«Questo libro parla di un omicidio»: ha risposto così Francesco Carraro a chi gli ha chiesto di cosa trattasse il saggio Salute S.p.A. – La sanità svenduta alle assicurazioni scritto con Massimo Quezel per le edizioni Chiarelettere e presentato presso la libreria IoCiSto di Napoli la scorsa settimana. Di seguito, ha specificato che quello in corso d’opera è un omicidio nei confronti di un diritto che sta tra i principi del dettato costituzionale del Paese in cui viviamo e che all’art. 32 si sofferma sulla tutela della salute dei cittadini. Quezel ha informato, inoltre, che il progetto è nato dalla volontà dei due autori – da tempo impegnati a contrastare eventuali inadempienze delle società assicurative a difesa dei cittadini danneggiati e non risarciti – di descrivere il loro lavoro quotidiano che spesso riguarda i casi di malpractice sanitaria, quando cioè un’azienda ospedaliera o un medico, non rispettando gli standard procedurali minimi per l’assistenza specializzata, provocano danni, lesioni gravi e perfino la morte di una persona affidata alla loro cura. Durante il percorso di ricerca e di scrittura, in effetti, l’idea originaria è stata stravolta e il saggio è diventato un libro-inchiesta, con una casistica ampiamente documentata – per non cadere nell’ambito del superficiale complottismo politico e sociale – sulla svendita della sanità pubblica alle organizzazioni assicurative.
I due autori, tuttavia, hanno tenuto a sottolineare che l’assistenza sanitaria italiana, a detta anche delle statistiche degli osservatori dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è tra le migliori del mondo, sia per l’eccellente pratica professionale di medici e operatori socio-sanitari sia per la qualità media dei servizi presenti sul territorio. Eppure, negli ultimi anni, le compagnie rifiutano di assicurare medici e strutture ospedaliere, rischiando di far saltare un sistema di tutele e garanzie per la cittadinanza perché non rende, non produce profitti adeguati. Circa dieci milioni di italiani, nel frattempo, soprattutto quelli appartenenti alle fasce sociali più deboli, non si sottopongono a visite specialistiche per problemi economici, le liste d’attesa per interventi ed esami clinici, anche per patologie gravi, si allungano sempre di più, mentre le statistiche dell’ultimo decennio ci informano sulla perdita di 70mila posti letto e sulla chiusura di 175 aziende ospedaliere. I cittadini, quindi, si indebitano con frequenza maggiore per affrontare le spese sanitarie presso le strutture private. A questo punto del racconto, appaiono le assicurazioni che intravedono un grande mercato da conquistare: il nuovo Eldorado della sanità integrativa, dove la salute dei cittadini rischia di diventare un business invece che un bene societario da salvaguardare al di là delle logiche di mercato che regolano la produzione e il consumo dei beni e dei servizi nel sistema economico-politico nel quale viviamo. Insomma, nel silenzio delle politiche governative l’atto d’accusa che emerge dalle pagine dell’inchiesta-saggio di Carraro e Quezel è chiaro e avvilente: il cambiamento in atto è epocale e sta progressivamente smantellando il servizio sanitario nazionale, dopo quarant’anni dalla sua nascita nel 1978, tra interessi privati e possibili tornaconti.
Come è stato sottolineato anche dagli interventi dei relatori nel corso della presentazione partenopea, Ciro Amante, responsabile nazionale Sanità demA, ed Enrico Panini, Vicesindaco di Napoli e segretario nazionale demA, l’informazione massmediatica ci racconta tutti i giorni degli episodi di malasanità, come è giusto fare, ma non si sofferma più di tanto sulle eccellenze della sanità pubblica e ancora meno ci informa sulla mancanza di investimenti mirati e sui tagli, una scelta strategica che viene descritta come razionalizzazione della spesa sanitaria. A conclusione della serata, infine, anche l’intervento del Sindaco Luigi de Magistris, il quale ha affermato che in generale c’è un pensiero unico che vuole far passare il messaggio che il pubblico non può funzionare e, restando nell’ambito del discorso sanitario, le vittime non sono solo i pazienti ma anche i medici, insieme agli altri lavoratori del settore. Comunque, ha concluso il Primo Cittadino, esiste la possibilità di reagire e questa sta nell’affidarsi al diritto, che va interpretato, e nel richiamarsi al dettato costituzionale, un compito affidato a tutti noi cittadini.