In Francia, il diritto all’aborto è inserito nella Costituzione, in Italia i pro-life entrano nei consultori. Questo mentre l’Europa dice no ai fondi del PNRR da spendere nell’ambito della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Pro Vita & Famiglia è una onlus nata nel 2019 dalla fusione di Generazione Famiglia e ProVita che compaiono nel panorama italiano nel 2012. Parlo di Pro Vita & Famiglia perché voglio illustrare come sulla pagina dell’associazione antiabortista siano strumentalizzate informazioni medico-scientifiche per indirizzare il lettore verso le opinioni politiche dell’associazione piuttosto che su dati supportati dalla ricerca.
Il concetto che deve essere chiaro è che l’aborto indotto è l’interruzione intenzionale di una gravidanza mediante chirurgia o farmaci. Le complicanze sono rare quando l’aborto è eseguito da uno specialista in un ospedale o in una clinica.
In tutto il mondo, il 13% delle morti di donne in gravidanza dovute all’IVG avviene, per la maggior parte, in Paesi in cui l’aborto è fortemente limitato o illegale. L’interruzione volontaria (o non) di una gravidanza ha anche dei risvolti psicologici traumatici che nessuno vuole mettere in dubbio. Il mondo della ricerca studia questi fenomeni, muovendosi per aiutare le donne con i supporti più idonei.
Torniamo a Pro Vita & Famiglia e al loro sito, dove si estrapolano dati da studi clinici per dire che mentre gli aborti spontanei sono tragici ed inevitabili, quelli procurati sono evitabili e contribuiscono alla prima causa di morte negli USA. La prima causa di morte negli USA sono le malattie cardiovascolari.
Uno degli studi questi citati da Pro Vita & Famiglia è: Elevato rischio di malattie cardiovascolari nelle donne a basso reddito con una storia di aborto. Lo studio in questione, su BMJ Journal, esamina le cartelle cliniche tra il 1999 e il 2014 per i beneficiari in America di MedicAid, un’assicurazione sanitaria, dopo il 1982.
Le donne analizzate vivono in uno stato finanziante tutti i servizi di salute riproduttiva, compreso l’aborto indotto. I risultati dimostrano che una storia di IVG è stata associata a un rischio maggiore del 38% di una diagnosi di malattia cardiovascolare nel periodo osservato. Le analisi dello studio rivelano un’importante relazione temporale tra malattie cardiovascolari e aborto spontaneo.
L’aumento immediato a breve termine del rischio di malattie cardiovascolari è più caratteristico per le donne la cui prima gravidanza si è conclusa con un parto vivo. Un aumento ritardato e più prolungato del rischio di malattie cardiovascolari è associato ad un primo aborto spontaneo.
Perché non viene riportata la notizia nella sua interezza? Nessuno dice che una IVG faccia bene alla donna, ma lo studio non vuole certamente dimostrare quello che è scritto sulla pagina di Pro Vita & Famiglia. Lo scopo è quello di tutelare la salute delle donne in gravidanza.
Precedente aborto e salute cardiovascolare gestazionale: una coorte prospettica di donne nullipare è un altro lavoro citato. Vuole stimare l’associazione di precedenti aborti con la successiva salute cardiovascolare ed esaminare il ruolo della proteina C reattiva (indice di stato infiammatorio) ad alta sensibilità nell’associazione.
La storia di aborto è associata a un rischio maggiore di cattiva salute cardiovascolare e, in alcuni casi, il rischio di malattie cardiovascolari è più elevato in donne con interruzione di gravidanza. Allo stesso modo, gli studi rilevano che donne con esposizione segnalata all’aborto hanno già rischio maggiore di malattie cardiovascolari rispetto alle donne senza gravidanza terminata con IVG.
Si osserva, invece, il fenomeno contrario in una coorte giapponese di 54.662 donne di età tra 40 e 79 anni. Donne con aborti ricorrenti hanno solo un rischio, leggermente inferiore, di morte per ictus totale, emorragia intracerebrale e malattia cardiovascolare totale.
Penso che utilizzare impropriamente i dati scientifici, mentendo alle persone, sia deplorevole. Con questo gli studi clinici non parteggiano per l’IVG, ma si limitano a osservare e/o studiare un fenomeno con il fine ultimo di produrre medicina basata sulle evidenze.