Mercoledì 13 aprile si è spenta all’età di 87 anni Letizia Battaglia, la fotoreporter nata a Palermo che ha vissuto la realtà in bianco e nero, attraverso il suo occhio fotografico: «Ancora oggi il solo pensare al rosso del sangue mi fa star male. Penso che il bianco e nero sia più silenzioso, solenne, rispettoso. Anche quando guardo la fotografia degli altri cerco il bianco e nero. È un gusto artistico, del mezzo, del risultato».
Il giornalista e senatore della Repubblica Sandro Ruotolo, sulla sua pagina Facebook, scrive: La ricordo così Letizia Battaglia, l’ultima grande fotoreporter italiana, riconosciuta a livello internazionale. È morta oggi, nella sua Palermo. Lei, che ha raccontato la mafia, quella di sopra e quella delle mattanze, con la sua macchina fotografica. La conoscevo dagli anni ’80, l’ho incontrata negli anni delle stragi. La sua foto più famosa è quella dell’omicidio del Presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, dove si vede il fratello Sergio, il Presidente della Repubblica, sorreggere il cadavere del fratello Piersanti appena assassinato. Bello il suo volto, belle le sue mani, bella la sua voce. Mancherà a Palermo e a tutti noi. Ciao Letizia, ciao cara Letizia.
A rendere nota la triste notizia è stato Leoluca Orlando, Sindaco della sua città natale: Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia.
Attraverso la fotografia, nata in lei in quanto urgenza etica, Letizia Battaglia è riuscita a raccontare il dolore. Il suo impegno come fotoreporter è stato portato avanti senza sosta, mettendo sempre il suo grande cuore in ogni scatto, fino al 1992, un anno difficile, come da lei raccontato in un’intervista a La Repubblica: Ho avuto un anno particolarmente orribile, il 1992. Fu una sequenza di morti. Dagli amici più cari alle persone di riferimento come mia madre e Corrao che mi aveva tenuto in cura come fosse un padre. Si era anche chiusa una storia d’amore per me importante. E in quell’anno ci fu la morte di Falcone e Borsellino. Ero talmente infelice che volevo isolarmi da tutto e tutti. Scelsi di andare in Groenlandia. Volevo un deserto di ghiaccio e di freddo. Arrivai a Copenaghen. Ero sfinita, dormii in terra all’aeroporto e la mattina seguente partii per una cittadina di cui non ricordo il nome. Sbarcai. Mi sembrava una di quei non luoghi, nei quali ogni cosa ti è indifferente.
Letizia Battaglia ha sempre fatto della sua fotografia una missione, una vera e propria arma di ribellione che riesce a mostrare la realtà per quello che è, senza infierire in alcun modo, senza crudeltà, ma anche senza abbellirla. Le sue immagini trasmettono una grande sensibilità e, soprattutto, dimostrano cura e dedizione in una composizione elegante. L’utilizzo esclusivo del bianco e nero, quindi, è una scelta legata al desiderio di far prevalere il contenuto sulla forma, far emergere l’anima della fotografia.
Una perdita terribile e non solo per il mondo degli scatti: Letizia Battaglia, infatti, non era “soltanto” una grande fotografa, ma una donna che attraverso la sua arte è riuscita a portare avanti importanti lotte di denuncia e di impegno civile. Un impegno che forse avrebbe voluto concretizzare attraverso la scrittura: Scrivere richiede un esercizio e una disciplina che non mi potevo permettere. La fotografia, no. La fotografia è impulso, decisione e immaginazione. Eppure, nonostante abbia iniziato tardi, nonostante sia stata autodidatta, ha imparato a fotografare d’istinto, perché la fotografia era la lingua con cui poteva davvero comunicare.