Quando il 6 gennaio di un anno appena cominciato ti svegli con la neve nel casertano, non ti preoccupi troppo. Accendi più stufe, più resistenze, indossi un altro maglione e cominci la tua giornata.
Quando, però, la sera dello stesso giorno arrivi a Napoli e ti rendi conto che il freddo polare continua anche lì, realizzi che per riscaldarsi non basteranno cappello e sciarpa.
Affrettandosi sulle scale della maestosa Basilica di San Paolo Maggiore con qualche minuto di ritardo, ci si stringe il più possibile nei propri cappotti e non appena si varca la soglia dell’ingresso principale, si viene accolti da un tepore che non è attribuibile solamente all’impianto di riscaldamento.
Il concerto è già cominciato da qualche minuto e i suoni che si diffondono sono quelli celebri dei canti natalizi più conosciuti. Eppure, basta un attimo in più per capire che c’è qualcosa di diverso.
Trapuntati a doppio filo sulle le note di Tu scendi dalle stelle, guizzano versi scherzosi e bucolici ? ovviamente in napoletano – che sorprendono piacevolmente, strappando più di un sorriso, nei pezzi intitolati Tarantella ‘e Natale e Lu zampugnariello.
L’intera serata si dispiega come un alternarsi di melodie dal sapore a un tempo antichissime e moderne, in cui si riconosce il suono del mandolino assieme a quello della zampogna, emergenti o perfettamente accordati con quello di archi, chitarra, clarinetto e tammorre, scanditi da una batteria che sorprendentemente si presta a ordinare il ritmo come il più antico dei tamburi.
Questo il mood che pervade la tredicesima edizione dell’evento organizzato dal musicista partenopeo Gianni Lamagna, Racconti e musiche per i giorni di Natale ? omonimo dell’album contenente i pezzi eseguiti e vari altri – per la sera dell’Epifania.
Ad accompagnare il maestro Lamagna nell’esecuzione dei numerosi brani ? arrangiati da Antonello Paliotti ed eseguiti in un’alternanza di canto, poesia recitata e racconto ? varie voci, tra cui quelle di Patrizia Spinosi e Anna Spagnuolo, sia come soliste che insieme per duetti e per pezzi cantati con Pina Selillo, il maestro Lamagna ? tra cui un’emozionante brano a cappella – e al coro femminile “Mamme di Sisina”.
Nel clima ancora natalizio, l’argomento sacro della nascita di Gesù viene declinato in maniera nuova e originale attraverso il racconto, in musica e in parole, della storia e dei pensieri di una giovane Vergine Maria.
Il personaggio del Messia ritorna anche nel momento più scherzoso della serata, in cui Lello Giulivo narra una piacevole versione del Racconto del rognone che vede Gesù e San Pietro protagonisti di un’avventura tanto profana quanto spassosa.
In più di un momento poesia e musica, mano nella mano, danno voce, inoltre, a pensieri di solidarietà che ben risuonano anche con le varie emergenze che attualmente investono l’Italia e l’Europa tutta, benché quest’ultima non sembri ricordarsene sempre appieno. Esempio perfetto è il commovente e intenso brano conclusivo del concerto dal titolo Dimane putesse schiarà, scritto da Lamagna e dedicato a tutti coloro che sono costretti a fuggire, lasciare la propria casa e avventurarsi verso un destino incerto.
Qui la musica si fa più seria e cupa, senza però mai cessare di essere dolce. Alla fine del brano, il suo silenzio viene accolto da fragorosi e meritatissimi applausi che preludono un bis più che gradito: la versione musicata e adattata in napoletano del sonetto centoundici di William Shakespeare, eseguita con il coro e l’intera orchestra, contenuta nell’album del maestro Lamagna, Neapolitan Shakespeare.
Nacchere e accordi pizzicati propri di atmosfere marittime, oltre a ricordare a tutti che il mare è un elemento inscindibile dalla produzione musicale di una città portuale come quella partenopea – anche quando il tema natalizio e il periodo invernale hanno poco o nulla a che fare con esso – solleticano l’udito e il cuore, freschi e rinfrancanti ma con una vena che serpeggia di mistero, che richiama remoti incantesimi, che sa di eternità e profuma di Mediterraneo.
Uscendo dalla basilica per immergersi nuovamente nell’insolito freddo, si trema un po’ meno e ci si scalda dall’interno: missione compiuta, Maestro Lamagna.
*foto a cura di Ferdinando Kaiser ©