Nei giorni scorsi, oltre sessanta sono state le piazze italiane contro il green pass. Le cronache riferiscono dei circa settemila partecipanti alla manifestazione svoltasi a Trieste rigorosamente senza mascherina come, del resto, ai comizi dei maggiori leader per la campagna elettorale in vista delle prossime Amministrative. Al di là delle sue finalità, dunque, la certificazione verde sembra aver risvegliato una certa voglia di partecipazione, quel sentimento di dar voce a ciò che si ritiene leda i diritti dei cittadini, su tutti la libertà personale, che però qualche sospetto – almeno in chi scrive – pur solleva.
È innegabile la strumentalizzazione da parte degli esponenti di quella politica sempre pronta a cavalcare il malcontento su provvedimenti che, paradossalmente, essa stessa ha contribuito a far varare – come nel caso della Lega con un piede al governo e l’altro all’opposizione –, così come quella di ben individuati ambienti utilizzati all’occorrenza dal duo perennemente in lotta per il primato nei sondaggi: il Matteo di lotta e di maggioranza e la Giorgia del tutto contro tutti. Ciò che lascia davvero senza parole, però, è la solita intellighentia di certa sinistra pronta a mettere anch’essa le mani su quel malcontento, mediante contorte seghe mentali finalizzate a dare un segnale di presenza o, meglio, di sopravvivenza.
Sia chiaro, senza voler minimamente entrare nel merito del provvedimento – anche discutibile per taluni aspetti relativi alla sua applicazione – oltre al sospetto sulle strumentalizzazioni e sul possibile coinvolgimento di talune forze politiche nell’organizzazione di quelle manifestazioni che non appaiono del tutto spontanee, risulta quanto mai incomprensibile l’assoluta indifferenza da parte dei difensori dei diritti e della libertà quando nelle stesse ore le agenzie battono la notizia dell’ennesima tragedia sul lavoro che ha coinvolto un operaio di 48 anni rimasto schiacciato da un macchinario dell’Alma, azienda tessile di Prato. Lo scorso anno, come riferisce Il Sole 24 Ore, ci sono state 1270 morti bianche, oltre tre al giorno, il 16.6% in più dell’anno precedente, e i dati di questo 2021 si ritiene manterranno questo triste incremento.
Libertà, libertà di andare al ristorante, in discoteca, ovunque, poco importa che quella libertà gridata non si riferisca per nulla agli annunciati aumenti delle forniture di gas e luce, beni essenziali che, nonostante gli interventi promessi dal governo, incideranno sensibilmente sui bilanci familiari.
Libertà, libertà mai gridato per i miseri salari, quelli reali e non quelli sulla carta, i ricatti sopportati per non perdere i pochi spiccioli, le bugie di chi sostiene che il reddito di cittadinanza ostacoli la ricerca di personale, un mondo del lavoro precario fuori da ogni regola e senza controlli: tutto questo lascia completamente indifferente il popolo del no green pass, argomento più facile da cavalcare e su cui speculare da parte di quelle forze politiche dall’abile regia.
Non una parola, in quelle strade, sulla morte annunciata della giustizia, dove i corpi ammazzati sono stati profanati in un silenzio agghiacciante e trasversale, la Costituzione sotterrata assieme a quelle salme i cui sacrifici sono stati dichiarati ufficialmente inutili. Una sentenza giunta come una pietra tombale che non merita attenzione e sdegno in quelle piazze manipolate troppo impegnate a domandare libertà, piazze dove non c’è voce per pretendere giustizia e smascherare una volta per tutte pezzi dello Stato, comprese alte cariche, che hanno disonorato il Paese: più comodo chiedere di andare al bar o al ristorante che questo, si sa, non dà fastidio ai manovratori.
Eppure, nelle stesse ore delle manifestazioni no green pass, un’onda gigantesca di giovani ha attraversato le maggiori città del mondo per chiedere ai leader mondiali una rapida azione per salvare il pianeta. Gli effetti della crisi climatica sono sempre più devastanti, non possiamo stare fermi mentre il nostro presente e futuro bruciano: questo il grido di migliaia di ragazzi e ragazze preoccupati del loro presente e del futuro, della loro libertà – questa sì – di vivere in un mondo dove i disastri ambientali già in atto in tutto il pianeta sono la prova evidente di tragedie annunciate. I giovani, proprio quelli su cui si sono riversate tutte le colpe in questo fin troppo lungo periodo della pandemia e le accuse di non rispettare le regole per la prevenzione. I giovani che nessuno ha portato in piazza con decine, centinaia di autobus organizzati e slogan preconfezionati.
Un risveglio improvviso, dicevamo, di quella voglia di partecipazione e di denuncia ha portato a ritrovarsi nelle piazze per la difesa di un bene prezioso e irrinunciabile, una richiesta che – seppur legittima – non giustifica l’indifferenza, il menefreghismo su tematiche purtroppo davvero preoccupanti per il quotidiano e il domani di questo Paese e non solo, dove i valori di comodo sono gridati a proprio uso e consumo, dove le morti di giovani e meno giovani stritolati nelle macchine o volati giù dalle impalcature, le difficoltà di tantissime famiglie a far quadrare i bilanci, le ingiustizie e la profanazione di vittime della criminalità organizzata e di Stato o la Costituzione vilipesa non trovano posto in quelle manifestazioni di comodo dove è meglio indignarsi per qualcosa che in fin dei conti non disturba chi di dovere. Perfino un funzionario della polizia di Stato invoca la Carta Costituzionale e i principi violati, ma soltanto per il green pass, il resto è ritenuto inesistente o materiale che non scuote i paladini della libertà a senso unico.
Un barlume di speranza arriva, allora, da quelle piazze gremite dei nostri giovani, un segnale che trasmette fiducia e ottimismo per il futuro, dove non trovano posto speculatori e abili manovratori di un sistema duro a morire ma non immortale.