I vertici dell’NHS (National Health Service), il servizio sanitario pubblico del Regno Unito, hanno riferito prima delle festività di Natale che non è possibile garantire la sicurezza dei pazienti. Stephen Powis, direttore del servizio sanitario inglese, sconsiglia di bere alcolici fino a eccedere, arrivando al punto di dover andare al pronto soccorso. L’NHS resta assicurato solo per i codici rossi, le persone in pericolo di vita immediato.
Uno sciopero nazionale epocale vede coinvolti migliaia di infermieri e infermiere del servizio sanitario britannico e, senza infermieri, un sistema sanitario si ferma. I dipendenti dell’NHS, guidati dal sindacato Royal College of Nursing, hanno chiesto un adeguamento dei salari all’inflazione galoppante. Il Premier Rishi Sunak ha ribadito di essere pronto a negoziare ma solo sulla base di adeguamenti ritenuti sostenibili per il bilancio dello Stato. Al momento, non sembrano ben accolte le rivendicazioni dei lavoratori pubblici.
Un infermiere italiano sogna quello che un collega inglese ottiene in busta paga. Vero che il costo della vita in UK è più alto, ma la sostanziale differenza sta sia nella formazione che nella possibilità di fare carriera in modo veloce e trasparente con il riconoscimento di titoli e di competenze che in Italia non è ancora totalmente previsto. In particolare per le specializzazioni infermieristiche in area clinica. Gli infermieri in Regno Unito scioperano per chiedere aumenti di stipendio del 17%. Uno stop epocale, il primo in oltre un secolo.
Da eroi della lotta al Covid a inaccettabile un aumento salariale del 20% è, dunque, la risposta da parte del governo britannico. Dopotutto, è più semplice applaudire balconi che riconoscere, concretamente, un professionista.
Noi che guardiamo, con brama, gli stipendi dei colleghi del Regno Unito dobbiamo tenere ben a mente che gli “eroi” servono solo quando fa comodo per poi essere dimenticati e gettati nella spazzatura. Parlo dell’Italia, dove ci vengono attribuite responsabilità, anche legali, di una professione intellettuale ma siamo trattati, a tutti gli effetti, come working class.
Questa protesta nel Regno Unito, oltretutto, è la prima in 106 anni di storia del sindacato Royal College of Nursing (RCN). Ma da che cosa è piegata la sanità pubblica britannica? Mancanza di personale (soprattutto post Brexit), lunghe liste di attesa e fondi mal spesi. Insomma, nulla di nuovo per le nostre orecchie. Vi è infatti nel nostro Paese una situazione analoga data, in primis, da carenza di personale, liste di attesa da snellire, territorio da potenziare, sistema dell’emergenza e urgenza al collasso.
Riporto le parole di Pat Cullen, segretario generale e amministratore delegato del Royal College of Nursing: «I pazienti corrono un grande rischio quando non ci sono abbastanza infermieri. La nostra azione di sciopero sarà tanto per i pazienti quanto per gli infermieri, abbiamo il loro sostegno nel farlo. Quando inizieremo ad agire, i politici in ogni parte del Regno Unito saranno sfidati a sostenere il loro personale infermieristico e a comprendere la forza del sostegno pubblico».
Se penso sia etico uno sciopero del SSN? Sì. Se penso che in Italia, conoscendo dall’esterno il mondo sindacale, avverrà mai uno sciopero del genere? No. Se individualmente temiamo per i rischi che possono correre i pazienti, a mio avviso il pericolo è di gran lunga maggiore nel lasciare che un SSN si deteriori e si consumi per forza di inerzia. Arriveremo, inevitabilmente, a un punto di collasso totale senza un drastico e coraggioso cambio di rotta che comprenda, in primis, valorizzazione e rispetto delle risorse umane all’interno del SSN pubblico (in qualsiasi parte del mondo esso sia).
A questa situazione problematica si aggiunge il futuro inverno demografico, quindi una popolazione sempre più fragile che accederà, nella stragrande maggioranza dei casi, a un SSN pubblico senza personale e senza risorse. In tempi di pandemia e di emergenza, molti hanno sentito la paura tangibile di accesso selettivo alle cure. Che cosa fareste, oggi, se questa ipotesi in un futuro prossimo si paventasse come reale e parte della quotidianità?