René Robert, nato a Friburgo nel 1936, è stato un fotografo naturalizzato francese. Il suo primo approccio alla fotografia risale ai dodici anni grazie a un amico e a un successivo apprendistato di tre anni con un fotografo di Losanna. Successivamente, ha iniziato a lavorare per un’agenzia di stampa a Ginevra.
Ben presto, per René Robert, il flamenco è diventato il soggetto ideale. Per decenni, infatti, a questa danza ha dedicato numerosi scatti al punto che, Michel Monpontet, suo amico di vecchia data e giornalista, a proposito della sua smodata passione ha dichiarato: «Era follemente innamorato di lei».
René Robert però non è stato soltanto un fotografo, ma anche una figura davvero emblematica, fine conoscitore e amante della musica. Ha immortalato concerti e festival con una presenza discreta, le sue immagini in bianco e nero sono iconiche. Ha lavorato poi nella moda e nella pubblicità, ma è stata ancora la passione del flamenco ad averla vinta. Qualche anno fa, infatti, ha dichiarato: «Mi conquistò la forza, la sfrontatezza, la noncuranza espressiva di questi artisti, il loro modo di mettere sul tavolo il tragico, la pena, la sofferenza, ma anche la vitalità gioiosa, ritmata, sfrenata, sensuale».
Manon Dardenne, responsabile delle collezioni iconografiche e fotografiche del dipartimento delle arti dello spettacolo della BnF e che gestisce il background documentaristico di René Robert ha detto: «In questo ambiente dove ci sono così tanti ego, lui non ne aveva nessuno. Era modesto, faceva da solo il lavoro di archiviazione, non chiedeva nulla. Conosceva tutte le star del settore, ma non si è mai presentato». Robert era una persona gentile dotata di grande umiltà.
Il fotografo, che era solito passeggiare per Parigi, il 19 gennaio scorso, vittima di un malore, è caduto per strada. Nessun passante si è fermato a soccorrerlo – la capitale parigina, così come molte altre, sa essere brutale e indifferente, sempre di corsa e distante. Rimasto lì per nove ore al freddo, purtroppo, René si è spento. Monpontet ha dichiarato: «René Robert è stato assassinato dall’indifferenza dei passanti. […] Quanti di noi stanno distogliendo lo sguardo dai senzatetto? Se questa terribile morte ha avuto una qualche utilità, è questa: quando vediamo un essere umano disteso per terra, fermiamoci, anche se abbiamo fretta, anche solo per un momento».
Un’anima gentile come la sua non poteva non legarsi in maniera così profonda a una danza che in realtà nasce come un’esigenza di sfogare gioie e dolori, manifestandosi attraverso un linguaggio intimo e privato. Un’anima gentile come la sua non poteva non essere notata, spegnersi sola, nella città delle luci.