Organizzata in occasione del 180esimo anniversario della nascita della fotografia e promossa da Roma Capitale e dall’Assessorato alla Crescita Culturale, fino al prossimo 22 settembre, a Palazzo Braschi sarà possibile visitare la mostra dal titolo Roma nella camera oscura.
Inaugurata lo scorso 27 marzo, l’esposizione è composta da 320 immagini conservate nell’Archivio Fotografico del museo di Palazzo Braschi. Le fotografie, che hanno tutte come protagonista la città di Roma, mostrano ai visitatori il cambiamento della Capitale dall’800 fino a oggi. L’Archivio Fotografico, infatti, comprende istantanee che testimoniano l’evoluzione dell’arte fotografica dal 1845 ai giorni nostri, attraversando epoche che hanno visto mutare l’aspetto della città. La mostra è suddivisa in nove sezioni, di cui la prima è dedicata alla tecnica della sperimentazione con la luce, in cui si alternano il dagherrotipo, la carta salata e l’albumina esplorati dai primi fotografi. La dagherrotipia, infatti,fu uno dei più antichi processi fotografici che usava lastre di rame argentato ricoperte di ioduro d’argento. La carta salata, invece, fu il primo materiale da stampa della storia della fotografia: si tratta di una normale carta trattata con una soluzione di cloruro di sodio. Questo tipo di carta venne poi sostituito con quella albuminata, illustrata anch’essa presso Palazzo Braschi, che consisteva nell’utilizzare l’albume come legante. Mischiata al cloruro di sodio formava un’emulsione che veniva applicata su un lato del foglio. La seconda sezione, invece, è incentrata sul rapporto, immancabile, tra Roma e l’antico, un percorso tra le rovine che racconta la vita archeologica dell’Urbe.
Tra le varie aree ve n’è una, inoltre, dedicata alla quotidianità della vita romana: nella settima sezione infatti, chiamata Occasioni di vita sociale, la fotografia viene utilizzata come mezzo di comunicazione della storia sociale della città. Si alternano dunque immagini che abbracciano sia eventi celebrativi e ufficiali sia le occasioni più popolari dei mercati o delle feste. Sono documentati in questa stanza anche lavori fotografici specifici e celebri performance di artisti, come quelle di Joseph Beuys e Keith Haring, nonché importanti committenze da parte del Comune di Roma. L’ultima sezione, infine, si concentra sui ritratti: fotografia di figura o con modelli in posa che vogliono sottolineare il rapporto tra istantanee e pittura nella Città Eterna.
La mostra, dunque, permette al visitatore non solo di apprendere le varie tecniche fotografiche o di conoscere le immagini dell’archivio rimaste ignote a lungo, ma anche, e forse questa è la vera particolarità dell’esibizione, di scoprire gli angoli più segreti di Roma.