierto dell’Istituto Pascale di Napoli – ovviamente a danno di quest’ultimo –, che ha querelato gli autori per le offese a una vera perla del settore sanità. Infine, poteva non partecipare Giletti – dalla stessa televisione di Cairo, patron di La7 e di RCS – con i suoi ospiti qualunquisti messi a confronto con scienziati e sempre pronto a rappresentare Napoli come l’immondezzaio di Italia? Tutto casuale? Coincidenze?
A fine pandemia – che si spera sia quanto prima –, occorrerà fare un bilancio. Ci vorrà tempo, ma la politica si sa come è fatta: in particolare in periodi di tempesta, lavora oggi per evitare il tracollo domani. Le migliaia di morti e la vergogna dei massacri nelle case di cura – soprattutto in una sola regione – vorranno pur dire qualcosa. Il Salvini pensiero e il suo clone Meloni non potranno di certo cercare di distrarci ancora per molto con dichiarazioni e interrogativi, anche attraverso una stampa compiacente, coadiuvata da personaggi in cerca di visibilità.
Non credo sia ancora finita, però. Mi aspetto quanto prima una campagna con attacchi al Comune di Napoli nella persona del suo Primo Cittadino in occasione delle elezioni amministrative tra circa un anno. Sarà costretto il buon de Magistris a riconsigliare l’ascolto del brano di Pino Daniele o magari dedicare con tanto affetto quello più specifico ‘O scarrafone di questa Lega è una vergogna? Non lo escludo, ma state certi che non sarà soltanto un botta e risposta a suon di carta bollata.