Il diritto allo studio, seppur calpestato in ogni sede di governo, ridimensionato da ogni taglio finanziario, resta – per principio – il pilastro fondante di una società che ancora insiste a definirsi “civile”. E se è pur vero che, tra caccia al diverso, guerra tra poveri, vacche ingrassate e banche salvate, l’appellativo di cui sopra sembra non potersi quasi più sposare alla democrazia italiana, quello che da mesi va in scena nella provincia di Caserta è un teatro vergognoso di mala politica e istituzioni tutt’altro che a salvaguardia della gente, per cui, però, nessuno ha ancora mai pagato.
Abbiamo già affrontato sulle nostre pagine di Mar dei Sargassi – al contrario della stragrande maggioranza di quotidiani locali e, soprattutto, nazionali – il dramma che l’Ente casertano guidato dal Presidente Lavornia vive da anni e non solo da ieri, come molti sembrano essersi accorti. Il quadro che abbiamo raccontato è quello di una Provincia sul lastrico, di un bilancio mai presentato per oltre tre anni, di dipendenti senza stipendio da mesi, di strade disastrate e uffici pubblici lerci, con il culminare della vergogna nella situazione d’emergenza che coinvolge gli istituti scolastici, oltre il 90% non a norma in quanto ad agibilità.
Scuole, quelle di Caserta e dintorni, presso le quali, ogni giorno, i ragazzi della zona hanno continuato a recarsi, mentre il rimbalzare delle responsabilità di tali gravissime mancanze spostava un’inevitabile chiusura di aule e locali, mettendo a rischio anche gli esami di Maturità di migliaia di studenti. Chiusura che, a circa un mese dall’avvio del nuovo anno scolastico, è stata ordinata da un decreto del Presidente della Provincia lo scorso venerdì 3 agosto, seppur in via cautelativa.
Mancano i soldi per il ripristino delle condizioni minime di agibilità, che in alcuni casi, quelli meno gravi e apparentemente facilmente risolvibili, si traduce in un semplice certificato; in altri, non pochi, i danni strutturali ai quali mettere riparo sono, invece, ingenti, e l’ok prima della metà di settembre, quando i ragazzi avranno già riempito le cartelle con penne e quaderni, sembra una lontana chimera, un’ipotesi ottimistica. Addirittura, l’Istituto Tecnico Buonarroti di Caserta è stato posto sotto sequestro dalla magistratura per problemi critici riscontrati nel pilastro portante.
Così facendo si vandalizza, ancora una volta, il diritto allo studio, il futuro delle nuove generazioni, il loro regolare processo di crescita umana e professionale. La cultura paga sempre il prezzo più alto a una classe politica inadeguata che se ne frega dei reali interessi e dei diritti della propria gente.
Le reazioni dal mondo della politica, che improvvisamente pare, anch’essa strappata a un lungo sonno di cieli sereni e nuvolette di panna, non si sono fatte attendere. In primis, la voce tuonante del Sindaco di Caserta, Carlo Marino, che ha commentato così il provvedimento provinciale: La decisione annunciata dal Presidente facente funzioni della Provincia di non riaprire le scuole superiori a settembre è inaccettabile e inammissibile. Lavornia è inadeguato, sia nel ruolo che nelle competenze, non ha le capacità per affrontare il problema né di confrontarsi con le istituzioni, a tutti i livelli. Non permetteremo mai che i nostri figli siano privati del diritto allo studio. Da Sindaco della città capoluogo – ha aggiunto Marino – chiedo l’immediata apertura di un tavolo istituzionale, cosa alla quale avrebbe già dovuto provvedere il Presidente facente funzioni, invece di fare decreti dalla dubbia legittimità evitando di confrontarsi con gli interlocutori appropriati. Ormai Lavornia è da quasi un anno che sta svolgendo il suo ruolo, non può nascondersi dietro inutili provvedimenti, sfuggendo ai problemi del territorio. Noi Sindaci siamo pronti a fare la nostra parte per preservare il diritto allo studio dei nostri figli e non permetteremo mai che un inutile decreto metta a rischio l’istruzione dei giovani del territorio.
Anche Sinistra Italiana si è scagliata contro il Presidente Lavornia. “Diritto allo studio” resta la parola chiave, così come per DemA, che, proprio al nostro giornale, aveva denunciato le inadempienze della politica locale a più riprese.
Il Meridione, in un Risiko che lo vede sempre più privato di pedine e azioni di gioco, cerca di restare attaccato al resto della Penisola con le proprie sole forze. Da Roma lo sguardo volge solo e soltanto verso il Nord e le sue aziende di credito venete. Una nuova pagina buia è già stata scritta e, difficilmente, non se ne subiranno ripercussioni. Come sempre, tristemente, ci si attacca a una speranza, a un prossimo capoverso che cominci, finalmente, a raccontare un’altra storia.