In questi giorni abbiamo subito una vera e propria devastazione delle attrezzature della raccolta differenziata dei rifiuti in città, negli ultimi 7 giorni abbiamo assistito all’incendio di circa 50 campane nel pieno centro della nostra Napoli: sembra di leggere l’introduzione a un vero e proprio bollettino di guerra, invece, il drammatico messaggio diramato nel pomeriggio di ieri, mercoledì 12 giugno, è il comunicato della ditta competente alla nettezza urbana della città di Napoli, la ASIA, rilasciato a seguito di un violento accanimento da parte di ignoti nei confronti degli impianti di raccolta dei rifiuti delle vie principali del capoluogo campano. Vista così sembra un tour incendiario fatto non sappiamo se per gioco o per sabotaggio, fatto sta che i danni sono veri e importanti, solo il costo per la pulizia, la sostituzione o la riparazione siamo a circa 60.000 euro, è il caso di dire andati in fumo in pochi giorni. Dall’inizio dell’anno già contiamo circa 140 incendi di campane.
Brucia Napoli, brucia il volto di una città senza pace, una città abitata da troppa omertà e interessi malavitosi per poter mai sognare un futuro degno della storia e della cultura che l’hanno sempre abitata. Non basta il turismo, non bastano hotel e ristoranti sempre colmi e con la fila all’ingresso, non basta neppure l’acqua bene comune o l’abbattimento delle Vele, il recupero delle periferie. Non basta Garibaldi che si veste d’Europa o Capodichino punto d’approdo e partenza verso, ormai, il mondo intero, non basta il museo più visitato d’Italia o la metro più bella d’Europa, non basta mai niente. O, forse, è proprio tutto questo che non va bene.
Che quanto elencato non serva da antidoto ai tanti problemi che ancora affliggono Napoli e l’intero Sud del Paese è una realtà che nessuno intende nascondere. Che un panorama d’incanto non valga una città con i servizi al cittadino al massimo del proprio esercizio mette – certamente – tutti d’accordo, tuttavia, sotterrare la testa di fronte al sabotaggio che Napoli subisce da tempo e, in particolar modo, durante ogni pausa tra una campagna elettorale e un’altra, vuol dire ricoprire di polvere e sabbia anche la dignità di un intero popolo.
Non è un caso – a parer nostro – che successivamente alle Elezioni Europee, in un clima politico che non rende felice nessuno e che vede tutti i partiti regredire nelle intenzioni di voto, l’unico avamposto di resistenza, l’unica roccaforte dell’alternativa alle facce che hanno affogato l’Italia nei debiti e nell’odio razziale, nelle promesse di rivoluzione dimenticate per la corsa alle poltrone da occupare prima che la musica smetta di suonare, sia preso di mira da chiunque, istituzioni e delinquenti. C’è chi ne chiede il commissariamento anche contro ogni logica costituzionale e chi la incendia, chiunque vuole che i riflettori si puntino qui, su disservizi e rifiuti, perché quella è una ferita che Napoli non è mai riuscita a sanarsi.
Politica e camorra, diverse modalità, stesso messaggio: mettere in mostra il problema, le conseguenze senza guardare alla fonte. In tempi in cui la politica è solo la percezione di micro notizie diramate alla velocità inafferrabile di un like, di una condivisione, incendiare gli animi – come i rifiuti – è un facile gioco, la memoria dura il tempo di scrollare la pagina, ma resta la bile che avvelena il fegato e le reazioni. Dunque poco importa chi questa città l’ha sbattuta in prima pagina solo per i sacchetti neri che raggiungevano i primi piani dei palazzi o chi l’ha fatta passare alle cronache per la più grande piazza di spaccio d’Europa, per i morti ammazzati ogni tre giorni, sarebbe un peso troppo ingombrante per la coscienza di ognuno riconoscere di non aver fatto la propria parte per vincerli. Eppure, quelli di allora sono gli stessi di oggi, cambiano i volti, non la puzza che intasa l’aria.
[…] chiediamo l’aiuto di tutti i cittadini, perché contribuiscano, nel denunciare quanto vedono e quanto sanno. Chiediamo a tutti i cittadini e commercianti di aiutare noi e le forze dell’ordine a denunciare prontamente tali atti di vandalismo onde limitare i danni e a individuare i responsabili, affinché si possa fermare quanto prima questa ondata di follia vandalica.
ASIA chiede aiuto, Napoli chiede aiuto, ogni turista costretto, in questi giorni, ad ammirarne palazzi e panorami turandosi il naso. Fujtevenne, suggerì Eduardo De Filippo ad alcuni giovani attori che chiedevano consigli al maestro in merito al proprio futuro. E, certo, è triste pensare a quella frase ogni volta che rifiuti, omertà, mala politica e camorra danno prova di saper opprimere questa città. Il drammaturgo partenopeo, tuttavia, successivamente a quella frase apparentemente senza odor di speranza, si adoperò in progetti legati ai ragazzi di Nisida e tentò di opporsi alla classe politica di quegli anni, che come oggi, non si occupava del recupero di quelle ancor così giovani risorse, guarda caso senza successo. È responsabilità di ognuno salvaguardare i passi in avanti compiuti da Partenope in tempi recenti, è interesse dei soliti, invece, perché nulla cambi e su Napoli si accendano le telecamere soltanto per raccontare di un posto in cui domani è sempre uguale a ieri.