Sharenting è un neologismo coniato utilizzando due termini anglosassoni: sharing, condivisione, e parenting, genitorialità. È il fenomeno sempre più diffuso della condivisione online, da parte dei genitori, di contenuti inerenti la vita dei propri figli. Quelli che per molti di noi, adulti, sono album di famiglia da sfogliare in privato con parenti e amici oggi diventano dei veri e propri dossier informatici, indelebili, sulla vita dei minori.
Si constata che ogni anno i genitori condividano online una media di trecento scatti: foto, video e storie che espongono sui social media la quotidianità dei propri figli. Il fenomeno precede addirittura la nascita con contenuti che spaziano dal primo battito fetale alla prima ecografia. Arriva il momento del parto e poi tutto il resto (il primo compleanno, il primo vasino, la prima pappa, la scuola). In molti profili social degli adulti, sia pubblici che privati, i veri “protagonisti” sono proprio loro, i minori.
A prescindere dall’essere d’accordo o meno con l’esposizione dei figli sui social o riguardo le intenzioni con le quali si faccia, che spaziano da assoluta buona fede, ignoranza sui pericoli a narcisismo genitoriale, è importante ribadire che questo fenomeno comporta dei rischi reali.
Il nome di vostro figlio e la sua data di nascita verranno già condivisi facendo sapere, tramite i social, che siete diventati genitori. I vostri profili, inoltre, sono facilmente geolocalizzabili. Durante la crescita del minore si condividono sempre più informazioni: colore preferito, animale del cuore, nome della scuola, tratti caratteriali, abitudini, luoghi frequentati per praticare sport. Tutte informazioni che prima dell’avvento dei social media restavano confinate all’interno delle mura domestiche. Parto dal presupposto che alcune delle mie foto sugli album di famiglia non le mostrerei nemmeno agli amici, figuriamoci a estranei che possono spiare momenti catartici della mia crescita.
Oggi, posso dire di essere stata fortunata ad avere avuto la possibilità di scegliere che cosa, della mia vita, mostrare o meno. I dati legati all’infanzia dei vostri figli possono essere reperiti grazie a rapide consultazioni con i numerosi rischi che ne conseguono. Rischi legati ai furti di identità o di password. Le foto, facilmente scaricabili, possono essere utilizzate anche da terzi in maniera impropria. Pensiamo alle deep fake, immagini e video che vengono manipolati per creare contenuti differenti, alterati, spesso di carattere offensivo e/o sessuale.
Molti, in buona fede, non comprendono i rischi legati alla cattiva pratica di non garantire la privacy sul web dei propri figli. Altri lo fanno per emulazione degli influencer o, semplicemente, si giustificano dietro alla frase “tanto lo fanno tutti”. Ma quella degli influencer è una categoria che invece, spesso e volentieri, monetizza sui contenuti dei figli. Una delle prime giornaliste a parlare del fenomeno, in Italia, è stata Serena Mazzini e se non lo avete ancora fatto vi consiglio di leggere il suo editoriale riguardo il fenomeno dei baby influencer.
In Francia è stata approvata anche una legge (la Loi no 2020-1266 du 19 octobre 2020 visant à encadrer l’exploitation commerciale de l’image d’enfants de moins de seize ans sur les plateformes en ligne) volta alla tutela già impiegata per estendere a questa categoria di minori le tutele già esistenti per i minorenni impiegati in ambiti lavorativi particolari. La legge prevede inoltre che il minore possa esercitare il suo diritto all’oblio. Il minore deve avere diritto alla propria privacy. Diritto al rispetto e alla tutela della propria identità.
Le ripercussioni dello sharenting, sui minori, con il passare del tempo potrebbero divenire gravi dal punto di vista psicologico. Quando i vostri figli cominceranno a navigare online autonomamente, dovranno fare i conti con l’essere (o l’essere stati) esposti pubblicamente o ritrovare immagini molto intime sulle quali non hanno effettuato scelte o consensi. Mi è capitato di guardare tra i video di TikTok legati allo sharenting quello di una madre che prepara una torta per festeggiare la prima mestruazione della figlia, in mondovisione. Trovate veramente giusto condividere un momento così intimo, di una minore, con estranei sul web? Lo avreste voluto, per voi stessi?
È impensabile dover arrivare al pensiero, per un minore, di doversi difendersi dai propri genitori eppure anche un’indagine, del 2020, condotta su bambini svedesi fa emergere che i minori, all’unanimità, vogliono venga chiesto loro il permesso prima di scattare o condividere foto che li ritraggano. Anche la Società internazionale di pediatria è intervenuta nei riguardi del fenomeno di sharenting e reputo, personalmente, che leggi per la tutela dei minori sui social, come in Francia, dovrebbero essere estese ovunque.
Quello che viene postato difficilmente può essere rimosso, quindi le foto e i dati che condividete, anno dopo anno, diventeranno una sorta di archivio digitale tramite il quale vostro figlio verrà schedato. Lo trasformerete, quindi, in un perfetto mezzo per la società del consumo.