Basta un poco di zucchero e la pillola va giù: così cantava nel celebre film Mary Poppins, pellicola che ha allietato più generazioni, e così sembra sia accaduto in pochissimo tempo in quel contesto caotico della politica napoletana dove l’infanzia birichina e variegata del Partito Democratico locale e non solo si è trastullata per anni seguendo le peggiori scelte, imposte pur in presenza di tanti uomini e donne che ne chiedono da tempo un rinnovamento effettivo mandando in soffitta personaggi ambigui con scopi del tutto personali.
È degli ultimi giorni della settimana scorsa la novità relativa all’elezione di un senatore nel collegio reso vacante a seguito della scomparsa di Franco Ortolani in quota M5S, una competizione elettorale non di secondo piano, prova generale per le imminenti scadenze con la partecipazione di buona parte del corpo elettorale della città.
Un’intesa, quella annunciata tra il PD e il movimento politico DemA del Sindaco Luigi de Magistris, con apertura a forze minori della sinistra, sul nome del collega Sandro Ruotolo, giornalista noto per la sua lunga collaborazione con Michele Santoro e le scottanti inchieste che hanno reso indispensabile porlo sotto scorta per non aver fatto mai sconti a nessuno, insomma un professionista con la schiena dritta e di tutto rispetto.
Fare un’analisi sul come si sia giunti a questo accordo fa parte dei giochi legittimi della politica ma una domanda, forse anche due, ritengo sia più che lecita: rientra il tutto in quella che sembra essere davvero la svolta del Segretario Nicola Zingaretti oppure è un’occasione unica per sbarazzarsi dell’attuale Presidente della Regione De Luca aprendo a de Magistris e ai movimenti in un contesto, quello napoletano, molto particolare, divenuto vero e proprio laboratorio politico con un PD inconcludente e a più voci?
La soluzione Ruotolo potrebbe anche costituire un’eventuale premessa per una candidatura molto giovane e tutta al femminile a Sindaco della città lasciando la corsa alla Regione al PD? Fantasie politiche? Può darsi. Confermerà il suo sostegno alla coalizione Italia Viva dell’imprevedibile mina vagante Matteo Renzi rendendo un buon servizio al suo ex partito? Troppe le domande le cui risposte saranno consequenziali al buon risultato di fine febbraio per il seggio senatoriale.
In prima istanza, va detto che l’operazione che sembra ormai nella fase decisiva vede un de Magistris tutt’altro che fuori gioco o isolato, sicuramente con una strategia vincente che pone le premesse per quell’intesa allargata da tempo auspicata dall’ex PM, alla faccia dei rosiconi ed eterni nemici per principio. Una strategia che ha tenuto conto della svolta Zingaretti, certamente non un interlocutore come quel Renzi borioso e arrogante delle incursioni in città per sostenere la sua candidata a Primo Cittadino tristemente bocciata dall’elettorato.
Il Segretario del PD, infatti, è apparso, in particolare nella scorsa settimana, come folgorato d’incanto sulla via di Damasco dichiarando di voler dare una sterzata al suo partito uscito con le ossa rotte dall’ultima competizione elettorale nazionale, una vera e propria rifondazione, una nuova creatura, dando così anche una risposta a quella mina vagante che lavora da tempo con pazienza certosina a ben altre alleanze strizzando l’occhio anche alla destra salviniana, pur di dare il colpo mortale a quel partito del quale è stato il rottamatore.
Una strategia, quella del Sindaco, che avrebbe meritato una maggiore coesione tra quelle forze di ciò che resta della sinistra, in particolare quella parte che ha messo in gioco una personalità di tutto rispetto come lo storico Prof. Giuseppe Aragno, per scongiurare la consegna di una parte della città alla destra di Matteo Salvini costituendo una pericolosa premessa per l’immediato futuro della Regione e del Comune. Ma, come sempre, le lotte intestine sono puntualmente capaci di fare danni accontentandosi di percentuali insignificanti pur di difendere scelte individualiste.
Strana e incomprensibile come sempre la posizione del M5S, alleato di governo del PD, non interessato, almeno fino al momento in cui scrivo, all’accordo sul nome di Sandro Ruotolo, forse forte di un risultato eccellente riportato alle scorse elezioni, in verità difficilmente riproducibile in presenza del momento caotico che vive il MoVimento, frutto delle scelte scellerate di un Luigi Di Maio che continua a perdere pezzi, incapace di guardare oltre, a un futuro prossimo con scadenze che potrebbero dargli il colpo finale. Incomprensibile, poi, il silenzio di Roberto Fico che forse ha già programmato il suo futuro post-presidenziale, senza comprometterlo con le singolari decisioni del capo politico del suo partito che sembra perseguire scelte territoriali fuori da ogni logica politica.
Va detto, con molta onestà e realismo, che la conquista del seggio senatoriale è cosa né semplice né scontata ma la credibilità e la notorietà di Ruotolo potrebbero segnarne la differenza, essere occasione di svolta non solo per il movimento del Sindaco di Napoli ma anche per il Partito Democratico da tempo assente dalla scena napoletana se non con riferimenti di dubbia validità e credibilità. Le scorse elezioni comunali ne sono la prova più evidente.
Un post apparso sui social di un vecchio militante del PCI prima e del PD oggi, mi è sembrato scattare la fotografia precisa di un modo di pensare che è stato ed è la vera causa dell’indebolimento crescente del Partito Democratico sempre combattuto tra vecchie logiche e schemi stantii: questo accordo, sia chiaro, non significa salvare il Sindaco. Salvare chi, come, quando? Questo accordo, caro militante, se servirà – anche – a salvare qualcosa, salverà in parte il tuo PD, dormiente in città come in regione, fermo sulle solite rigide posizioni ammorbiditesi soltanto nell’era peggiore del renzismo, subito in silenzio assistendo e partecipando alla peggiore stagione del partito sin dalla sua costituzione.
A volte, il buon senso e l’intelligenza politica servono a far digerire anche ai più duri il boccone più amaro. Come cantava Mary Poppins, basta un poco di zucchero e la pillola va giù. La pillola va giù.