Quando è uscito Strappare lungo i bordi, lo scorso anno, la gente è letteralmente impazzita. Non soltanto quelli che già seguivano Zerocalcare (nome d’arte di Michele Rech) e i suoi fumetti, ma anche quelli che di suo non avevano letto nulla. E l’hanno adorato. Abbiamo amato le sue teorie, quella dell’importanza di essere solo un filo d’erba o quella della scelta della pizza, o ancora quella del cambio della gomma all’auto, in un crescendo narrativo molto forte che si fa fatica a dimenticare. Abbiamo scoperto quanto la semplicità potesse sorprenderci se raccontata nel modo giusto.
Così, tra le domande dell’ultimo periodo c’era: potrà fare di meglio? Di meglio non so, fatto sta che la seconda serie animata di Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo, realizzata apposta per la piattaforma streaming di Netflix, è ancora una volta la nostra serie. Un piccolo capolavoro di sei episodi della durata di una mezzoretta ciascuno, che si prestano quindi al binge watching ma che consigliamo caldamente di guardare un po’ alla volta, per farli penetrare meglio nell’anima.
Chiamata così per una canzone del cantautore romano Path, la serie è molto simile alla precedente per alcuni espedienti narrativi (come il racconto di Zero a mo’ di flusso di coscienza o i numerosi flashback), eppure estremamente diversa. Più matura senza dubbio, e meglio resa – si notano il budget superiore e le animazioni molto migliorate – ma anche più rischiosa, come ha ammesso l’autore stesso.
Troviamo i personaggi ricorrenti, quali Secco e Sarah, l’iconico armadillo, delle new entry come Cesare e, ovviamente, lo stesso Zero, il quale prosegue nel suo ruolo di narratore e doppiatore di tutti i personaggi ma stavolta solo quando il punto di vista è il suo. Quando sono gli altri a raccontare, ecco che il doppiaggio fa posto alle voci di Paolo Vivio, Chiara Gioncardi, Silvio Orlando e altri. Ma, prima fra tutte, l’esilarante performance di Valerio Mastandrea come armadillo, l’autentica coscienza che accompagna il protagonista in ogni suo viaggio mentale.
Caratteristica di Zerocalcare è una certa leggerezza che perdura per quasi tutta l’opera per poi devastarti in mezzo secondo con un pugno nello stomaco. Ecco, in Questo mondo non mi renderà cattivo ritroviamo il suo umorismo sottile, le numerose citazioni pop, ma tutto è molto più impegnato, più complesso. In una parola, questa è una serie politica.
Zerocalcare, forte del successo ottenuto, ha scelto di osare, di raccontarci l’Italia contemporanea, vertendo su tematiche scomode come l’immigrazione, la polarizzazione politica, il giornalismo sciacallo. Non fa sconti ma soprattutto, cosa non da poco oggi, si schiera ed esce dalla sua sfera più intimista per osservare nel dettaglio la nostra società e tutte le sue contraddizioni.
Siamo sempre nella periferia romana tanto cara all’autore, il quale ha raggiunto ormai una certa popolarità con i fumetti, restando ugualmente il solito ragazzo impacciato, pieno di dubbi e paranoie. Adesso lui e Secco vogliono difendere il centro di accoglienza dai gruppi di nazifascisti, una lotta contro quella che chiamano sostituzione etnica. Poi c’è Cesare, un tempo amico di Zero, riapparso dopo vent’anni trascorsi in comunità. E cosa si chiede – s’interroga Zero – a uno che è appena tornato dall’inferno?
Se Strappare lungo i bordi non era altro che La profezia dell’armadillo, qui abbiamo una fusione di più opere, da Un polpo alla gola a Macerie prime a Scheletri. Zero dà nuovamente voce al vacillante mondo dei millennial (e non solo), a tutte le nostre incertezze, inadeguatezze racchiuse in piccole lotte quotidiane. Non risparmia, ad esempio, la polemica suscitata nella prima serie a causa del suo parlare un po’ biascicante, in romanaccio stretto, ironizzando anche su un ipotetico corso di dizione. Corso che, se facesse, lo priverebbe di quella spontaneità tipica della sua persona. Perché lui, nelle sue opere, non è un personaggio, è semplicemente se stesso. Un autore che ha una dote incredibile: quella della sintesi e dell’eloquenza al tempo stesso.
Zero riesce ad arrivare a chiunque, a parlare di molteplici realtà in cui ognuno può riconoscersi e lo fa con un’umiltà e un’onestà disarmanti. È in grado di raccontare senza mai scadere nel retorico o nel patetico, facendo afferrare nell’immediato anche i concetti più discussi e complessi, come la descrizione di cos’è il politicamente corretto o la manipolazione degli schieramenti politici. Un pretesto, quello dei due estremi, che gli serve per soffermarsi in realtà sulle persone e sulle loro sfaccettature. A ricordarci che il mondo non è fatto di dicotomie, giusto-sbagliato, buono-cattivo, bianco-nero. Quasi sempre, le cose sono di gran lunga più complicate di ciò che sembrano.
Tutto questo è possibile solo grazie alla grande pluralità dei punti di vista – lo stesso Zero si sorprende quando si rende conto di star osservando le cose soltanto dalla sua prospettiva – poiché è dalle vite degli altri che possiamo comprendere tanto dell’umanità ma anche di noi stessi. Ci insegna a dubitare, anche nelle piccole cose. Quanto sia facile puntare il dito.
Molto interessanti, difatti, le evoluzioni di Sarah e Secco e la caratterizzazione di Cesare. Senza troppi fronzoli, Zero ci ricorda che a parlare tanto ci si dimentica che lì, dentro quel centro, ci sono persone vere. E che il problema non è l’immigrazione ma il modo in cui viene gestita la situazione. È per questo che Questo mondo non mi renderà cattivo è un prodotto importantissimo nel nostro periodo storico. Perché alla fine, dietro tutto quanto, restiamo sempre noi, le persone, con le nostre paure e debolezze, a fare i conti con i sensi di colpa, con le conseguenze delle azioni, nell’inadeguatezza in un mondo che sembra camminare mentre tu resti indietro o, peggio, fermo, compiendo anche scelte controverse pur di sopravvivere a ogni costo. Ma non sei solo.
«Ognuno di noi» – ha detto Zerocalcare in un’intervista – «pensa che quando attraversa questi momenti in qualche modo il problema è individuale e lo smarrimento sta anche nel cercare di risolverselo da soli. Probabilmente, invece, rendersi conto che è una situazione collettiva dovrebbe anche suggerire delle risposte».
Nota di grande merito alla colonna sonora, curata di nuovo da Giancane che per la sigla ha prodotto l’ironica Sei in un paese meraviglioso, ma soprattutto al modo letteralmente geniale con cui viene usata, nelle varie scene. Si spazia da Max Pezzali a MMMBop degli Hanson, The Cure, Cigarettes After Sex o The Clash. Ma non solo.
Crogiolandosi nella nostalgia, sono moltissimi gli easter egg e le citazioni alla cultura pop, in particolare quella anni Novanta. Riferimenti a Star Wars, Il Signore degli Anelli, Resident Evil, Men in Black, serie come Peaky Blinders, Breaking Bad, Stranger Things, Dragon Ball; giochi come Street Fighter, vari fumetti tra cui Spaid-erman (scritto proprio così, ce stanno i diritti). Anche la ragazza di Sarah è un chiaro omaggio a Sailor Uranus, la prima sailor lesbica e ovviamente stra-censurata nell’adattamento italiano di Sailor Moon.
Perciò di nuovo grazie Zerocalcare, anzi, Michele. Grazie per mostrare così sinceramente le fragilità e le contraddizioni dell’essere umano ma dall’alto di nessun piedistallo. Grazie per la magia dell’imperfezione. Grazie per ricordarci quanto è dura e fondamentale combattere. Grazie perché per molti di noi, nonostante tutto, questo mondo non ci renderà cattivi.