Nel corso di questa rubrica abbiamo spesso toccato il mondo dei fumetti, ma solo tangenzialmente, grazie alle numerose connessioni che l’arte cinematografica ha stabilito, soprattutto nelle ultime decadi, con le storie sequenziali su carta stampata. Ci sembrava giusto, dunque, dedicare per la prima volta un articolo alla nona arte, partendo da una novità editoriale italiana appena uscita nelle edicole. Parliamo di Samuel Stern, nuovo personaggio edito dalla Bugs Comics, creato e sceneggiato da Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, nonché illustrato da Luigi Formisano.
Ci troviamo nell’attuale e piovosa Edimburgo e il protagonista dalla rossa capigliatura – omonimo di Samuel Miklos Stern, orientalista ungherese di origini ebraiche – gestisce una libreria antiquaria in cui vengono restaurati volumi rari e antichi chiamata Derryleng Bookshop. Questa, almeno, è la facciata ufficiale. In realtà, Samuel è un demonologo che si occupa di possessioni e infestazioni, partendo però da presupposti filosofici interessanti che chiamano direttamente in causa elementi tipici della psicologia del profondo, o archetipica, di impostazione junghiana.
Ma andiamo per gradi: Samuel Stern è principalmente un fumetto horror che, cinematograficamente potrebbe rientrare nel sotto-genere dell’horror soprannaturale di stampo demoniaco, rinverdito negli ultimi anni da un lato grazie alla Blumhouse Productions con titoli, diventati poi franchise, come Paranormal Activity (2007), Insidious (2011), Sinister (2012), dall’altro grazie alla Warner Bros. con i film legati al cosiddetto Conjuring-verse, franchise iniziato nel 2013 appunto con L’evocazione – The Conjuring.
Sul versante della carta stampata è inevitabile, anche se prematuro, il confronto con i colleghi bonelliani Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo creato da Tiziano Sclavi nel 1986, e Dampyr, il cacciatore di vampiri, di sanguemisto, creato da Mauro Boselli e Maurizio Colombo nel 2000. Solo il tempo potrà dirci di più. A livello internazionale il riferimento è invece John Constantine, il detective del paranormale – creato da Alan Moore sulle pagine della serie Swamp Thing nel 1985 e poi autonomizzato su una serie tutta sua, Hellblazer, da successivi autori –, portato sul grande schermo dal regista Francis Lawrence nel 2005 col volto di Keanu Reeves in Constantine.
In questa prima avventura, il nostro si trova ad avere a che fare con una famiglia la cui figlioletta di 4 anni manifesta i segni evidenti di una violenta possessione demoniaca. Non è casuale però che i genitori della piccola stiano vivendo un brutto momento in quanto Robert, il marito, ha perso il lavoro e si è rifugiato nell’alcool. I rapporti tra i coniugi sono dunque molto tesi e sfociano spesso in liti alle quali la bambina assiste involontariamente. Nel corso dell’indagine, grazie a un rituale sciamanico ed evidentemente tramite delle capacità psichiche intrinseche, Samuel riesce a penetrare letteralmente tra i ricordi della bimba a a individuare la Crepa, ovvero il trauma che ha generato il demone.
Sì, perché nel mondo di Stern gli scossoni psicologici, sotterrati nell’inconscio, non determinano soltanto ferite dell’anima ma creano vere e proprie fratture nella psiche dalle quali possono scaturire terribili entità che prendono possesso delle persone. Il dolore, le paure e le ferite che ci portiamo dietro si accumulano dunque in un grosso serbatoio che rischia di scoppiare o di incanalarsi piuttosto in forme demoniache che si traducono in fenomeni di possessione.
Tale serbatoio, nelle parole dello stesso protagonista, costituisce l’Ombra, l’archetipo indicato da Carl Gustav Jung come il lato sommerso della nostra personalità con il quale dovremo fare i conti se vogliamo diventare persone complete. Un insieme di caratteristiche che costituisce l’opposto del nostro carattere cosciente e che tuttavia influisce nella nostra sfera razionale senza che ce ne accorgiamo. L’Ombra, inoltre, è presente in molte storie dell’orrore come specchio o Doppio negativo dei protagonisti (Doppelanger): dal cinema espressionista tedesco degli anni Venti de Il Gabinetto del dottor Caligari (1920) fino all’attuale horror sociologico di Jordan Peele Noi (2019), oppure, in ambito letterario, dalle storie gotiche di E. T. A. Hoffman – L’uomo di sabbia (1815) in particolare – a quelle di stampo più prettamente esoterico di Gustav Meyrinck come Il golem (1915).
Nelle tradizioni esoteriche, l’Ombra diventa il Guardiano della Soglia, ovvero la personificazione di tutto ciò che di negativo abbiamo accumulato karmicamente nel corso di varie vite e che, come un classico antagonista narrativo, si oppone al nostro eventuale accesso alla percezione del mondo invisibile, nascosto sotto la patina della realtà che viviamo tutti i giorni o, semplicemente, alla nostra realizzazione come persone. Oppure, banalmente, l’Ombra è quella strana forza inconscia che ci fa lo sgambetto facendoci cadere e rompere una gamba proprio nel giorno di un importantissimo esame all’università che in realtà non ci sentiamo pronti ad affrontare. Comunque la vogliamo mettere, essa è una forza apparentemente oppositiva che fa parte di noi e che va riconosciuta, nonché integrata nella nostra psiche. Se lasciata a se stessa, può provocare, nel migliore dei casi, dei piccoli tic, idiosincrasie, oppure nevrosi patologiche, nel peggiore invece si arriva alle cosiddette inflazioni psichiche, vale a dire fenomeni di frammentazione dell’io, paranoie e schizofrenie.
Nel fumetto di Fumasoli e Filadoro, l’Ombra si manifesta fisicamente tramite i classici sintomi della possessione: glossolalia, ovvero associazioni sillabiche prive di senso, forza fisica sovrannaturale, tono di voce gutturale – reso nel fumetto con un lettering tremolante all’interno dei baloons (nuvolette) –, nonché aggressività e deformazioni del volto – molti di noi avranno sicuramente visto L’esorcista. Tali manifestazioni, inoltre, potrebbero essere interpretate, sempre secondo la psicologia junghiana, come possessioni da parte di complessi psichici autonomi. Che cosa sono? In breve, si tratta dell’accumulo di forti reazioni emotive alle più svariate situazioni esterne, sia positive che negative, che si stratificano nella psiche fino a formare dei veri e propri conglomerati o complessi a tonalità affettiva molto intensa. In altre parole, entità autonome cariche di una forte energia psichica. Tali entità potrebbero addirittura esprimere una propria volontà e manifestarsi nel mondo fisico tramite un umano, almeno questo è quello che succede in Samuel Stern.
Anche gli Obscurus, forze oscure create involontariamente dai bambini maghi costretti a sopprimere i loro poteri nel potteriano Animali fantastici e dove trovarli (2016), non sono altro che ulteriori metafore di tali complessi psichici autonomi che ricadono comunque nelle caratteristiche dell’Ombra, concetto che, come tutti gli archetipi, contiene tanti elementi affini che orbitano attorno a un nucleo di significati sfuggente e non incasellabile perfettamente. Ma le analogie con il pensiero junghiano non finiscono qui.
Nell’introduzione del fumetto, in cui è lo stesso protagonista a prendere la parola in forma di diario, si parla della rimozione dell’anima come caratteristica determinante della nostra società occidentale. La negazione di una forma di coscienza indipendente dal corpo ha sì liberato l’uomo di molte costrizioni dogmatiche inculcate dalle istituzioni religiose, ma ha anche lasciato l’individuo nudo, privo di un cuscinetto psicologico che protegga la sua psiche dal vuoto e dal gorgo nichilistico in cui la nostra società secolarizzata è sprofondata. Nelle parole che gli autori hanno messo in bocca a Samuel Stern, risuonano gli avvertimenti del noto psicologo svizzero sulle probabili derive che può prendere una società che nega il concetto di anima e quindi priva la persona di quelle esigenze psicologiche che una volta venivano assolte, pur con tutti i loro limiti, dalla religione e dai miti. Non è un caso che Jung parlava di come gli antichi dei si fossero trasformati in malattie psichiche. Venuta a mancare tale rete di sicurezza, questi ritornano in forma di patologie mentali o di possessioni da parte di complessi autonomi che, soprattutto nel caso di Stern, prendono connotati demoniaci.
È dunque molto affascinante il modo in cui tutto questo viene tradotto narrativamente in una storia che, se da un lato rientra nei canoni di un genere, dall’altro attiva – o costella, si direbbe in gergo psicanalitico – alcuni archetipi universali fondamentali che, come abbiamo visto, mettono in gioco molto più di quanto si pensi a una lettura superficiale. Tale operazione viene svolta in modo semplice e avvincente, con una trama lineare che tocca al tempo stesso drammi quotidiani di cui purtroppo veniamo a conoscenza dai media e grandi temi filosofico-psicologici che sotterraneamente attraversano la vicenda.
Che fumetto sarebbe poi se non ci fosse una spalla efficace ad aiutare il protagonista? Ecco che a svolgere la funzione archetipica di alleato e/o mentore troviamo Padre Duncan, prete irlandese dai modi spicci che funge da ottimo contraltare al carattere ombroso di Samuel. Non è solo una contrapposizione caratteriale quella tra i due, si tratta anche di un confronto culturale che vede da un lato la visione del mondo cattolico – che contempla i classici rituali esorcistici – e dall’altro, invece, una weltanschauung più ampia che include riti sciamanici siberiani, ovvero pratiche psichiche di guarigione dell’anima appartenenti a latitudini molto lontane dalle nostre. Ecco quindi che in Samuel Stern le pratiche cattoliche si affiancano a quelle sciamaniche nel corso del rituale di liberazione della bambina – che riserva non poche sorprese su cui ovviamente tacciamo – in un curioso sincretismo al servizio della narrazione. Le sorprese, però, non riguardano solo il modus operandi dei due esorcisti nel risolvere le questioni soprannaturali, ma anche il finale dell’episodio che prende derive inaspettate per un fumetto seriale, pur dalle ambizioni autoriali.
Dal punto di vista strettamente tecnico, non osiamo spingerci in una disanima che esula dalle nostre competenze, per cui ci limiteremo solo a dire che il tratto con cui vengono rese le avventure dell’antiquario scozzese è netto e deciso quanto serve nelle scene di quotidianità. Forse avremmo gradito qualche guizzo maggiormente evocativo nelle scene a tinte sovrannaturali. Essendo ovviamente solo al primo numero, non è affatto escluso che l’aspetto visivo si evolva in forme diverse e imprevedibili.
Come in ogni narrazione seriale che si rispetti, in questa prima avventura sappiamo ancora poco del passato del protagonista. Veniamo soltanto a conoscenza di una figlia piccola in collegio, inconsapevole del padre. Come è giusto che sia, confidiamo che tali informazioni vengano centellinate e dosate, a seconda degli archi narrativi orizzontali che verranno sviluppati nel corso della serie. Tuttavia, un plauso va sicuramente alla Bugs Comics che ha scelto coraggiosamente di uscire solo in edicola, in una fase in cui purtroppo il fumetto venduto dai giornalai – come si diceva una volta – è sempre più in crisi, avendo trovato casa maggiormente nei negozi specializzati – dicesi fumetterie –, nelle librerie e negli shop online.
In conclusione, un esordio davvero affascinante, ricco di elementi di interesse su più livelli, che costituisce un’ottima introduzione al personaggio e al suo mondo. Attendiamo con curiosità l’evoluzione di Samuel Stern.