Con il congedarsi del mese di agosto coincide la fine delle vacanze estive, non solo per i lavoratori, ma anche per gli studenti, che, messe da parte per qualche tempo le sudate carte, si accingono a riaffollare i banchi. I primi a ritornare in aula saranno quelli bolzanini, che già il 5 settembre rimetteranno piede a scuola, per quelli campani invece tutto ricomincerà il giorno 12. La partenza delle lezioni, però, non significa solo riprendere la routine quotidiana, rincontrare amici e insegnanti, ma anche comprare tutto l’occorrente necessario per affrontare il nuovo anno scolastico: zaini, diari, quaderni, penne e libri costituiscono il corredo dello studente, che deve necessariamente essere pronto per la data d’inizio. Ma quanto spende ogni alunno per l’occorrente?
A darci una risposta ci ha pensato Federconsumatori, che ha calcolato quanto in media ogni studente spenderà nell’anno scolastico 2018/2019. Secondo i dati emersi, stavolta la spesa scolastica sarà di circa 526€ per allievo, marcando un aumento dello 0.8% rispetto allo scorso anno. Particolarmente gravoso sembra essere, come sempre, l’acquisto dei libri di testo, i cui costi sembrano leggermente diminuiti rispetto al 2017 (-1.1%), ma comunque ammontano a 456.10€ per alunno. Tuttavia, l’incremento maggiore si registra sugli astucci e sugli zaini, i cui importi sono aumentati addirittura del 2%.
Ancora peggiore è la situazione descritta da Codacons secondo cui i tetti di spesa raggiungerebbero i 1110€ per studente, circa il doppio, quindi, di quanto previsto da Federconsumatori. Le due associazioni sono comunque d’accordo su una cosa: le cifre più onerose sono quelle che dovranno pagare gli iscritti alle prime classi delle medie (954.80€ pro capite) e delle superiori (1177€). I dati presentati, dunque, che si tenga conto di quelli di Codacons o Federconsumatori, parlano chiaro: per istruirsi, che sia presso una scuola pubblica o privata, non si può essere poveri.
Se è vero che i costi per il corredo scolastico possono essere ridotti evitando di comprare materiali griffati, non si può negare che pure con questi accorgimenti l’istruzione è estremamente cara. Anche perché, seppure oggigiorno è diventata sempre più diffusa l’usanza di acquistare libri usati, ciò diventa spesso impossibile a causa delle nuove edizioni, che quasi nulla hanno di diverso dalle precedenti, adottate dagli istituiti, per cui ogni tentativo di ridare vita ai testi più vecchi si fa inutile. Per di più, bisogna pensare che raramente nel nucleo familiare è solamente uno il componente che frequenta la scuola, per questo i costi per l’istruzione vanno talvolta duplicati, se non addirittura triplicati o quadruplicati.
A tali osservazioni si potrebbe replicare dicendo che ci sono altre risorse che permetterebbero ai ragazzi di esercitare il loro diritto a studiare: ad esempio, numerosi sono i Comuni che elargiscono contribuiti per lo studio a famiglie bisognose. Tuttavia, va sottolineato che spesso questi incentivi arrivano con ritardo, costringendo i genitori ad anticipare le somme, a risparmiare su altri beni necessari e lasciandole aspettare, anche per anni, il rimborso di quanto è loro dovuto. In tutto ciò, non viene tenuto presente il fatto che spesso le scuole pubbliche richiedono una tassa di 100€ per l’iscrizione, quota che dovrebbe coprire spese di cancelleria, che in realtà scarseggia negli istituiti.
Nonostante l’art. 34 della Costituzione italiana sancisca apertamente che la scuola è aperta a tutti e che l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita, le cifre presentate dimostrano che in realtà nel Bel Paese l’istruzione è, più che un diritto, un lusso che solo in pochi possono effettivamente permettersi.