Quello di raggiungere le zero emissioni è il più ambizioso, nonché il principale obiettivo del tanto discusso Green Deal europeo. Le misure pensate per metterlo in pratica sono numerose e non si fermano alla semplice riduzione di CO2: prima di tutto, l’accordo si impegna a sostenere la transizione energetica e a non farlo solo economicamente, ma anche offrendo il necessario supporto tecnico ai Paesi e alle imprese. Sono numerose le ulteriori misure previste, come quella di vietare l’obsolescenza programmata dei dispositivi elettronici, incredibilmente inquinanti, o quella di finanziare progetti atti a educare aziende e privati cittadini al ricorso a un’economia più verde.
Proprio recentemente, però, abbiamo criticato la propensione a non realizzare appieno – o addirittura per niente – gli obiettivi a lungo termine che l’Europa si pone per rendere la propria attività produttiva più sostenibile. Le difficoltà, che certamente dipendono dagli interessi che un’economia green potrebbe danneggiare, si acuiscono quando i progetti internazionali non presentano un programma chiaro su come distribuire le azioni nel corso del tempo. Sembra, però, che uno dei Paesi membri abbia trovato, o almeno ci stia provando, una soluzione che, se di successo, potrebbe essere d’esempio per il resto dell’UE. Si tratta della Scozia, che ha approvato il piano di riduzione delle emissioni di CO2 più ambizioso: azzerarle entro il 2045, cioè cinque anni prima del programma europeo.
In passato, la Scozia era stata criticata dalla Commissione del Regno Unito per i cambiamenti climatici perché aveva presentato obiettivi che apparivano poco praticabili e per i quali non aveva mai neanche fissato una data finale. Nel 2018, infatti, Edimburgo parlava di emissioni ridotte del 90%, facendo un passo indietro rispetto al 100% proposto da altri Paesi, e si difendeva parlando di fattibilità e della sensazione che i loro obiettivi sarebbero stati gli unici a essere raggiunti.
In due anni, però, le cose sono cambiate, e attualmente la Scozia pare avere un programma concreto non solo per il raggiungimento della neutralità climatica, ma per farlo in anticipo rispetto al resto d’Europa e del mondo. E, proprio per rimediare alla scarsa lungimiranza dei progetti a lungo termine, il piano appena approvato dal governo prevede degli obiettivi intermedi che permettano di seguire il giusto percorso. In pochi anni, la Scozia è infatti riuscita a dimezzare le emissioni rispetto a trent’anni fa, e intende arrivare al 54% entro la fine dell’anno. Gli obiettivi successivi saranno del 75% entro il 2030 e del 90% per il 2040.
Ovviamente non è detto che il progetto funzioni e tutto starà nel modo di gestire l’emergenza climatica in atto. Eppure, sembra essere sulla buona strada e l’ha dimostrato grazie ai grandi progressi fatti finora, con il 75% dell’energia prodotta con fonti rinnovabili. Un traguardo ancora più lodevole, se si pensa che fino a qualche anno fa la Scozia era uno dei principali produttori di petrolio e gas del Mare del Nord. Quello della transizione energetica è un tema molto discusso: passare a fonti di energie rinnovabili sembra sempre economicamente svantaggioso, anche se secondo un report del 2019 dell’International Institute for Sustainable Development, per sostenere la transizione energetica verso fonti di energia pulita basterebbe un decimo dei finanziamenti attualmente destinati ai combustibili fossili. E l’ottima riuscita della Scozia dovrebbe esserne la conferma.
Tutte le centrali a carbone sono state chiuse entro il 2016, è stato approvato un piano da 150 milioni di sterline per aumentare l’efficienza energetica delle abitazioni e si ha in programma di piantare 10mila ettari di alberi ogni anno. Insomma, pare che la Scozia sia sulla strada giusta e potrebbe rappresentare un grande esempio per il resto dell’Europa. In più, è riuscita a farlo tenendo conto di tutti gli aspetti della sostenibilità. Secondo la definizione internazionale, infatti, la sostenibilità non riguarda esclusivamente il basso impatto ambientale delle attività umane, ma ha molto a che fare anche con altri aspetti della vita quotidiana, da quelli economici e quelli dal profilo sociale. Che si tratti di accompagnare i lavoratori nella transizione energetica perché i vecchi operatori non restino senza lavoro, o che sia l’accesso al cibo o all’istruzione, gli obiettivi di sostenibilità dovrebbero garantire una vita dignitosa a tutti nel pieno rispetto delle norme ambientali.
E la Scozia è riuscita anche in questo, garantendo quella giustizia sociale che spesso è ampiamente ignorata e non lasciando che alcuna comunità pagasse il prezzo dei suoi piani più green. In fondo, nessuno mette in dubbio che sia difficile, ma l’esempio scozzese mostra che il passaggio alla sostenibilità è assolutamente possibile. E allora noi altri non abbiamo più scuse per non riuscirci.