Gli scavi archeologici di San Lorenzo Maggiore, a Napoli, si trovano nei pressi di Piazza San Gaetano, luogo dove erano riuniti gli edifici nei quali si amministrava la giustizia e si riunivano affaristi e commercianti. L’area corrisponde all’agorà di età greca e al foro di età romana, di cui faceva sicuramente parte la basilica paleocristiana, la quale occupava la zona su cui attualmente è eretta la chiesa omonima degli scavi.
Quest’ultima, una delle più venerate e importanti di Napoli, è un vero e proprio gioiello voluto da Carlo I d’Angiò nel 1270. Al suo interno è custodita la tomba di Giovan Battista Della Porta e ospita il Museo dell’Opera, realizzato nei luoghi del convento e del campanile, come racconta Antonio Emanuele Piedimonte nel suo Napoli. Lo storico campanile, prima sede dell’amministrazione pubblica, è stato al centro di numerosi episodi che hanno segnato la storia di Napoli, in primis la rivolta di Masaniello. Ancora oggi, sulla facciata, è possibile vedere gli stemmi degli antichi Seggi.
La zona era una grande struttura che fungeva da mercato coperto, oltre che da luogo funzionale all’amministrazione della giustizia. Sin dall’antichità, la piazza fu il centro di numerosi episodi politici, dove si riunivano le dodici Fratrie, si ricevevano ambasciatori stranieri e si richiamava il popolo quando era necessario accorrere alle armi per respingere gli attacchi dei Saraceni prima e dei Longobardi poi. Infine, si accoglievano gli imperatori romani che facevano visita alla città.
Nell’antica Neapolis, il Decumano Maggiore era orientato esattamente in direzione del punto in cui il sole s’innalzava all’alba del Solstizio d’Estate, ovvero sull’asse cardinale est-ovest. La benevolenza degli dèi nel giorno in cui il sole è al massimo del suo splendore, come principio luminoso, infatti, illuminava con il suo primo raggio l’intero decumano che, non a caso, era consacrato all’Apollo iperboreo.
Il foro, posto in asse con il Decumano Maggiore, è ancora oggi visibile negli scavi di San Lorenzo Maggiore per una fortunata coincidenza. In epoca medievale, infatti, a seguito di violentissimi nubifragi, una colata di fango livellò quest’area che formava una sorta di valle. Di conseguenza, il nuovo piano stradale venne rialzato solo in questa zona di una decina di metri rispetto al reticolo viario preesistente. Per contro, nel resto del territorio interessato, i decumani restano strade senza soluzione di continuità che si rifanno ai tracciati greci e romani, conseguentemente irraggiungibili. È proprio questo uno degli aspetti che determina l’unicità del Centro Storico di Napoli, bene Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Un viaggio nel tempo straordinario, quello tra gli scavi di San Lorenzo Maggiore, lungo quasi duemilacinquecento anni, dove è ancora possibile scoprire alcuni dei reperti più importanti della città. La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei ha riportato alla luce tantissime decorazioni, mosaici ed edifici di grande interesse. Tra questi vi è la profonda vasca che contiene un impianto di ingegneria idraulica molto complesso datato IV-III secolo a.C.
Il grande lavoro svolto dagli archeologi ha permesso di restituire unitarietà all’edificio antico che era stato scoperto nel settore sud-occidentale. Una vasta costruzione, probabilmente una schola, sede di corporazioni sacre o artigianali, che si caratterizza per una maggiore antichità sia per la presenza di decorazioni che di pavimenti di pregio.
È sicuramente una tappa obbligatoria per i turisti, ma anche per i napoletani amanti della storia, soprattutto perché, come spesso accade nell’archeologia urbana partenopea, gli scavi di San Lorenzo hanno evidenziato l’incredibile stratificazione che lega in un’unica successione planimetrica e funzionale le diverse epoche: dalle origini greche a oggi, passando per il periodo tardo-antico e medievale.
L’ex Soprintendente Pietro Guzzo ha detto: Napoli è una città che è stata abitata fin dall’età arcaica e la necropoli in via Nicotera (VII sec. a.C.) ne è un esempio. Ha continuato negli anni senza fermarsi mai, grande città di cultura greca e poi d’epoca bizantina. Insomma c’è una continuità impressionante di vita dall’antichità a oggi. Abbiamo due città, una sopra l’altra e lo si vede dai lavori della metropolitana. Certo, c’è molto da fare e bisogna combinare saggiamente quello che era la città di ieri con quella di oggi per costruire la città di domani. Difficile dargli torto.