La battaglia politica sulle pensioni degli italiani ha troppe volte influenzato in maniera importante l’esito delle elezioni politiche del nostro Paese. Spesso, sulle tasche dei lavoratori prossimi a lasciare l’impiego svolto per un’intera vita, si sono giocate le partite più importanti di campagne elettorali dal risultato incerto. Chiedere a Silvio Berlusconi per le referenze. L’ex Cavaliere, infatti, nei momenti di difficoltà della sua affermazione, ha sempre attinto a quel grosso bacino di voti che garantisce la fascia più anziana della popolazione dello Stivale.
Non fanno differenza, purtroppo, neppure gli attuali attori della scena istituzionale di casa nostra, con il MoVimento 5 Stelle e la Lega del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che sulla discussione in merito alla riforma vigente – a firma Elsa Fornero – hanno combattuto fasi cruciali del loro personale faccia a faccia con le forze democratiche protagoniste della scorsa legislatura. Nel contratto di governo giallo-verde è prevista, di fatto, l’abrogazione della norma corrente sulle pensioni, tuttavia, forse troppo impegnati nel fomentare una disgustosa guerra tra gli ultimi, Luigi Di Maio e il leader del Carroccio non hanno ancora messo ai voti il provvedimento che verrebbe salutato con entusiasmo anche dai loro più strenui antagonisti della sinistra radicale, che oggi risponde solo al nome di Potere al Popolo.
Della questione pensioni si è tornato a parlare in queste ultime ore, forse strategicamente, al fine di dirottare le ceneri libratesi in aria dopo la condanna ai danni della Lega, volta al recupero dei 49 milioni di fondi pubblici sottratti dal partito nordista, nonché successivamente all’indagine che vede coinvolto proprio Matteo Salvini per il caso del sequestro di persona dei migranti a bordo della nave Diciotti della Marina Militare italiana lo scorso agosto. Sessant’anni d’età e quaranta di contributi previdenziali per lasciare il lavoro: è così formulata l’ipotesi che il Ministro dell’Interno ha spiegato ai giornalisti. Entro il 2021, la cosiddetta quota 100 sarà certamente operativa, mentre già dal prossimo anno l’età pensionabile dovrebbe abbassarsi a quota sessantadue.
Una proposta, quella di Salvini, certamente migliorativa della condizione attuale, tuttavia di difficile attuazione a causa delle risorse finanziarie necessarie a garantirla, soprattutto se a questa seguirà l’applicazione della Flat Tax al 15% e l’affermazione del sussidio di cittadinanza caro ai pentastellati. Dopo gli innumerevoli voltafaccia del governo del cambiamento, e l’ultimo – imperdonabile – dietrofront sulla questione ILVA di Taranto, un ulteriore cambio di programma potrebbe portare la maggioranza a dover rivedere i conti sulle preferenze degli italiani, già disaffezionati al MoVimento di Grillo e compagni.
Nel frattempo, i pensionati dello Stivale hanno, in gran parte, provveduto a migliorare le proprie condizioni di vita da sé. Come? Esattamente alla stessa maniera in cui i popoli dell’Africa centrale quotidianamente cercano di dare una svolta alla propria: espatriando. Sono migliaia, infatti, i nostri connazionali che, da tempo, hanno scelto le calde coste del Portogallo per trascorrere gli anni successivi al lavoro, con un numero sempre crescente di over 65 che prende casa a Lisbona e dintorni, godendo del regime esentasse che regola le pensioni.
Cascais, l’Algarve, Faro, l’incantevole litorale di Caparica sono le città lusitane che hanno visto un incremento della loro popolazione italiana di oltre il 50%, la maggior parte composta da adulti e anziani. Il governo di Lisbona, infatti, offre, per loro e gli altri pensionati d’Europa, agevolazioni prive di tassazione spalmate su un periodo di dieci anni, portando di fatto a zero il prelievo fiscale sugli emolumenti. Un vantaggio, in termini pratici, di diverse centinaia di euro mensili per i cedolini dei nostri nonni.
Per un’Italia che litiga, e guarda soltanto agli interessi di pochi, sempre più abitanti scordano il tricolore per avvolgersi in una nuova bandiera. È così per i giovani, che hanno ormai reso deserte le città del Sud e fatto le fortune dei Paesi che hanno accolto le loro menti brillanti, la loro caparbietà, il loro desiderio di credere alla parola futuro. È così, ora, anche per i loro padri, stanchi, umiliati da una lunga vita al servizio di qualche padrone. Ha ragione Salvini, è ai confini che si consuma il dramma principale dello Stato italiano. Il punto, anche stavolta, è la prospettiva da cui lo si osserva.