Purgatorio ad Arco e il culto delle anime pezzentelle rappresentano una tappa imprescindibile per chi voglia realmente comprendere la storia della città e immergersi nell’anima più profonda della cultura napoletana, tra arte, fede, vita e morte. L’ha dichiarato Francesca Amirante, curatrice del Complesso Museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, la quale nell’ultimo anno ha avviato un programma di visite, di aperture prolungate e di attività rivolte ai cittadini che fanno dell’intera struttura un punto di riferimento culturale e sociale del territorio.
A partire dallo scorso 11 settembre 2017, Purgatorio ad Arco ha prolungato il suo orario, dal lunedì al sabato, fino alle ore 18.00, con apertura domenicale dalle 10.00 alle 14.00.
Famosa come la chiesa de’ ’e cape ’e morte o delle capuzzelle, essa sorge nel cuore del centro antico di Napoli, in via dei Tribunali. Tantissime le testimonianze artistiche custodite nella chiesa del Seicento come i preziosi marmi e il Teschio alato di Dionisio Lazzari, i capolavori di Massimo Stanzione, Luca Giordano e Andrea Vaccaro.
La struttura, progettata dall’architetto Giovanni Cola Di Franco e consacrata il 2 novembre del 1638, è a navata unica con tre cappelle laterali e un’abside sormontata da una cupola, e rappresenta un piccolo gioiello dell’arte barocca napoletana. Fu detta ad Arco in ricordo di un arco all’incrocio tra via Tribunali, via Nilo e via Atri, probabilmente una torre di guardia romana, su cui fu eretto un torrione medievale che ospitava il Sedile Montagna, un antico seggio per l’amministrazione degli affari del quartiere, fatto abbattere nel primo trentennio del Cinquecento da Pedro da Toledo.
La sontuosità seicentesca e i simboli mortuari si combinano perfettamente a ricordare a passanti e fedeli che le anime attendevano il refrisco, una preghiera in suffragio per liberarsi dal fuoco del Purgatorio e ascendere in Paradiso.
Attraverso un’apertura nel pavimento della chiesa superiore si accede a un grande ambiente, una vera e propria chiesa inferiore, che rappresenta uno dei luoghi più famosi della città dove ancora oggi si celebra il culto intenso e spontaneo delle anime del Purgatorio. L’antico ipogeo ospita, infatti, il rituale rivolto a resti umani anonimi seppelliti in terra sacra, speciali intermediari per invocazioni, preghiere e richieste d’intercessioni. La dimensione purgatoriale è, infatti, profondamente radicata nell’immaginario collettivo della cultura popolare del Meridione. Un rito antico talmente intenso che nel 1969 fu vietato dal cardinale Ursi perché era troppo diffuso il ricorrere a spoglie anonime, piuttosto che ai santi. Tuttavia, nella chiesa del Purgatorio il culto non ha mai perso il suo fervore.
Tra le anime adottate dal popolo, celebre è quella della principessa Lucia cui le donne affidano, da lungo tempo, le loro richieste di grazie. Al centro del pavimento si apre un’ampia tomba senza nome circondata da catene nere e illuminata fiocamente da qualche lampadina. Lungo le pareti laterali, scarabattoli, nicchie, piccoli altarini.
Un piccolo museo, allestito negli spazi della Sagrestia e dell’Oratorio, ospita, invece, una raccolta di dipinti e di manufatti, argenterie, paramenti sacri, manoscritti, ex voto, realizzati tra il XVII e il XIX secolo, testimonianza degli oltre quattrocento anni di attività liturgiche e pietà popolare napoletana dal Seicento a oggi. L’Archivio Storico dell’Opera Pia ha sede al terzo piano dell’edificio posto alle spalle della chiesa e conserva circa duemila pezzi tra registri, libri contabili e raccoglitori di documenti, fascicoli, pergamene, miscellanee, preziose cinquecentine e secentine, materiali musicali. Un grande serbatoio documentale utile a ricostruire aspetti politici, culturali e religiosi della città.
Anche quest’anno – continua Francesca Amirante – la Sagrestia di Purgatorio ad Arco si apre ai bambini e ai giovani del quartiere con laboratori e doposcuola, un legame con gli abitanti che ha origini secolari.L’Istituto di Pubblica Assistenza e Beneficenza – Opera Pia Purgatorio ad Arco – ONLUS, già IPAB, oltre a essere una delle poche Opere Pie ancora esistenti, ha mantenuto fede agli scopi che i fondatori si erano prefissati: soccorso agli ammalati e ai bisognosi e opere a suffragio delle anime del Purgatorio con celebrazione di Sante Messe a cui ha sempre abbinato un’intensa attività di beneficenza, prima con l’attribuzione di doti per i maritaggi a fanciulle indigenti, l’assistenza ai bisognosi, la distribuzione di viveri nei periodi bellici e postbellici, poi con la cura agli ammalati e la creazione di un moderno ambulatorio polispecialistico, fruibile gratuitamente dai cittadini che ne necessitano, inaugurato nel 2006. Nel corso dell’ultimo ventennio, molto dell’impegno profuso da parte dell’Opera Pia è stato altresì rivolto alla preservazione del proprio prezioso patrimonio architettonico, artistico, archivistico e museale, ottimizzando l’uso delle limitate disponibilità economiche esistenti e ricorrendo alla collaborazione di enti e associazioni.
Un’apertura a tutto tondo, non solo teorica ma concreta che fa di questo monumento, disponibile con visite guidate che partono ogni quarantacinque minuti dalle 10.15 e un contributo di appena cinque euro, un’occasione di carità illuminata che va al di là della fede. L’uomo – scriveva Cicerone – non è mai così vicino agli dei di quando fa del bene al proprio prossimo.