Meglio così, intendiamoci. Qualunque sia il fine che sta portando Matteo Salvini, il leader della Lega e (soprattutto) i suoi adepti, dai militanti ai mezzi d’informazione, a frenare l’escalation di violenza verbale prodotta nei confronti di migranti e richiedenti asilo, il risultato è comunque una brezza gentile e leggera che offre una limpida boccata d’ossigeno nel bel mezzo di una fetida atmosfera creata ad hoc dalle forze di centrodestra per raggiungere il risultato già ampiamente messo in cassaforte: i seggi in Parlamento.
Già, perché all’indomani del 4 marzo, con l’esito delle urne che, di fatto, premiava la sponsorizzazione dell’odio razziale e la guerra tra poveri studiata a tavolino per far breccia tra i nervi scoperti di una popolazione disillusa e malinformata, giornali, televisioni e social smettevano d’improvviso i panni del diavolo pronto a demonizzare il più debole, il vicino di casa dalla pelle di colore diverso, e voltare lo sguardo condito da un lurido ghigno di fronte alle bombe di Aleppo o alle onde del Mediterraneo che inabissavano vite e speranze.
E poco importa se di governo e possibili formazioni si parlerà ancora per diverse settimane senza nuove soluzioni, l’obiettivo è completo, la sedia occupata, il garante schierato in plancia di comando, il secondino piazzato sulla vedetta di sicurezza. Nessuno più può scappare, adesso, conta solo mantenere l’ordine e cambiare bersaglio.
Dovesse riuscire, Salvini, a occupare quel ruolo di premier che tanto pare agognare, spariranno del tutto – ne siamo certi – gli attacchi alle migliaia di profughi che occupano i centri d’accoglienza, si dissolveranno nel nulla dei loro contenuti tutte le promesse di espulsioni di massa e rimpatri che sono stati il cavallo di razza che ha condotto il gruppo verde a godere di un’impensabile fetta di preferenze dell’elettorato italiano.
Il motivo? È semplice, ed è tutto ciò che gli è sempre stato elegantemente contestato dall’ex Presidente della Camera, Laura Boldrini, e dalle poche menti libere di un giornalismo sempre più asservito al portafogli di chi inoltra il bonifico a fine mese nelle casse dei direttori. Tramutare in pratica ciò che Salvini, Meloni, le forze neofasciste, e talvolta anche il MoVimento 5 Stelle, hanno spesso sbandierato come scopo primario del proprio, probabile mandato è materialmente impossibile, pertanto, non avendo più in chi governa l’obiettivo delle proprie vergognose invettive, dovranno ridurre il fuoco caricato in ingenti quantità nei loro cannoni d’odio deposti appena un mese fa.
Certo, spiegheranno che l’impossibilità di riconoscere la maggior parte dei clandestini sprovvisti di documenti è, anche quella, una colpa della legislatura appena passata alla storia, sorvolando sul fatto che l’attuale legge che regola l’immigrazione in Italia non porta esattamente il nome dei bersagli su cui, negli ultimi cinque anni, hanno scaricato ogni possibile dose di veleno, ma quelli amici di Umberto Bossi e Gianfranco Fini. Racconteranno che, per qualche assurdo motivo – estraneo a chi ancora è in grado di usare il cervello –, i mille parenti affibbiati a Laura Boldrini avranno trovato il modo di coprirli e, perché no, finanziarli a spese degli italiani.
Chissà cosa si inventeranno per spiegare agli abitanti del Centro Italia che nessun hotel li accoglierà, e che i container, esattamente come ancora succede per molte famiglie de L’Aquila, continueranno a essere per molti anni a venire la loro unica dimora.
Adesso che i migranti non fanno più paura, persino le trasmissioni delle reti amiche di Mediaset non hanno più motivo di accendere gli animi, ed ecco che Belpietro con il suo Dalla vostra parte viene spedito in pensione anticipata. Chissà, racconteranno che il presente è un esperimento interno di abolizione della riforma Fornero, ma forse neanche i loro ex spettatori questa se la berranno.
Adesso che i migranti non fanno più paura, a incutere timore è bene che comincino a essere proprio Salvini e tutta la compagnia che sul razzismo e sull’odio ha basato la propria scalata al potere, è bene che a farci guardare attorno con sospetto, anzi con la certezza della loro pericolosità, siano i gruppi neofascisti che nella palude generata hanno liberamente sguazzato con il benestare del precedente ministro dell’Interno.