Contributo a cura di Emilio Vittozzi
Nacque nel corso di una notte buia, una notte di vento e pioggia, un tenero angioletto che, durante l’intero corso della sua esistenza, si occupò di questioni religiose, politiche, sociali, con quella dolcezza e quell’eleganza che solo i figli celesti sanno adoperare.
Pigy, il nome della creatura, è il personaggio principale delle vignette di Paolo del Vaglio, fumettista italiano classe 1928, scomparso ormai quasi quattro anni fa. Era il 1966 quando il professore – insegnava Lettere e Storia – tenuto sveglio da un’insonnia che gli premeva dentro, disegnò un ovale e un triangolo, sovrapponendoli, dando così vita a quel piccolo angelo alato a cui si aggiunsero presto i “fratelli minori” Tailù, don B., Gabriel, Gerico, Frate Angelico, l’angioletto anonimo (nella parte della “spalla”) e il diavoletto (nella parte del “contraltare”), qualcosa in più di semplici comparse delle sue scenette.
Paolo amava gli umoristi come Peynet, Jacovitti, Craveri e Faccini, ammirava le gesta atletiche del portiere Angelo Franzosi, così come quelle di Giorgio Ghezzi, Lido Vieri, Ivano Bordon e Walter Zenga (una volta gli feci notare che erano tutti estremi difensori che avevano indossato la gloriosa maglia dell’Inter, di cui chi scrive è appassionato tifoso). Ebbi il piacere di presentarlo nel corso delle più varie manifestazioni culturali e il suo grande umorismo si fondeva, con una naturalezza disarmante, allo sport, alla socialità e alla solidarietà. Fu, a riprova della sua grande sportività e intelligenza, graditissimo “ospite d’onore” in iniziative di diversi Inter Club della Campania, tra cui Salerno Marcello Parisi, Napoli dal Vesuvio con Amore, Olveano sul Tusciano, Santa Maria a Vico Antonio Pastore e Nerazzurro Cimitile.
Profondamente religioso, ma non per questo chiuso al progresso e al futuro, partecipò a una manifestazione organizzata dall’Associazione di Sinistra I Portici, al termine della quale, dopo aver riscontrato un forse inatteso successo di pubblico partecipante e di critica, con candore mi domandò se i presenti fossero davvero vicini al partito Sinistra Ecologia e Libertà. Ho parlato in piena libertà.
Le sue vignette senza tempo, forti dei messaggi solidali e sociali di cui si facevano portavoce, impreziosirono le pagine di importanti giornali come Avvenire, Famiglia Cristiana, Jesus, Messaggero di Sant’Antonio, Bollettino Salesiano, fino a RAI3 Campania, per un totale, in sessant’anni, di oltre duecentocinquanta testate.
A questo già straordinario impegno, vanno aggiunti i libri che pubblicò senza mai adoperare una sola vignetta che contenesse una battuta volgare, un doppio senso plateale, un disegno anatomico-caricaturale-sessuologico: Pigy, Nel ½ del cammin…, Il Sesto Evangelio, Diavolo d’un Angelo, L’Ultimo Evangelio, Dev’essere nato Qualcuno…, Jubilemus!, Ti trovo bene!, Sete d’amore.
Ho conosciuto Paolo del Vaglio negli anni Ottanta. Gli strinsi la mano, la prima volta, grazie a un collega marxista-leninista, quindi ateo, a differenza mia e, ovviamente, del vignettista. Pensai a quell’amicizia come alla testimonianza del suo saper guardare in avanti, oltre le barriere degli estremismi, tanto politici quelli del suo interlocutore, quanto religiosi i suoi. Ho avuto, negli anni, il piacere e l’onore di collezionare le sue vignette firmate appositamente per la nascita dei miei figli, per i miei nipoti e di raccontarne la vita in oltre trenta manifestazioni culturali incentrate sul fumetto umoristico e non solo.
Mi è mancato coinvolgerlo nella realizzazione delle clip per Quella sporca dozzina, libro a cui ho partecipato alla stesura accanto alla penna del mio amico Tonino Scala. Il Signore lo chiamò a sé, tra gli angeli che aveva sempre dipinto e ai quali sempre affidò la sua visione del mondo. Se n’è andò in punta di… matita, lasciando una straordinaria raccolta di tavole originali composte durante la sua lunghissima carriera alla Biblioteca della Pontificia Università Salesiana di Roma.
Il suo genio rimarrà, però, come per i grandissimi, immortale. La sua arte unica nel suo genere, brillante del suo umorismo.