«Ascolto tutti e poi decido», aveva dichiarato il leader della Lega Matteo Salvini alcune settimane fa, intervistato prima di arrivare alla Camera per la riunione del consiglio federale del partito. Non sembra, però, sia andata proprio così per l’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del super green pass. Questa volta, a decidere, sono stati gli uomini della Lega nelle istituzioni, con il buon Matteo che ha dovuto ingoiare in silenzio e salutare le piazze della contestazione, almeno per il momento, lasciandole alla sua amica avversaria, quella incapace di riconoscere la matrice squadrista dell’assalto alla CGIL. Un Salvini draghista per necessità che – c’è da giurarci – non desisterà dal riprendersi, seppur in parte, quelli del sabato in piazza da Trieste in giù, con leader improvvisati passati in un attimo dalla tastiera del pc alla guida di un popolo variegato, che ricorda quello ormai estinto dei vaffa, con la differenza di una notevole presenza estremista impossibile da non riconoscere.
Un fenomeno, quelle delle piazze del sabato, non esclusivamente italiano, ma nel nostro Paese unico nel suo genere di contestazione: nessuna rivendicazione di tipo salariale, di crisi occupazionale, di morti sul lavoro, di diritti negati, bensì motivazioni che per convenienza politica trovano tutti disponibili al rispetto, pur afferendo, in realtà, proprio a quel rispetto e alla salvaguardia della salute pubblica prevista da una Carta Costituzionale troppo spesso citata a uso e consumo di parte. Uno spontaneismo che ingenera più di un sospetto, un riunirsi in migliaia a opera di altrettanti spontanei e sconosciuti soggetti e improvvisati leader, in nome, nel migliore dei casi, di un no vaccino, no green pass, no mascherina e, nel peggiore, di un ritrovarsi per infettarsi. Il tutto, come se non bastasse, benedetto da qualche guru di quel protagonismo tipicamente nostrano di personaggi pronti a bruciare anche anni di apprezzabili contributi al dibattito pubblico pur di riaffiorare nel vasto mare dell’inutilità politica imperante.
Dalle sacrosante lotte per i diritti e le tutele negate, per l’occupazione e contro i licenziamenti, si è passati, quindi, a quelle del qualunquismo e della presunzione della conoscenza scientifica, occupando le piazze della rete con una più che discutibile informazione infarcita di fake news e, più concretamente, quelle di alcune città nel fine settimana. La rivoluzione del weekend: preparata dalle tastiere in nome della libertà di una parte minoritaria e anche di chi, in buona fede, è vittima del protagonismo di troppi virologi o pseudo tali, e della pessima informazione, quella a servizio della convenienza politica e del padrone di turno che fa più danni di una piazza urlante e talvolta violenta, proprio come quei titoloni intrisi di odio dei soliti quotidiani, arcinoti per un giornalismo becero a servizio di un’altrettanta politica volgare, violenta e irresponsabile.
Piazze non meno dannose sono poi alcune al coperto, in questo caso, mascherate da occasioni di buona politica spesso al servizio di perverse strategie e pericolosi complottismi, mine vaganti della democrazia ridotte a irrisorie percentuali di consenso, eppure potenzialmente capaci di far danni a tutto il Paese. Sono le piazze della mala politica, quelle gestite da mediocri leader capaci di vendersi anche in modi discutibili sul piano dei diritti negati alla faccia delle assenze nei luoghi istituzionali comunque ben retribuite. Non sono le piazze dei no tutto ma, peggio, quelle dei sì ai peggiori compromessi, finalizzati unicamente ai ritorni sul piano personale. La ormai prossima elezione del Capo dello Stato sarà l’ennesima occasione, forse quella decisiva, per raggiungere l’obiettivo nato dal patto scellerato del renzusconi comunemente conosciuto come del Nazareno.
Di queste piazze conosciamo tristemente gli sviluppi, subendone giochi, alchimie e politica proprio come in una mostra del geniale artista tedesco Sigmar Polke. Conosciamo quelle dei vaffa, dei trasformismi e delle improponibili alleanze, delle convenienze e del potere a tutti i costi. Di quelle dei rivoluzionari del sabato, invece, possiamo soltanto constatare ambigue e pericolose presenze non trascurabili sul piano politico e dell’ordine pubblico. Presenze certamente non disponibili a esercitare un ruolo secondario, forti anche di simpatie, complicità e cecità di certa parte politica incapace di riconoscere matrici e provenienza.
Avranno un futuro i rivoluzionari del sabato o la loro esistenza è legata unicamente al perdurare della pandemia e, conseguentemente, ai provvedimenti governativi per limitarne i danni? A tal proposito, in merito al recente decreto del super green pass e della sua entrata in vigore, risulta più che condivisibile quanto rilevato da Giovanni de Simone, già Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Napoli Federico II e Adjunct Associate Professor presso la Weill Cornell Medicine: I provvedimenti sul super green pass sarebbero ottimi se non fossero inutili così come sono concepiti. Gli effetti del contagio si osservano con almeno 7-10 giorni di ritardo. Adottare questi provvedimenti facendoli partire dal 6 dicembre è semplicemente da cerchiobottisti, se non da idioti. È come non fare niente. Dovevano essere adottati con effetto immediato per sperare in un reale contenimento. Così otterremo solo due cose: 1) andremo verso i 20.000 contagi al giorno per metà dicembre (la mia previsione minima, fatta ormai più di una settimana fa su questa bacheca, sulla base di una proiezione statistica da me sviluppata); 2) inaspriremo ulteriormente lo scontro tra il mondo dei vaccinati e quello degli idioti no vax, senza peraltro ottenere risultati apprezzabili. Una totale idiozia.
E, purtroppo, sono anche queste idiozie, quelle di chi dovrebbe porre in essere provvedimenti ragionevoli e di buon senso, a prestare il fianco a quanti rivoluzionari del weekend ed eroi da tastiera riescono a sperare in un percorso di lunga durata, seppur con la politica con la P maiuscola non c’entri assolutamente nulla, ma facilmente assorbibile da quella mediocre da tempo impegnata a strizzare non uno ma due occhi.