Per il padre che uccide il figlio adottivo non si applica la pena dell’ergastolo: questo ha stabilito la Corte di Cassazione perché il figlio è solo adottivo.
Lungi dal voler criticare il merito di una sentenza che ha applicato rigorosamente ciò che prevede l’art. 577 del Codice Penale, a nulla vale, quindi, quanto previsto dal nuovo diritto di famiglia che ha equiparato i figli naturali, legittimi e adottivi. Rigore assoluto della Suprema Corte che con quel solo adottivo ha gettato nello sconforto e nella delusione migliaia di figli adottati, da anni impegnati a promuovere la modifica della legge per il diritto alla conoscenza delle origini per i cittadini non riconosciuti alla nascita.
Il fatto, come noto, si riferisce all’uccisione del ragazzo, da parte del padre, per difendere la madre dalla violenza e dallo stato di ubriachezza dell’uomo, condannato all’ergastolo dal Tribunale di Venezia. Ne consegue che per una parte della legge, questo giovane, che ha agito in difesa della mamma rimasta notevolmente ferita, conta meno di un figlio biologico e che anche da morto vale zero.
Se non è barbarie questa, come si può definire il valore nullo attribuito a un figlio cercato, forse amato e desiderato da entrambi i genitori, unicamente perché non consanguineo? C’è da chiedersi, poi, se sia soltanto una legge assurda a fare la differenza o, forse, anche un pensare comune, un modo di esprimersi rozzo e discriminante pure dei media e, purtroppo, talvolta persino degli stessi genitori adottivi che puntualizzano che trattasi di legame non biologico.
Sulla questione mi auguro si pronunci la Corte Costituzionale ma, nel frattempo, già si è attivato il Comitato Nazionale per il diritto alle Origini Biologiche attraverso la Presidente e professoressa Anna Arecchia che ha rilasciato questa dichiarazione al nostro giornale:
Come comitato ci stiamo già mobilitando per protestare contro questa assurda sentenza. Siamo intenzionati ad andare fino in fondo portando avanti anche questa volta una sensibilizzazione in Parlamento affinché venga modificata la norma che ha consentito ai giudici della Suprema Corte di poter applicare quell’incredibile sconto della pena, evidenziando oltre che un’ingiustizia penale, un’ulteriore discriminazione contro lo status di figlio adottivo, rimarcando le differenze rispetto a un figlio naturale e, quindi, relegando il primo a una posizione inferiore rispetto ai figli naturali. Ricordiamo che le varie riforme sull’adozione hanno consentito di rendere perfettamente equiparati i figli adottivi ai figli legittimi, vietando, ma su ciò non siamo d’accordo, addirittura ogni possibilità di conoscere le origini biologiche proprio per sottolineare questo totale inglobamento del figlio nella nuova famiglia. La mancanza del legame di sangue non può essere, a nostro avviso, elemento condizionante per stabilire un migliore o peggiore rapporto tra genitore e figlio. A stabilirne il valore dovrebbe essere esclusivamente il legame d’amore che c’è tra loro.