Continua, in un clima di perenne campagna elettorale ed esternazioni contraddittorie a settimane alterne, la lotta serrata tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il green pass è da qualche mese l’elemento conteso che funge da calamita nei confronti di quell’area no vax e no mask, potenzialmente un piccolo tesoretto di consensi, che i due non hanno intenzione alcuna di mollare. La Giorgia nazionale, che si oppone alla certificazione verde e al vaccino obbligatorio, non va oltre i suoi no e non indica soluzioni alternative; contrariamente, il virologo Matteo Salvini, che sostenne l’inutilità dei vaccini agli under 40 lo scorso luglio, di recente si è espresso così: «Da ventuno anni in su, sono d’accordo».
Ma l’ex Ministro dell’Interno, che non riesce proprio a dire no al Presidente del Consiglio Draghi, non trova man forte neanche nel suo partito e nei suoi massimi esponenti. Per un Giorgetti che apre al green pass per i lavoratori delle aziende che rischierebbero di chiudere anche con un solo caso di Covid tra il personale, c’è sempre uno Zaia a rimangiarsi, in presenza del leader della Lega, quanto più volte sostenuto: «Il green pass è libertà». Il leghista Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, sembra non avere dubbi sulla validità dello strumento che evita possibili nuovi lockdown. Una forza politica altalenante di governo e di opposizione, un occhio rivolto a Draghi e l’altro alla Meloni.
Una coalizione, quella di centrodestra, i cui consensi ruotano tra le stesse forze politiche che la compongono. Così, mentre Forza Italia mantiene rigidamente posizioni filogovernative nell’ottica di non disturbare il manovratore e mettere a rischio le aziende dell’ex Cavaliere sempre più impegnato in strategici ricoveri al San Raffaele – e, non ultimo, per non distogliere l’attenzione dal sogno del Quirinale –, per un Salvini traballante, c’è una Meloni decisa a portare avanti la sua posizione di leader dell’unico partito estraneo all’ammucchiata di governo, indisponibile a farsi da parte in un momento favorevole che sembra avere dalla sua sondaggi che certamente non vorrà compromettere a causa della caotica situazione napoletana, con il candidato Sindaco Catello Maresca che non sembra potersi affermare alle Amministrative. Meglio coltivare quel terreno più sicuro fatto di gruppi e organizzazioni di estrema destra che soffiano dietro ai no vax. Gli stessi che sostennero Matteo Salvini nelle sue scelte scellerate contro gli immigrati, condivise dallo stesso Presidente del Consiglio Conte e dai pentastellati. Ieri no immigrati, oggi no vax: va’ dove ti porta il vento favorevole.
La politica è ridotta, ormai, a squallidi calcoli di convenienza che nemmeno la grave emergenza sanitaria è riuscita a mitigare nell’interesse collettivo. Un’irresponsabilità troppe volte premiata da un elettorato credulone, distratto e senza memoria. Quanto sta avvenendo in questi giorni, sia a Napoli che in Calabria, a sostegno dei candidati di tutte le formazioni politiche – non solo di centrodestra e, certamente, non estranee al fallimento e al degrado di quelle aree negli anni passati – dovrebbe pur porre qualche domanda a quanti hanno a cuore le sorti di queste due realtà del Sud. Personaggi improponibili, responsabili delle peggiori azioni verso questi territori, come se nulla fosse, si ripresentano al giudizio dei cittadini che ci si augura, in piena autonomia e senza condizionamenti, sappiano seppellirli con il voto, unico strumento capace di ribaltare situazioni e ristabilire verità e giustizia.
Non è più possibile continuare a subire passivamente inefficienze, incapacità e, peggio, soprusi a opera di ambienti che hanno dettato le agende della politica, distrutto e costretto tanti giovani a fare le valige in cerca di un futuro. In questi circa venti giorni che mancano alle elezioni di ottobre occorre fare opera di risveglio della memoria, riavvolgere la pellicola di questi anni in terra di Calabria come negli anni bui che hanno preceduto le due più recenti Amministrative. Occorre sfogliare gli album della vergogna, quando parlare di rifiuti ai primi piani delle abitazioni non era uno slogan ma tragica verità, quando lo sperpero di risorse per le emergenze non erano frasi fatte ma danaro pubblico gettato anch’esso tra i rifiuti. Se non si intende farlo, almeno ci si informi o si parli con quelle comunità costrette a vivere da anni tra balle di rifiuti e incendi dannosi e criminali.
Faccia opera di memoria anche quel popolo amico della bella Calabria, tra corruzione e personaggi responsabili del tanto male fatto a danno di quei territori, sia occasione di riscatto e opportunità di lavoro per i tanti giovani senza occupazione, si ristabilisca quella necessaria legalità per ridare il volto che merita a una regione che ha tutti i presupposti per la rinascita.
Il Sud non può continuare a essere soltanto occasione di arricchimento per le solite bande politico-mafiose e non può essere soltanto l’encomiabile lavoro di qualche magistrato coraggioso a ripulire tutto il marcio costruito in decenni: occorre una grande mobilitazione per sollecitare e suggerire politiche per lo sviluppo, per il lavoro, per la cultura, per una buona sanità pubblica. Occorre orientare lo sguardo a quelle forze e persone che hanno una credibilità vera, non una verginità rifatta a uso e consumo, vecchie cariatidi o, anche se volti nuovi, calati dall’alto, supportati dai soliti noti e trasformisti, riciclati e opportunisti.
Sia occasione, questa, di un vero cambiamento per quelle comunità locali che meritano una politica all’altezza, si liberino i territori della nullità e del pressappochismo, si dia fiducia a chi davvero la merita, per il bene della comunità tutta.