La curva del contagio da Covid-19 ha ripreso a salire vertiginosamente. I dati delle ultime settimane sono tutt’altro che rassicuranti e, nonostante i ricoveri e la situazione degli ospedali siano in parte meno preoccupanti di quelli cui abbiamo assistito lo scorso anno, le persone che perdono la vita sono ancora troppe. È chiaro che qualcosa nella gestione della pandemia non sia andato come doveva e, ormai, abbiamo perso qualsiasi barlume di speranza e di fiducia.
Nuovamente, il sistema di tracciamento dei positivi e dei loro contatti è crollato, le ASL territoriali non sono in grado di fornire assistenza a chi ne ha bisogno e sono ben visibili gli effetti dello smantellamento della sanità pubblica portato avanti negli anni. Sempre più persone ricorrono a centri privati per fare un tampone e poter uscire di casa dopo quarantene protratte più a lungo di quanto effettivamente necessario. I costi sono esorbitanti, per quello che in realtà dovrebbe essere un diritto, libero e accessibile a tutti.
Le nuove norme varate pochi giorni fa in fatto di quarantena, green pass e obbligo vaccinale sembrano però sempre più contraddittorie, dettate più da interessi economici e pratici che da reali basi scientifiche. L’introduzione di innumerevoli denominazioni per le certificazioni, di diversificazioni per quanto riguarda i luoghi a cui poter accedere, le continue modifiche dei mesi trascorsi i quali è necessario ripetere la somministrazione della dose vaccinale, confermano la confusione esistente sul tema, confusione su cui, a distanza di due anni dallo scoppio della pandemia, non siamo più in grado di sorvolare, specialmente se si tratta di eventi che erano prevedibili e i cui effetti andavano quindi prevenuti.
Fin dal suo avvio, la campagna vaccinale ha pagato lo scotto di una comunicazione inefficace da parte dei rappresentanti politici: questi sono così distanti dai cittadini che non riescono oramai da tempo a intercettarne gli interessi né a rassicurarli con un’informazione corretta riguardo alle loro paure. L’incompetenza della classe politica è tale che le misure varate sembrano prese ogni volta muovendosi a tentativi, e nella maggior parte dei casi non sono in grado di incentivare realmente alla vaccinazione gli indecisi né di confermare la solidità della scelta di chi ha deciso liberamente di sottoporvisi.
Basti pensare all’obbligo vaccinale introdotto a partire dall’8 gennaio per chiunque abbia 50 anni o li compia entro il 15 giugno, a meno che particolari condizioni di salute attestate da un medico competente impediscano la somministrazione del siero. Tra qualche settimana verranno effettuati i controlli dall’Agenzia delle Entrate, incrociando i dati delle persone residenti in Italia (servendosi del sistema anagrafico territoriale e di quello delle tessere sanitarie) e comminate le sanzioni. Ma – e qui arriva la beffa – si tratterà del pagamento di 100 euro una tantum, una sanzione irrisoria se si considera l’importanza della posta in gioco.
Anche se taluno decidesse di pagare la sanzione, comunque, gli over 50 che non si sottoporranno alla prima dose di vaccino o che non completeranno il ciclo vaccinale in tempo saranno sprovvisti di green pass rafforzato e quindi impossibilitati a recarsi sul posto di lavoro, se non a fronte del pagamento della sanzione – che può arrivare intorno ai 1500 euro – prevista fino a ora per chi era sprovvisto del green pass base (dunque ottenuto anche previo tampone) sul luogo di lavoro.
Molto c’è da dire al riguardo. La scelta di un sistema indiretto per imporre la vaccinazione attraverso lo strumento del green pass nelle sue varie forme ha ottenuto esclusivamente effetti deleteri, stante la mancanza di volontà politica di assumersi tale responsabilità e lasciando quindi passare il messaggio che la vaccinazione non fosse la scelta giusta e che di altro non si trattasse che di un ricatto. Tale obbligo vaccinale per gli over 50 è tardivo e probabilmente non sortirà nessuno degli effetti sperati: una sanzione così irrisoria non scoraggia chi è disposto a pagare cifre ben più onerose sottoponendosi a tamponi ogni quarantotto ore. Ricordiamo inoltre che i convinti no vax italiani hanno già accettato di essere sanzionati con multe molto più salate pur di non somministrare i vaccini ai propri figli, ad esempio quando ciò è stato previsto come obbligatorio per l’ingresso a scuola.
L’obbligo vaccinale, dopo un diffuso dibattito in materia, è stato ritenuto dalla maggioranza degli studiosi compatibile con la Costituzione e in particolare con il suo articolo 32, che se da un lato prevede che nessuno possa essere costretto a trattamenti sanitari, ammette che ciò sia possibile per disposizione di legge. Dunque, con il rispetto di talune condizioni sostanziali e procedurali, è possibile prevedere in maniera diretta la somministrazione del vaccino come obbligatoria. In ogni caso, come già sperimentato nel caso della scuola dell’obbligo, non si può impedire l’accesso agli istituti scolastici, perché altro diritto costituzionalmente garantito, come del resto quello al lavoro e in numerosi altri luoghi, ma possono essere soltanto comminate sanzioni da 100 a 500 euro stabilite dalle aziende sanitarie.
Come sottolineato anche da molti esperti, la disposizione diretta di tale obbligo doveva forse essere prevista per tempo, dato che oramai non sarà in grado di frenare l’ondata di contagi che stiamo vivendo, e disegnata probabilmente in maniera più estesa per ottenere un effetto reale ed evitare anche i problemi pratici cui si va incontro per le confusionarie e innumerevoli situazioni disegnate. Basti immaginare che le ipotesi sono tali che risulta impossibile anche effettuare controlli reali sul rispetto degli obblighi imposti. Così congegnata, dunque, la misura non rappresenterà un reale stimolo alla vaccinazione e alimenterà ancora di più la tossica dimensione di cui si è nutrito il governo fino a ora: non ha fatto altro che decantare il potere salvifico del vaccino per tornare a come era prima, scaricando tutte le responsabilità sui comportamenti individuali.
Oltre al fatto che sarebbe necessario ragionare anche sul come eravamo prima per superarlo del tutto, bisogna sottolineare come nulla sia stato concretizzato in termini di interventi sociali, economici, sulla scuola, i trasporti, nonostante il tessuto sociale e umano attuale sia assolutamente distrutto. Il governo dei migliori non è stato in grado di fare altro che nutrire una terribile lotta tra poveri, una faida tra vaccinati e non vaccinati, come se tutto fosse nelle nostre mani e non ci fosse invece una chiara e innegabile responsabilità politica.
Ma il governo italiano non è l’unico. Basti guardare i dati sulle vaccinazioni: il 44% della popolazione mondiale non è vaccinato poiché i vaccini sono coperti da brevetti, non sono accessibili a tutti e i Paesi ricchi non sono in grado di mantenere quell’impegno che hanno assunto nei confronti di Paesi in cui la percentuale di vaccinati è bassissima. Se c’è una cosa che la pandemia ci ha dimostrato è che tutti siamo indissolubilmente legati, anche se ci troviamo a migliaia di chilometri di distanza, eppure i nostri governanti si occupano dei nostri Stati come se fossero orticelli recintati e impermeabili al mondo esterno. Nessuno è al sicuro, anche se ha avuto la fortuna di nascere dalla parte “buona” del mondo.