Alla WeSpace, con la collettiva d’arte intitolata Quinta dimensione, gli artisti evocano l’eternità dell’effimero. Nell’ambito delle attività culturali promosse da Willy Santangelo, dal vernissage che si è svolto venerdì 7 e fino al 14 febbraio, nei locali del centro culturale di Vico del Vasto a Chiaja 52/53 di Napoli (Quartierino d’autore), saranno esposte al pubblico le opere di Bigal, Umberto Carotenuto, Crescenzio D’Ambrosio, Antonio Longobardi, Francesco Matrone, Neotto, Mario Sammarco, THc.
Dalla presentazione di Felicio Izzo, Dirigente Scolastico del Liceo dell’Arte e della Comunicazione Giorgio de Chirico di Torre Annunziata, leggiamo che tra le tante coppie duali proposte da Jacques Derrida (1930 – 2004), filosofo ed epistemologo francese, quella denominata Natura/Arte è la più funzionale alla interpretazione della Vita come fugace simulazione dell’eterno e – aggiunge il relatore – trova nella scontata dimensione della contrapposizione la sua giustificazione d’essere. Invece, l’Arte non può che essere scarto, effimero residuo dell’umana operosità e ancora, intesa come attività superflua, senza alcuna connessione con le funzioni vitali e indispensabili alla convivenza, non può diventare altro, perché essa è già altro.
La quinta dimensione nominata nel titolo della mostra d’arte collettiva presente alla WeSpace, in effetti, non determina il superamento delle coordinate spazio-temporali, argomenta Izzo, ma sancisce la supremazia, nell’atto creativo assoluto, del Big Bounce – il grande rimbalzo – sul Big Bang. E a noi visitatori le opere degli artisti ospiti sembrano dire che la salvezza è l’eternità. Perché ogni volta che si compie il gesto artistico si ridetermina l’occasione passata, si pronostica quella prossima. E il tempo si fa istantaneo.
Alla mostra, si potranno ammirare le opere di Bigal, nome d’arte del pittore e scultore Biagio Gallo, di Umberto Carotenuto, pittore, decoratore e incisore e di Crescenzio D’Ambrosio, che si definisce pittore acrobata e poeta postumo. Saranno esposte, inoltre, le opere di Antonio Longobardi, artista visivo, di Francesco Matrone, con la sua ricerca sui linguaggi della comunicazione artistica e visiva, e quelle di Neotto (Nicola Russo), a tecnica mista e con l’uso di materiali come la pietra, il sacco e il legno. Infine, ci saranno l’opera di Mario Sammarco, pittore e scultore ma anche fotografo, che ricerca nuovi percorsi espressivi per comprendere la condizione umana contemporanea, e le immagini dell’artista TCh.
Gli artisti di Quinta dimensione provengono, per nascita e per formazione, dall’area vesuviana della regione Campania e la loro espressione artistica risente della storia millenaria dell’umanità, dei luoghi e delle tradizioni, appresa nelle varie esperienze personali e collettive. Le loro opere, comunque, si confrontano con le narrazioni, le pratiche e le tecniche dell’arte di tutte le epoche e, in particolar modo, dell’età contemporanea.
L’eternità dell’effimero, come afferma Felicio Izzo, non intende mostrare riusi o ricicli o recuperi di materiali oppure argomentare sul consumismo presente nella vita di tutti nel nostro tempo, perché l’Arte è la scoria più nobile dell’Uomo ed essa è da sempre effimero punto dell’eternità, che forse può essere ordinata come quinta dimensione. La cosa più importante, tuttavia, è la presenza e la lezione dell’Arte, capace di evocare, al di là dello spazio fisico e del tempo storico, l’eternità del gesto umano e dell’opera artistica.